venerdì 7 luglio 2023

R. Musil, L’uomo senza qualità. III, 17. 4. pp.792-795

Le sventagliate dei discorsi ineffettuali e quelle del faro “fra Ancona e Fiume”

 
I sentimenti erano ritornati al loro posto: la sensazione favorita dalla penombra di commettere insieme una piccola infedeltà, sia pure indefinibile e contro nessuno, svanì al lume della lampada accesa da Rachel” 792
 
Da queste parole si vede il determinismo dell’ambiente nei confronti del corteggiamento e delle relazioni in genere, soprattutto quelle amorose.
Voglio operare una contaminatio tra i due corsi che terrò alla Primo Levi da ottobre a marzo
 
Mutatio locorum
 Properzio afferma l'opportunità della ritirata altrove per salvarsi dalla pena amorosa: "Magnum iter ad doctas proficisci cogor Athenas/ut me longa gravi solvat amore via./Crescit enim assidue spectando cura puellae:/ipse alimenta sibi maxima praebet Amor./Omnia sunt temptata mihi, quacumque fugari/ possit; at ex omni me premit ipse deus./…Unum erit auxilium: mutatis Cinthya terris/Quantum oculis, animo tam procul ibit amor./ Nunc agite, o socii, propellite in aequore navem "III, 21, 1-6; 8-10), sono costretto a partire per un grande viaggio verso la dotta Atene perché un lungo tragitto mi liberi da quest'amore opprimente. Cresce infatti continuamente osservandola il tormento della ragazza: Amore si fornisce da solo l'alimento più grande. Le ho tentate tutte, da qualunque parte si potesse mettere in fuga; ma da ogni parte mi opprime lo stesso dio
( …) resterà solo un rimedio: mutato luogo, Cinzia,  quanto dagli occhi tanto lontano andrà Amore dal cuore.  Ora avanti, compagni, spingete nel mare la nave.
 
Ovidio dà un consiglio del genere nei Remedia amoris: “Un aiuto per dimenticare può venire anche da un lungo viaggio senza voltarsi indietro: se l'amore è una guerra sia guerra scitica[1], o partica: "tempora nec numera nec crebro respice Romam,/sed fuge; tutus adhuc Parthus ab hoste fuga est " (vv. 224-225). non contare i giorni e non voltarti spesso a guardare Roma, ma fuggi, ancora il Parto si mette al riparo con la fuga.
 
Ma torniamo a Musil
Ulrich passò agli argomenti pratici per “poter tosto prendere commiato”.
Gli argomenti pratici dunque non sono da intrattenimento tra queste persone speciali, come tra la gente comune.
Ulrich dunque rivela la propria intenzione di lasciare la funzione di segretario. Diotima lo sapeva e cerca di perorare la causa della permanenza dell’amico nell’ufficio. Gli annuncia che Arnheim gli offre uno dei suoi segretari. Ulrich si rifiuta dicendo che l’offerta non è disinteressata.
 Pensa all’interesse del nababbo per i campi di petrolio. Anche Tuzzi a Stumm avrebbero offerto l’ aiuto di un segretario a Ulrich il quale disse:” mi viziano” e pensò che quei tre volevano controllare l’Attività dell’azione parallela
Diotima disse: “Via, caro amico”, poi cambiò argomenti
Disse che l’adulterio è una conclusione troppo grossolana dei contrasti coniugali, del resto è difficilissimo rimanere legati per tutta la vita a un uomo che non si ama”. Mi sembra un incoraggiamento a Ulrich ma lui torna sul dilemma “interessato disinteressato”. Perché le parole di Diotima gli erano sembrate prive di spontaneità. Sicché disse: “L’unico che porta un affetto disinteressato sono io: perché non ho niente da fare e non ho interessi di nessun genere” (p. 793)
Diotima domandò come si accorda il suo affetto per me con l’amicizia con quella signora? Ulrich non capisce e Diotima gli chiarisce che parla di Bonadea,  moglie di un magistrato e amante di Ulrich.
 Gliene ha parlato Arnheim. Segue una menzogna di Ulrich che si sente in dovere di difendere l’onore dell’amante: naturalmente i miei rapporti con quella signora sono irreprensibili” E’ l’eterna ipocrisia della gente di “buona famiglia”
Diotima dice che l’hanno vista entrare due volte in casa sua. Quindi confessa di avere ricevuto Bonadea e rimprovera Ulrich di negarle la sua confidenza. Infine Ulrich sbottò: “quella donna è ninfomane, e questa è un’attrazione per me irresistibile” 794.
Sentì per un momento la distanza tra sé e la vita che aveva accettato di condurre.
Diotima è gelosa ma rimprovera Ulrich per la mancanza di discrezione verso Bonadea.
Ulrich le fa notare: “E’ stata lei a tirarmi!”
Diotima è lusingata dalle confidenze dell’amico ma torna a  rimproverarlo perché non si impone una severa autoeducazione e tratta la partner come un’integrazione di se stesso. Questo succede magari quando ci innamoriamo mentre Urlich non  amava Bonadea. Comunque vuole andarsene e accenna al suo colloquio con Tuzzi che l’avrebbe interrogato sulle possibilità educatrici dell’anima. Diotima si stupisce di questo interesse del marito per l’anima.
 “Certo, vuole imparare cos’è e magari la prossima volta sarò di nuovo indiscreto e le dirò altro”
Dopo questa impertinenza ulrich non si lasciò più intrattenere.
C’è una specie di barriera che impedisce la confidenza e la sincerità. E’ il trionfo dell’ineffettuale.
 Viene in mente il  faro della novella Tonka della raccolta Tre donne di Musil (1924): “Fra Ancona e Fiume (…) c’è un faro che ogni notte spazza il mare come un colpo di ventaglio; una sventagliata, poi nulla, poi di nuovo qualcosa” (p. 98)

Bologna 7 luglio 2023 ore 19, 52 
giovanni ghiselli   

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[1]Nel IV libro delle Storie  Erodoto racconta la fallita spedizione di Dario contro gli Sciti descrivendo i costumi di questo popolo e il loro modo di guerreggiare: facevano terra bruciata e si allontanavano , una strategia  non molto diversa da quella dei Russi descritti da Tolstoj che in Guerra e pace  definisce ancora " piano di guerra scitica" quello "mirante ad attirare Napoleone nelle regioni interne della Russia" (p. 1031).
Una tattica usata dai Russi anche nella seconda Guerra Mondiale.

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