La gita
scolastica a Bagno Vignoni. Avere qualcosa soltanto per sé non basta.Perché
dalla putredine rinasca la vita[1]. L'attentato al guitto dai capelli tinti. Il biglietto
confortante.
Il 30 marzo andai
nel senese in gita scolastica con la mia quarta ginnasio. Osservavo gli
allievi con occhio sano, cioé senza volere nulla in cambio della simpatia che
provavo per loro. Quando fummo entrati in un convento, un vecchio frate mi
venne vicino e mi parlò sottovoce: disse che detestava prima di tutti i
confratelli, poi i Toscani in generale, e infine tutta l'umanità. Ne parlava
con odio convinto.
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"Haud proinde in crimine incendii quam odio humani generis convicti sunt."[2]
Appena il maledicente si fu allontanato, si avvicinò un secondo religioso
per consigliarmi di non dare importanza
a quanto aveva detto l'altro: era noto come "fra' pazzo".
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Pernottammo in un
albergo isolato in mezzo alla campagna fiorita e affumicata da un vapore
caldo che emanava da una vasca termale. Lo strano posto si chiama Bagno
Vignoni. Sembrava una notte afosa di estate matura. Prima di cena i ragazzini
correvano intorno alla piscina fumosa sparendo e riapparendo con lieto rumore
tra le nuvole nate dall'acqua.
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Pensavo:
"Sono felici di stare insieme poiché hanno qualcosa da dire e da fare in
comune: giocare, studiare, contrapporsi agli adulti. In questi ultimi anni è
venuta meno una vita politica e culturale. Quando avranno finito il liceo,
ciascuno rimarrà solo se allora, nel 1985, non ci sarà stato un rinnovamento
in Italia. Si cercheranno un partner per riprodursi, e, dopo la laurea, intorno al 1990, un impiego, una
casa, e altre cose accessorie. Ma avere qualcosa soltanto per sé non può dare
gioia. La vita apolitica, egoista invece che impiegata per il bene comune,
non è pienamente umana e non è felice. L'impolitico, diceva Pericle, noi lo
consideriamo non tranquillo ma inutile[3]
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Finito il liceo
Mamiani di Pesaro, io quasi morivo, siccome non sapevo adattarmi a un vivere
senza bellezza, generosità, eroismo. Non sopportavo la prospettiva miserrima
di vivacchiare soltanto per intascare uno stipendio, per
spenderlo e per riprodurmi.
Sono stato aiutato
dal movimento del ’68, poi dai miei
educatori, gli auctores qui spesso
citati che mi hanno autorizzato a diventare me stesso. Se non fossi riuscito
a calarmi, come un attore, nelle storie grandi e meravigliose degli scrittori
maestri e amici, sarei imputridito.
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La scuola nella gestione dei più è un'istituzione di
tedio e di morte spirituale. Vuole allevare impiegati utili all’eterno
perpetuarsi dei luoghi comuni. La maggior parte dei professori si annoia,
riempie di tedio i ragazzi e mortifica le loro anime. Per me insegnare è interessare, ravvivare, educare.
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In una fase della mia vita ho trovato più interessante il mio dolore tragico
che lo studio mnemonico. Ho indagato me stesso[4],
e ho sofferto fino a non poterne più di soffrire, fino a volere studiare per
gli alunni migliori i paradigmi e i manuali sì, ma in vista della bellezza di
Omero e degli altri accrescitori di vita i quali mi hanno illuminato la
strada. Fino a questa splendidissima donna, e, presto spero, al romanzo
che mi farà chiamare maestro dai buoni. Per vivere intensamente in mezzo agli
uomini bisognerebbe avere uno scopo comune con loro. Così andava nell'Atene
di Eschilo, così a Bologna, a Roma, a Praga, a Parigi, a Pechino nel
'68". Questo pensavo.
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Verso le nove
telefonai due volte a Ifigenia. La prima non si sentiva niente; la seconda mi
diede l'angoscia.
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Dissi: "Oggi
mi sei mancata tanto".
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"Anche tu mi
sei mancato questa mattina".
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"Ho
capito" feci e la salutai. Pensavo: "Ha detto ‘questa mattina’.
Vuol dire che non le sono mancato nel pomeriggio, quando ha visto
Gennaro". Sapevo che era stata a lezione di danza.
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Uscii
dall'albergo, pieno di pena. Sembrava di sentire i grilli e le rane cantare
nella campagna fiorita. Invece era lo stridere delle garrule tubature e il
gorgoglìo della superficie bollente. Le fanciulle camminavano, i ragazzini si
rincorrevano intorno all'acqua dal fiato fumoso. Feci il giro anche io, più
volte, aspettando presagi. L'aria di Marzo era calda e appiccicosa come
quella di luglio in una città della pianura padana o della puszta ungherese.
Mi aspettavo che i fiori durante la notte divenissero frutti maturi, poi marci,
che cadessero a terra con tutte le foglie, quindi dalla putredine si
rigenerasse la vita, in un volgersi vorticoso delle stagioni, in una ridda
frenetica.
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Tornato in albergo,
sentii dire che avevano sparato al guitto divenuto presidente degli U.S.A. L'avevano
solo ferito. "Sarà stato un sicario pagato da un potentato economico e finanziario
cui la farsa dell'istrione dai capelli tinti non giova. Se la mia compagna
capisse qualcosa di politica, potremmo parlarne. Ma quella pensa soltanto a
se stessa. E io penso troppo a lei". Andai a letto accompagnato da
questi pensieri, senza conforto.
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Passai male anche
il secondo giorno di gita. Osservavo la vasca che vomitava sempre fumo
rovente. Sulla superficie acquorea sbocciavano, si gonfiavano, si rompevano,
poi si riformavano, gorgogliando, a miriadi, le bolle d'aria, come nell'anima
mia i pensieri vani. Pochi giorni prima
Ifigenia mi aveva detto: "Abbiamo davanti una nebbia che ci
oscura il mondo".
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La sera, appena
arrivato a Bologna, le telefonai. Disse che le ero mancato tanto e che per
sentirsi meno lontana da me era stata a casa nostra dove aveva lasciato un
messaggio. Corsi subito a
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leggerlo. Diceva:
"31/3/81. Gianni, ti amo sempre
di più e non vedo l'ora di rivederti per poterti baciare e parlare. Ti adoro,
tua Ifigenia. Se non ci sentiamo prima, ti auguro una buona notte
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e sogni felici ".
Ne trassi qualche
conforto.
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giovanni ghiselli
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[1] Cfr. Antifonte sofista hj shpedw;;n e[mbio~ gevnoito (I libro della Verità)
[2] Tacito, Annales, XV, 44: vennero ritenuti colpevoli non tanto del
crimine dell'incendio
quanto di odio per l'umanità. Si riferisce ai Cristiani condannati dal regime di
Nerone dopo l'incendio di Roma del 64 d. C.
[3] Cfr. Tucidide, Storie,
II, 40.
[4] Cfr. Eraclito ejdizhsavmhn
ejmewutovn,
fr. 126 Diano
forse stiamo tutti diventando impolitici e inutili.se passa la riforma elettorale di R. di sicuro i tuoi ex alunni(compresa me ) sono cittadini inutili.ma siamo ancora cittadini?basta politica,non mi fa bene. Preferisco l'amore e continuo a leggere....ciao. Giovanna
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