Prendimi l’anima
Faenza
ha detto che Anita B. potrebbe essere
la continuazione di Prendimi l’anima.
Questo
film racconta la storia di Sabina Spielrein, un nomen omen che significa “gioco pulito”. Una giovane, Marie
Spielrein, forse una parente di Sabina, si reca a Mosca per fare ricerche su
questa donna ebrea uccisa dai nazisti invasori a Rostov, nel 1942.
Marie
dice: “Sabina è quello che vorrei essere io: una donna che gioca pulito”.
Sabina
è una ragazza isterica, guarita da Jung del quale poi diviene amante. Questa
giovane crede nell’amore “la forza che muove il mondo”. Ma Jung ha paura di
questa forza e maledice la felicità che ne deriva. In questa fase Jung è
allievo e seguace di Freud e ripete che l’amore è quanto c’è di più prossimo
alla psicosi.
“L’amore
è pazzia”. Del resto l’aveva già scritto Platone, nel Fedro.
Platone assimila la follia religiosa a quella erotica: nel Fedro
ricorda che il tema dell'irrazionalità della passione amorosa è stato
già trattato da Saffo e Anacreonte ed elenca quattro modi di essere fuori di
sé: quello dei profeti come la Pizia
di Delfi, quello dei fondatori di religione, quello dei poeti, e quello degli
innamorati.
C'è da notare che maivnomai, "sono pazzo", maniva, "follia" e mavnti" , “profeta”, hanno la radice
comune man(t) -/mhn-.
Platone sostiene che
agli uomini i beni più grandi derivano da una mania data dagli dèi ( Fedro, 244a): infatti la profetessa di
Delfi, quella di Dodona e la Sibilla
procurano benefici agli uomini quando si trovano in stato di mania, mentre in
stato di senno non ne procurano alcuno. Infatti gli antichi che hanno coniato i
nomi hanno chiamato manikhv la più
bella delle arti che prevede il futuro. Sono stati i moderni, ajpeirokavlw~, con ignoranza del bello,
che mettendoci dentro una tau, mantikh;n ejkavlesan
(244c), l’hanno chiamata mantica.
Jung vuole conservare la sua rispettabilità di marito
borghese e dice: “Non possiamo creare uno scandalo…qualche volta bisogna essere
spregevole per sopravvivere”.
Sabina si sposa con un altro siccome voleva vivere d’amore,
non morirne. Poi torna in Russia, nella Russia sovietica del 1920 dove fa la
direttrice di un asilo infantile.
A Mosca cercavano il paradiso in terra e lei ci credeva.
La sua regola educativa principale era offrire ai bambini la
massima libertà e stimolare la creatività. Se si insegna la libertà a un
bambino sin dall’infanzia, forse diventa un uomo veramente libero.
Ma Stalin è un dittatore mentalmente disturbato, è un pazzo,
e fa chiudere l’asilo. Quindi proibisce la psicoanalisi.
Sabina cita Majakoskij che si suicidò nel 1930 “anche se mi
ucciderete, anche se mi seppellirete, io risorgerò ancora!”
Questa donna, malgrado tutto, ha fiducia nel futuro: “se non
potessi sognare, che senso avrebbe la mia vita?”
E Pasternak: “quando non riesci a leggere nell’anima di
qualcuno, cerca di andare via, poi ritorna!”
Il testamento di Sabina: Voglio che il mio corpo venga
cremato e che le mie ceneri siano sparse sotto una quercia su cui sia scritto
“Anche io sono stata un essere umano”.
Viene in mente “so di
essere uomo”, la battuta umanistica di Teseo che nell’Edipo a Colono di Sofocle dice al vecchio parricida e incestuoso il
motivo per cui lo aiuta.
Faenza dedica il film alla memoria di una donna eccezionale
e a coloro che hanno voluto renderle giustizia.
Un messaggio di ottimismo è presente anche nel film Jona che visse nella balena che è addirittura in gran
parte ambientato in un campo di concentramento. “Se uno può venire fuori dal
ventre della balena-dice il padre al bambino-non bisogna mai avere paura”. E la
madre gli dice: “tu devi guardare il cielo, ricordati sempre di guardare il
cielo e di non odiare mai nessuno”.
I genitori muoiono ma Jona sopravvive a affronta la vita con
un sorriso pieno di coraggio.
Il mondo dei personaggi
di Faenza prima o poi diventa
luminoso e pieno di colori: in un altro film di Roberto Faenza, Alla luce del sole don Pino Puglisi, il
prete ucciso dalla mafia, dice: “I sogni colorano il mondo”. Gli autori bravi
hanno uno stile proprio, una coerenza stilistica e pure tematica.
Nel
film L’amante perduto è la morte di
un figlio piccolo che getta una coppia nel disordine mentale e nella confusione
sentimentale. Saranno due adolescenti, la ragazzina ebrea borghese, il
ragazzino arabo proletario, a restaurare, con il loro amore, la chiarezza, la
bellezza e la bontà dei sentimenti. Anche nello spettatore.
Alla fine del film, l’adulto ebreo che in un primo momento
si è sdegnato per l’amore dei due adolescenti, “siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i
piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura
("to; ou\n ajntipravssein
ajllhvloi" para; fuvsin" Ricordi
, II, 1).
deve chiedere aiuto
all’adolescente arabo sorpreso a letto con la figlia. L’uomo non è in grado di
riparare da solo l’automobile rotta e capisce che noi esseri umani, come
scrisse Marco Aurelio
Nel film Il caso
dell’infedele Klara il tema è quello
della gelosia “il mostro dagli occhi verdi che si fa beffe del cibo di cui si
nutre” come si legge nell’Otello di
Shakespeare[1].
Un giovane geloso si reca da un investigatore il quale mostra la verità ai suoi
clienti, poi li aiuta a sopportarla. Gli uomini vanitosi spesso preferiscono
non vedere la verità piuttosto che rimanerne acciecati. Tutti indossano scarpe
e tutti meritano amore ma il 90% mente perché si vergogna.
In AnitaB. c’è chi
si vergogna delle persecuzioni subite.
I traditi non dovrebbero
poiché non è colpa nostra se qualcuno ci tradisce.
Comunque la fedeltà è l’eccezione
Il film è ambientato a Praga. Il detective sa che una
ragazza ha in media sei partner sessuali prima dei 18 anni.
Vittima può essere perfino chi tradisce e lo fa perché è
infelice e vuole avere un attimo di felicità in questo triste mondo.
Inoltre: puoi amare una persona e desiderarne un’altra.
Una qualità rara e molto amabile è la gentilezza
L’investigatore ha un rapporto aperto, flessibile con una
moglie che ha un’amante fisso e le dice: “se tu sei felice, io sono felice”.
Ma alla fine si innamora di una sua collaboratrice, Denis,
che gli aveva detto; “se tu sei felice, io sono felice, è una stronzata”.
Nella vita è necessario anche fare delle scelte.
Un altro film, Silvio
for ever, è fatto in collaborazione con Filippo Macelloni.
Berlusconi si è
fatto costruire un mausoleo. Viene in mente Trimalcione che recita da vivo la
parte del morto in una simulazione del proprio funerale. Il gigante
dell’intrapresa privata ha incaricato il
lapidarius Abinna di costruirgli un Mausoleo, ossia un Trimalcioneo.
il marmista partecipa alla cena accompagnato dalla moglie
Scintilla.
Girano anche battute funerarie.
Il liberto Seleuco, ispirato da un funerale cui ha assistito, fa:" heu, eheu. utres inflati ambulamus. minoris
quam muscae sumus, <muscae> tamen aliquam virtutem[2]
habent, nos non pluris sumus quam bullae[3]" (42, 4), ahi ahi, giriamo come otri
gonfiati. siamo meno delle mosche; le mosche almeno qualche capacità ce
l'hanno, noi non siamo più che bolle.
Nerone organizzò funerali sontuosi per l’usuraio
Cercopiteco Panero, feneratorem locupletatum arricchito da lui stesso
(Sv., Nero, 30, 6).
Berlusconi accompagna Montanelli giù per gli
scalini del Mausoleo- Berlusconeo e mostra un sarcofago egizio che sarà la sua
tomba. Poi gli fa vedere il cerchio dell'amicizia dove ci sono 32 loculi
illuminati da torce oblique perennemente accese. Berlusconi fa da guida e
spiega: qui dormirò io, qui Dellutri, qui Previti, qui Emilio Fede, qui Fedele
Confalonieri. Poi offre un loculo a Montanelli che risponde: "Domine, non sum dignus!".
Ma l'anfitrione non se ne duole. "Ogni
mattina- dice- mi guardo allo specchio e mi ripeto 'mi piaccio!' tre volte.
"Se uno piace a se stesso, piacerà anche agli altri". Ai suoi seguaci
dice: "Ci attaccano come tori inferociti, ma qui c'è un torero che non ha
paura di niente e di nessuno. Fate i toreri anche voi". La folla applaude questo messia del denaro e canta:
"Presidente, siamo con te! Meno male che Silvio c'è!".
Il vangelo secondo Silvio non è finito qui:
"Amo vivere, amo gli altri; degli altri amo soprattutto le belle donne,
come tutti gli Italiani che si rispettano…Sono una persona giocosa, piena di
vita, amo la vita, amo le donne". Se amasse anche se stesso forse non le
pagherebbe le donne.
giovanni ghiselli
Concludo
riportando questo scritto di Roberto Faenza
Lettera
aperta ai più giovani
Cari
giovani amici,
il 16 gennaio è uscito al cinema un mio film in punta di
piedi senza grande pubblicità. Si chiama Anita B. e racconta di una ragazza che esce da Auschwitz. So per
esperienza che al solo sentire questo nome la stragrande maggioranza delle
persone volta le spalle, pensando a una storia piena di orrore.
Non è così, perché il film presenta una
novità: non parla della Shoah ma del dopo, un periodo quasi mai trattato dal
cinema. Anita viene liberata e va incontro alla vita piena di gioia e di
candore.
Il guaio è che il mondo che la accoglie,
di certe cose non vuol proprio sentire. Un po’ come il nostro quando imita gli
struzzi. Così quando Anita vuole parlare di quello che ha vissuto, tutti le
dicono “dai un calcio al passato, dimentica”. E così facendo, seppelliscono se
stessi insieme alla memoria.
Ma il “ricordare”, che poi significa
“sapere”, ha ancora importanza ai nostri giorni? Certe volte sembrerebbe di no,
per esempio quando in un quiz televisivo tre concorrenti collocano la salita al
potere di Hitler addirittura nel dopoguerra.
La stragrande maggior parte di voi per
fortuna non è così. E non lo è neppure Anita, che non vuole dimenticare. La sua
rabbia è verso i portatori di oblio. La ascolta solo un bambino di un anno, che
non può capire.
Jean Améry, compagno di Primo Levi nel
lager, ha scritto che Dio ha dato agli uomini la dimenticanza. “Un angelo è
incaricato di insegnare al bambino affinché non dimentichi nulla e un altro
angelo è incaricato di battergli sulla bocca perché dimentichi ciò che ha
imparato”.
Vorrei che voi cari giovani amici
credeste al mio consiglio. Lasciate per un giorno il mondo degli spettacoli
irreali, popolati da superuomini, mostri, vampiri ed effetti speciali e venite
a incontrare Anita.
Seguendo
la sua avventura e anche la sua storia d’amore burrascosa, vi confronterete con
un’anima della vostra stessa età. Può insegnare che se esci dall’inferno e non
ti perdi, dopo non avrai più paura di nulla.
Conto
sul vostro ascolto. Un saluto e un abbraccio.
Roberto Faenza
[1] III, 3.
[2] La virtus delle mosche sembra
anticipare il cavallo geniale che "matura in Ulrich la convinzione
di essere un uomo senza qualità".
Il protagonista del romanzo di Musil "Con meravigliosa acutezza
vedeva in sé-ad eccezione del saper guadagnare denaro, che non gli
occorreva-tutte le capacità e qualità che il suo tempo apprezzava di più, ma
aveva perduto la capacità di applicarle; e poiché in fin dei conti, se ormai
anche i giocatori di calcio e i cavalli hanno genio, soltanto l'uso che se ne
fa può ancora salvarne il carattere particolare, decise di prendersi un anno di
vacanza dalla vita per cercare un uso appropriato delle sue capacità" R.
Musil, L'uomo senza qualità , pp. 42-43.
[3] Le bullae fanno
pensare alla vanitas della vita. Così
la ricorda il Coro di morti nello studio di Federico Ruysch:"Che
fummo?/Che fu quel punto acerbo/Che di vita ebbe nome?" G. Leopardi, Dialogo
di Federico Ruysch e delle sue mummie.
Io devo dire che mentre "Prendimi l'anima" non mi piacque granché, Anita B. invece mi è piaciuto molto, la tensione resta sempre alta, l'attrice è estremamente espressiva, la storia bella ed esemplare
RispondiEliminaMaddalena
aggiungo: bella la lettera di Faenza, l'ho diffusa!
RispondiEliminaMaddalena