domenica 2 aprile 2023

Un film bello: da vedere.


 

Ieri sera ho visto Stranezza d’amuri un film bello e commovente di Beppe Fiorello. Racconta una storia di amore tra due adolescenti maschi in un paese siciliano della zona tra Noto e Siracusa nei primi anni Ottanta quando l’erterosessualità anche delle femmine cominciava a essere un  fatto un poco meno scandaloso di prima, mentre l’omosessualità era ancora maledetta  soprattutto nei piccoli paesi dove uno dei passatempi più diffusi è il pettegolezzo dettato dall’ozio, dall’ignoranza e intriso di malevolenza.

Questi due ragazzi sono persone buone: uno è bravo a scuola, l’altro nel lavoro. Si riconoscono come diversi dagli altri prima di tutto in quanto entrambi  educati e gentili. La gentilezza d’animo li distingue e li fa innamorare l’uno dell’altro. Come accade agli eterosessuali dotati di spirito.

Ma i loro compaesani sono tellurici, a[mousoi cioè privi di esigenze spirituali,  e questi due giovani rari si avvicinano sempre di più l’uno all’altro fino a baciarsi. Una  pettegola li vede mentre lo fanno incautamente e avverte la madre del più benestante. La famiglia accoglie questa notizia con orrore e lo zio, un imprenditore fratello del padre, organizza una spedizione punitiva contro il ragazzo proletario che non ha il padre e viene quasi ammazzato di botte. L’altro ragazzo prima si isola dalla sua numerosa famiglia benestante e “benpensante” poi si riunisce all’innamorato. Tornano a fare il bagno insieme in un avvallamento percorso dal fiume Anapo, che sfocia nel porto grande di Siracusa. Alla fine si sentono due spari. Nella storia vera questi due giovani vennero ammazzati, o fu un omicidio-suicidio, come affermarono le indagini che non hanno mai trovato  un colpevole.

Il film è commovente: tocca il cervello e il cuore per la delicatezza dei sentimenti, degli sguardi e la finezza del comportamento di questi adolescenti.

Diopo la proiezione sono venuti nella sala del cinema Bellinzona il regista, uno dei due ragazzi, Fabrizio Pizzurro, e Fabrizia Sacchi l’attrice che interpreta la madre di questo, Carmela: la magna mater et magistra della grande famiglia.  Brava  anche lei.

Ho aperto la discussione ponendo a Fiorello una domanda che mi è venuta in mente fin dalle prime battute per me in gran parte incomprensibili dato l’idioma molto diverso da quello cui sono abituato.

Sicché dopo avere elogiato il film riconoscendo che ha dato molto alla mia sensibilità estetica e umana e ha stimolato anche il mio pensiero, ho detto al regista che se ci fossero stati i sottotitoli, il suo lavoro mi avrebbe dato ancora di più. Il pathos e il mythos c’erano in pieno ma il logos era dimidiato. Fiorello ha risposto con gentilezza che non era d’accordo. Ne avevano discusso a lungo anche loro, poi avevano deciso così per non togliere niente all’attenzione dovuta all’espressività degli attori. Capisco questo ho replicato, però-mi sono giustificato-io sono logocentrico e sono di Pesaro: non capisco nemmeno il dialetto bolognese. Allora il regista ha risposto con una battuta simpatica: “ ho fatto come Fellini che non metteva le didascalie sotto gli attori quando pronunciano le parole come usa dalle tue parti”.

Il pubblico molto numeroso ha applaudito entrambi. E’ stata una bella serata.

Bologna 2 aprile 2023 ore 17, 12 giovanni ghiselli

p. s.

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