terza parte del Percorso sull’amore nei classici
L'Antigone di Sofocle (vv. 635-638 e 907-921).
Antigone e la moglie di Intaferne (Erodoto,
III 118-119 ).
L'ambiguità del linguaggio drammatico e la
difficoltà di capirsi.
Sofocle e Pirandello.
Le nozze e la maternità negate.
Il letto nuziale come contro parte alla
tomba.
L'umanesimo di Antigone come condivisione
di amore (v. 523). Anche per insegnare è necessario l'amore.
Il matrimonio talora mette in conflitto i
figli con i genitori.
L'impossibilità di sposarsi può dipendere da
un legame troppo forte, forse patologico, con la famiglia d'origine.
Nell'Antigone di Sofocle,
Emone, quando ancora cerca di evitare la rottura con il padre, il tiranno
Creonte che ha condannato a morte la sua promessa sposa, gli dice:
"Padre, sono tuo, e tu con le tue buone
ragioni/mi dai direttive che certamente io seguirò/Infatti da me nessun
matrimonio sarà stimato/più grande da conseguire di te che sei una buona guida"
(vv. 635-638).
il matrimonio è un grande travaglio che
ostacola le altre relazioni e addirittura gli affetti tra i consanguinei,
comunque una gara dura per gli esseri umani:"mevga"
ga;r ajgw;n gavmo" ajnqrwvpwn",
sostiene Antifonte sofista[1].
"Il problema del matrimonio è che finisce
tutte le notti dopo che si è fatto l'amore, e bisogna tornare a ricostruirlo
tutte le mattine prima della colazione" sostiene il dottor Urbino, "il
marito" di un romanzo di Màrquez[2]
sul quale torneremo.
L'Antigone di Sofocle
afferma con insistenza la forza dei vincoli di sangue, tanto che G. Steiner
suggerisce di commentare il primo verso della tragedia "O capo davvero fraterno
di Ismene, sangue mio", con i "capitoli dedicati a Ulrich e ad Agathe nell'Uomo
senza qualità. ...In entrambi i testi, le voci della consanguineità
emergono dalle incertezze consolatrici della notte e, allo stesso tempo, cercano
di ritornarvi"[3].
Ecco, ad esempio, alcune frasi del romanzo di
Musil sul forte sentimento della fratellanza provato dal
protagonista:"egli si trovava senza dubbio nella propria pelle ma tuttavia si
sentiva attratto fuori di se stesso come se gli venisse assegnato un secondo
corpo molto più bello. Perciò quando si fu raddrizzato disse alla
sorella:-Adesso ho capito chi sei tu: sei il mio amor proprio!-La frase
suonava strana, ma descriveva bene ciò che Ulrich sentiva.-Un vero amor proprio
come lo posseggono gli altri mi è sempre mancato, in un certo senso, -egli
spiegò.-E adesso mi pare evidente che, per errore o per destino, era
personificato in te! - aggiunse senz'altro"[4].
Sofocle, sostiene Hauser, "fin da
principio sacrifica l'idea dello stato popolare democratico agli ideali
dell'etica nobiliare; e, nella lotta fra il diritto familiare privato e il
potere assoluto ed egualitario dello Stato, parteggia risolutamente per
l'idea tribale"[5].
Ma la famiglia della ragazza di Sofocle è solo quella di origine, quella del
passato. Ella non vuole vivere un futuro con Emone.
I versi più citati per identificare questa
scelta sono quelli (904-915) nei quali la ragazza si rivolge al fratello morto e
onorato con la sepoltura nonostante i divieti del tiranno. Vediamoli insieme con
altri attraverso i quali Antigone dichiara la propria rinuncia alla vita per
amore dei suoi morti.
Greco (vv.
891-921)
" O tomba, o talamo (numfeĩon),
o dimora/scavata nella terra che mi custodirà per sempre, dove vado/dai miei
cari, un grandissimo numero dei quali/morti, Persefone ha preso tra i
morti/tra i quali ultima io e di gran lunga nel più cattivo dei modi/discendo,
prima che sia giunta al termine la mia porzione di vita/ Però, arrivata tra
voi, nutro (trevfw 897) con forza
tra le mie speranze/quella che giungerò cara (fivlh,
898) al padre e gradita (prosfilhvς,
898) a te,/madre, e cara (fivlh,
899) a te, capo fraterno/ Poiché di mia mano io vi lavai/quando siete caduti e
vi composi (kajkovsmhsa, 901) e vi
offrii/le libagioni funebri; e ora, Polinice, per avere/coperto il tuo
corpo, ricevo tali ricompense/ Eppure
io ti ho reso onore giustamente secondo chi ha senno./Mai infatti se avessi
avuto natura di madre di figli/né se fosse andato in putrefazione il mio sposo
morto,/mi sarei caricata di questa penosa fatica contro la volontà dei cittadini/
In forza di quale principio (tivnoς
novmou, 908) dico questo?/ Lo sposo, morto uno, ce ne sarebbe
stato un altro (a[lloς,
909) per me,/e un figlio, da un altro uomo (ajp
j a[llou fwtovς, 910),
se avessi perduto questo,/ma siccome il padre e la madre sono racchiusi
nell'Ade,/non c'è fratello che possa sbocciare mai più/.Secondo
tale norma (novmw/, 914)
certo, io ho onorato sopra tutti te,/e a Creonte sembrai errare in questo/e
osare spaventosi delitti, o capo fraterno./ Ed ora mi trascina dopo avermi
afferrata con le mani/priva di talamo, di imeneo, senza che abbia
ricevuto/destino di nozze di qualsiasi sorta, né di allattamento di figli,/ma
così deserta di amici io la sventurata/scendo viva nelle fosse dei morti/Per
avere trasgredito quale legge degli dei? " .
numfei'on:
(891) con il sottinteso dw'ma
significa letteralmente "stanza della sposa" (nuvmfh)
ed è, con amara ironia, il luogo dove stanno conducendo la ragazza a morire.
Ella raggiunge i morti con qualche rimpianto per la vita cui ha rinunciato.
Antigone si sente l'ultima (loisqiva)
dei Labdacidi. Similmente il quindicenne Hanno Buddenbrook di T. Mann
pose una riga sotto il suo nome nell'albero genealogico della famiglia, e quando
il padre, il senatore Thomas, lo sgridò chiedendogli la ragione di tale
monelleria, "il ragazzo, ritraendosi e portando una mano alla guancia,
balbettò:"Credevo....credevo...non dovesse seguire altro"[6].
Con il verbo "nutro" (trevfw, 897)
Antigone che ha rinunciato ai figli, rivela, forse senza volere, di avere
deviato verso i morti l'istinto della nutrice (trofeuv"
) che la femmina sente sempre molto fortemente. I termini carichi di forza
affettiva (fivlh (898)...prosfilhv"
(898)...fivlh (899) indicano che tutti i sentimenti buoni della
fanciulla sono interni alla cerchia dei consanguinei defunti.
Secondo E. Fromm non riuscire a staccarsi dal proprio sangue è una forma
di dismisura e di pazzia. Egli definisce matura la persona che "si è
liberata delle figure esteriori del padre e della madre e li ha ricreati in se
stessa"[7].
Infatti:" Rimanendo legato alla natura, alla madre o al padre, l'uomo
riesce quindi a sentirsi a suo agio nel mondo[8],
ma, per la sua sicurezza, paga un prezzo altissimo, quello della
sottomissione e della dipendenza, nonché il blocco del pieno sviluppo della
sua ragione e della sua capacità di amare. Egli resta un fanciullo mentre
vorrebbe diventare un adulto"[9].
-kajkovsmhsa (901) è crasi di
kai; ejkovsmhsa, aoristo di
kosmevw. Antigone vuole ripristinare il cosmo turbato da Creonte.
Il kovsmo" dei morti è l' onore
funebre, mentre il loro cavo" è lo
sconciamento cui il tiranno ha condannato il cadavere di Polinice. In
fondo anche questo dramma, come tanta parte della letteratura greca rappresenta
lo scontro tra Caos e Cosmo. Il corpo umano quando è bello e si trova nel
fiore della giovinezza presenta un riflesso della divinità e Antigone,
cosmizzando il cadavere, cerca di restituire al fratello un ultimo baluginìo di
quella luce.
Alcuni critici considerano i versi dal 905 al 912, o addirittura al 928,
aggiunti, magari dallo stesso Sofocle, in risposta all'Alcesti di
Euripide dove la moglie dà la vita per il marito.
"Molti studiosi moderni, incoraggiati da un estemporaneo giudizio di Goethe,
hanno cercato di togliere ad Antigone quello strano ragionamento, dichiarando
spuri quei versi e rimuovendoli, in tutto o in parte, dal contesto.
Pagherei qualche cosa-diceva Goethe in una conversazione del 28 marzo 1827
riferita da Eckermann-, se un valente filologo ci dimostrasse che è
interpolato e non genuino. Dopoché l'eroina, nel corso del dramma, ha esposto
magnificamente le ragioni del suo atto e mostrato tutta la nobiltà della sua
purissima anima, quando poi va alla morte, esce in un motivo assolutamente
infelice e che quasi rade il comico. Ciò che ha fatto per il fratello, ella
dice, non l'avrebbe fatto se fosse stata madre, per i figlioli morti, non
l'avrebbe fatto per il marito morto...Questo è il nudo senso almeno di questo
luogo, che, in bocca all'eroina che va alla morte, distrugge il sentimento
tragico, e mi sembra molto ricercato, e mi sa persino di calcolo dialettico.
Come dicevo, avrei bisogno che un buon filologo ci dimostrasse che quel passo è
spurio" (Colloqui con Eckermann , trad. di Eugenio Donadoni, II, pp.
203-204).
Però già Aristotele conosce quei versi (Retorica 1417a32-33); e comunque
il caso, analogo, dell'Edipo a Colono
[10] dovrebbe scoraggiare
quei tentativi"[11].
Questi sono versi non solo sofoclei ma anche del tutto ortodossi nella loro
vicinanza a un episodio di Erodoto. Lo storiografo di Alicarnasso, con il
quale il drammaturgo ha diversi punti in comune[12],
racconta (III 118-119 ) che la moglie del
nobile persiano Intaferne, potendo salvare uno solo dei suoi congiunti
imprigionati dal re Dario, scelse il fratello.
Il monarca allora le domandò per quale ragione avesse abbandonato il marito e i
figli, ed ella rispose che di marito e figli poteva averne altri ma, essendole
morti i genitori, un altro fatello non poteva nascere in nessun modo (ajdelfeo;"
aj;n a[llo" oujdeni; trovpw/ gevnoito,
III, 119, 6).
Questo significa l'importanza che i due
autori danno ai rapporti di sangue, un rilievo che si può ulteriormente
evidenziare confrontando la scelta di queste donne sororali con quella di alcuni
personaggi di Euripide, come Medea che uccide il fratello
Apsirto per amore di Giasone, o Admeto il quale, per compiacere Alcesti
morente, le promette: porterò il lutto vedovile "stugw'n
me;n hJv m& e[tikten, ejcqaivrwn d& ejmo;n-patevra"(vv.338-339),
detestando quella che mi partoriva e odiando mio padre.
-novmou
(v. 908 e
novmw/
914):
il principio generale è quello per cui il carattere della propria
stirpe secondo alcuni è talmente speciale che nessuno esterno a questa potrà
esserci così vicino e congeniale come i nostri consanguinei.
Infatti i Faraoni e i successivi Tolomei si sposavano tra fratelli.
a[llo"…a[llou
(909-910): se si vuole avere un
figlio, un uomo vale un altro in questa concezione per la quale sono importanti
solo i rapporti tra i consanguinei.
Locus similis troviamo nel Macbeth,
quando la moglie di Macduff dopo avere esecrato lo sposo fuggito dice al
figlio:"I can buy me twenty at any market " (IV, 2), posso
comprarmene venti ad ogni mercato.
toiw'/'de…novmw/
: (Antigone 913 e 914
secondo tale legge Antigone ha particolarmente onorato il fratello)
La parola novmo" in questa
tragedia segnala più di altre l'ambiguità dell'affabulazione drammatica e la
conflittualità dei caratteri di Antigone e Creonte.
"In bocca ai diversi personaggi, le stesse parole acquistano significati
differenti od opposti, perché il loro valore semantico non è lo stesso nella
lingua religiosa, giuridica, politica, comune. Così , per Antigone,
novmo" designa il contrario di ciò
che Creonte, nelle circostanze in cui è posto, chiama anche lui
novmo". Per la fanciulla il termine
significa "norma religiosa"; per Creonte, "editto promulgato dal capo dello
Stato"[13].
Altrettanta ambiguità e impossibilità di intendersi viene teorizzata da
Pirandello nei Sei personaggi in cerca d'autore ( parte prima)
quando il padre dice:"Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti un
mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci,
signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come
sono andate dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col
senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro! Crediamo
d'intenderci; non ci intendiamo mai!".
Luogo simile si trova nell'ultimo romanzo dell'Agrigentino, Uno, nessuno e
centomila
[14]: "il guajo è
che voi, caro, non saprete mai, né io vi potrò mai comunicare come si traduca in
me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi
la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le
parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro,
nel dirmele; e io nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio.
Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto" (p. 39).
Luogo simile si trova nell'ultimo romanzo dell'Agrigentino, Uno, nessuno e
centomila
[15]: "il guajo è
che voi, caro, non saprete mai, né io vi potrò mai comunicare come si traduca in
me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi
la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le
parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro,
nel dirmele; e io nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio.
Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto" (p. 39).
Il v. 915 si chiude, con l'invocazione al capo fraterno, come il v. 899.
"Gli interlocutori reali di Antigone sono i suoi morti[16],
suo padre, sua madre (si noti al v. 898 l'improvviso scatto alla seconda persona
e all'appello diretto), suo fratello Eteocle, e ovviamente, con particolare
insistenza, suo fratello Polinice "[17].-
a[gei me
(916, mi trascina): il soggetto può essere una guardia di Creonte, o
Creonte stesso, o addirittura la morte o un suo inserviente dal quale la ragazza
si sente afferrata come l'Alcesti di Euripide da Caronte che le
grida:"Tiv mevllei"; /ejpeivgou:
su; kateivrgei"" (vv. 255-256), Perché indugi? affrettati: tu mi fai
perdere tempo.
-a[lektron: formato da
aj- privativo e
levktron, "letto";
ajnumevnaion da
ajnavv
e
uJmevnaio"
(v. 917) privo di canto
nuziale già usato al v. 876, sono termini con i quali Antigone compiange il suo
destino di moglie e madre mancata.
"Antigone muore vergine cioè non appagata nella sua identità sessuale, nella
teleologia implicita del suo essere. Più e più volte, nel suo tormento e nei
suoi lamenti, Antigone insiste su questa immaturità crudele, su ciò che le
impedirà di essere sposa e madre, le due condizioni supreme dell'esistenza di
donna. I versi 915 e seguenti sono quasi insopportabili per la precisione con
cui esprimono il dolore: Antigone piange non solo l'annientamento della sua
giovane vita, ma l'annientamento dentro di sé di quelle altre vite future che
solo una donna può generare. Se nelle simmetrie della condizione mortale esiste
una controparte alla tomba, questa è rappresentata dal letto nuziale e dal
letto puerperale (così spesso uniti nelle immagini e nelle metafore). Nel
quarto stasimo c'è uno strano, sovversivo accenno di consolazione. Il coro
ricorda i crimini commessi dalle madri contro figli o contro figliastri. La
maternità non è di per sè garanzia di amore e felicità"[18].
Il coro ricorda che Idonea, seconda moglie di Fineo, accecò i due figli nati
dalla prima moglie Cleopatra che inflisse loro un
ajrato;n e{lkoς
(v. 972) un’esecranda piaga.
L'inferno, afferma giustamente lo Stariez Zossima non è altro che "la
sofferenza di non poter più amare"[19].
Il verso forse più noto ed emblematico dell'Antigone di Sofocle è il
523:" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n
e[fun", certamente non sono nata per condividere l'odio ma l'amore.
Concludo la terza stazione di questo Calvario con due schede che mutuo dal mio
commento all'intera tragedia di Sofocle[20].
Amore e umanesimo
Legge naturale e personale dunque per Antigone è l'inclinazione ad amare, mentre il bando di Creonte è un editto di odio. La fuvsi" di Antigone non riconosce come naturale il khvrugma di Creonte. Tra i sofisti, oltre Antifonte, Ippia di Elide denuncia la discrepanza tra leggi della natura e leggi scritte dagli uomini che sanciscono differenze innaturali.
Amore e umanesimo
Legge naturale e personale dunque per Antigone è l'inclinazione ad amare, mentre il bando di Creonte è un editto di odio. La fuvsi" di Antigone non riconosce come naturale il khvrugma di Creonte. Tra i sofisti, oltre Antifonte, Ippia di Elide denuncia la discrepanza tra leggi della natura e leggi scritte dagli uomini che sanciscono differenze innaturali.
Nel
Protagora di Platone, Ippia afferma:"
to; ga;r oJvmoion tw'/ oJmoivw/ fuvsei
suggenev" ejstin, oJ de; novmo" tuvranno" wj;n tw'n ajnqrwvpwn polla; para; th;
fuvsin biavzetai" (337d), infatti il simile è parente del simile per
natura, mentre la legge, essendo tiranna degli uomini, in molti casi commette
violenze contro natura.
La
legge naturale dell'amore è così forte che la sente anche la parte buona di
Edipo "tiranno":" ajll& eij povlin thvnd j
ejxevsws j, ouj moi mevlei" (Edipo re , v. 443), ma se ho salvato
questa città, non mi importa.
In queste espressioni gli eroi sofoclei sono "le macchie luminose" cui Nietzsche
li assimila nella Nascita della tragedia
[21].
“macchie luminose per sanare l’occhio offeso dall’orrenda notte” (p. 64) E’ la
notte del caos
Il
figlio di Laio nell'Edipo re va in rovina poiché non comprende in
tempo che deve anteporre le norme divine a quelle umane ma alcuni versi
preludono alla trasfigurazione di Colono. "Edipo sta su un piano più alto
di Creonte; e tuttavia precipita rovinosamente, perché anch'egli tenta di
vivere in base al criterio secondo cui l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose"[22].
Sul
significato di "amore" (Antigone, 523) , sentiamo ancora V. Ehrenberg:"Dobbiamo
intendere il termine "amore" senza le posteriori implicanze erotiche o
cristiane-come e[rw" o come
ajgavph-, bensì concepirlo puramente
come filiva,- ed infatti tale è
la sua designazione in questo passo-, qualora intendiamo captare una delle
componenti che agiscono in seno alle leggi non scritte di Antigone. L'amore come
filiva, come opposto rispetto
all'"odio" o all'"inimicizia" (in greco designati con il medesimo termine), è un
vincolo umano che forse appare più vicino all'amicizia che all'amore; esso
costituisce il vincolo che unisce gli uomini ed è uno dei fondamenti su cui
poggiava la società greca"[23].
Sull'amore umanistico, sull'amore per l'umanità e per la vita, ha scritto parole
sante E. Fromm:"In realtà, esiste soltanto l'atto di amare ; e
amare è un'attività produttiva, che implica l'occuparsi dell'altro,
conoscere, rispondere, accettare, godere, si tratti di una persona, di un
albero, di un dipinto, di un'idea. Significa portare la vita, significa
aumentare la vitalità dell'altro, persona od oggetto che sia. E' dunque un
processo di autorinnovamento, di autoincremento"[24].
In
un altro libro lo psicoanalista sostiene che "Antigone rappresenta l'umanità
e l'amore; Creonte, il despota totalitario, l'idolatria dello stato e
l'ubbidienza"[25].
Inoltre:"Esiste un umanesimo greco, al quale dobbiamo opere come l'Antigone
di Sofocle, una delle più alte tragedie ispirate a quest'atteggiamento; in essa,
Antigone rappresenta l'umanesimo e Creonte le leggi disumane che sono opera
dell'uomo"[26].
Un'altra espressione di umanesimo è quella che il vecchio Sofocle
attribuisce a
Teseo nell'Edipo a Colono
: "e[xoid& ajnh;r w[n"(v.567),
so di essere un uomo. E' la
coscienza della propria umanità senza la quale ogni atto violento è possibile.
Il sapere di essere uomo che cosa comporta? Significa incontrare una creatura
mezza distrutta come è Edipo vecchio, provarne pietà, incoraggiarla
ponendo domande::"kaiv s& oijktivsa"-qevlw
jperevsqai, duvsmor j Oijdivpou, tivna-povlew" ejpevsth" prostroph;n ejmou' t j
e[cwn", vv. 556-558, e sentendo compassione, voglio domandarti, infelice
Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei fermato qui.
Poi significa ascoltare e comprendere con simpatia poiché siamo tutti effimeri,
sottoposti al dolore e destinati alla morte. Mettersi nei panni dell’altro.
"Anche io-dice il re di Atene al mendicante cieco-sono stato allevato fuggiasco
come te" (vv.562-563)."Dunque so di essere uomo (e[xoid
j ajnh;r w[n) e che del domani nulla appartiene più a me che a te" (vv.
567-568).
Comprendere dunque comporta un processo di identificazione:"Se vedo un
bambino in lacrime, cerco di comprenderlo non misurando il tasso di salinità
delle sue lacrime, ma rievocando in me i miei sconforti infantili,
identificandolo in me e identificandomi in lui. La comprensione, sempre
inter-soggettiva, richiede apertura e generosità"[27].
Ascoltare è parte essenziale di questo umanesimo, ascoltare e farsi
ascoltare:"Se avrai davanti a te gente cattiva che non vorrà ascoltarti,
prosternati davanti ad essa e chiedile perdono, poiché, in verità, anche tu
sei colpevole se non vogliono ascoltarti. E se non puoi farti ascoltare
dagli uomini ostili, taci e servili con umiltà, senza mai perdere la speranza"[28].
Anche questa dello stariez Zossima è una dichiarazione di quella
filanqrwpiva che si diffuse in età
ellenistica e partorì l'humanitas latina.
Una simile dichiarazione di umanesimo, quale interesse per l'uomo e
disponibilità ad ascoltarlo, leggiamo nel più famoso verso di Terenzio: "Homo sum: humani nil a me alienum puto "[29].
"Il primo peccato mortale, ora credo, è il tradimento della cortesia. Il venir
meno dell'ascolto"[30].
Anche Oblomov di Gončarov nega valore all'intelligenza che non
comprende l'umanità:"Voi credete che il pensiero possa fare a meno del cuore.
No, il pensiero è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto
per sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma non
lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo in
cui trattereste voi stessi"(p.53).
Aggiungo che l'amore è necessario anche per essere bravi educatori.
L'insegnamento, sostiene Morin, deve ridiventare una missione.
L'insegnante deve essere capace di trasmettere:"La trasmissione richiede
certamente competenza, ma richiede anche, oltre a una tecnica, un'arte.
Essa richiede ciò che nessun manuale spiega, ma che Platone aveva già
indicato come condizione indispensabile di ogni insegnamento: l'eros, che è
allo stesso tempo desiderio, piacere e amore, desiderio e piacere di
trasmettere amore per la conoscenza e amore per gli allievi. L'eros permette
di tenere a bada il piacere legato al potere, a vantaggio del piacere legato
al dono…Là dove non c'è amore, non ci sono che problemi di carriera, di
retribuzione, di noia per l'insegnamento. La missione suppone evidentemente la
fede, in questo caso la fede nella cultura e nelle possibilità della mente
umana"[31].
[1]
Intorno alla Concordia fr. 49 Untersteiner.
[2] L'amore ai tempi del colera, p. 222.
[3] Le Antigoni , p. 240.
[4]
R. Musil, L'uomo senza qualità , p. 871.
[5]
A. Hauser, Storia sociale dell'arte, vol.
I, p. 122.
[6] T. Mann, I Buddenbrook ,
p. 335.
[7]
E. Fromm, L'arte d'amare , p. 61.
[8]
Non certo nel caso di Antigone, o di Aiace, che comunque
fondano l'identità sull'imitazione della figura paterna.
[9]
E. Fromm, La rivoluzione della speranza , p. 80.
[10]
"Altrettanto voluto è, nell'Edipo a Colono , il
riferimento ad una notizia erodotea sull'Egitto (II, 25). Essa è fornita
inaspettatamente da Edipo nel biasimo che rivolge ai figli che lo hanno
abbandonato mentre le figlie lo hanno seguito nella sventura: La loro
natura e il loro modo di vita è in tutto simile a quello degli Egizi! Lì
i maschi stanno in casa a tessere, e le loro donne vanno sempre fuori a
procurare il necessario per vivere (Edipo a Colono , vv.
337-341)". L. Canfora, Storia Della Letteratura Greca , p. 151).
[11]
L. Canfora, Storia Della Letteratura Greca , p.
152.
[12] In primis la venerazione dell'oracolo
delfico e il rifiuto della tirannide.
[13]J. P. Vernant, Ambiguità e rovesciamento in
Mito e tragedia nell'antica Grecia , pp. 89-90.
[14] Pubblicato a puntate sul settimanale "La fiera
letteraria" nel 1926.
[15] Pubblicato a puntate sul settimanale "La fiera
letteraria" nel 1926.
[16]
Su questo giuste considerazioni si leggono in Reinhardt,
Sophokles , p. 91.
[17]
V. Di Benedetto, Sofocle , p. 32.
[18]
G. Steiner, Le Antigoni , p. 270.
[19] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , p.
405.
[20] Loffredo, Napoli, 2001.
[21]
Capitolo IX.
[22]
V. Ehrenbeg, Sofocle e Pericle , p. 107.
[23]
Op. cit., p. 50.
[24] Avere o essere? , p. 69.
[25] Amore, sessualità e matriarcato , p. 21.
[26] La disobbedienza e altri saggi , p. 63.
[27] E. Morin, op. cit., p.96.
[28] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , p.
403.
[29] Heautontimorumenos ,77.
[30] F. Frasnedi, op. cit., p. 55.
[31] La testa ben fatta , p. 106.
Ciao a tutti il mio nome è George Stephine da Stati Uniti, voglio usare questo tempo meraviglioso mia per apprezzare e raccontare al mondo ciò DR Ovia di droviasolutioncenter@gmail.com hanno fatto per me, ero in un rapporto di tre anni felici con il mio compagno poche settimane per il nostro matrimonio mi ha lasciato e se ne andò dopo l'altra donna che non è mai venuto di nuovo a me, ho pianto tutto il giorno in cerca di aiuto ho contattato tanti magia mago ma nessun risultato così ho perso la speranza di riaverlo. Così un giorno, mentre stavo su internet quando mi sono imbattuto in una testimonianza su come DR Ovia aiutato qualcuno per ottenere il suo amante indietro, quindi ero confuso e paura di contattarlo perché avevo paura di essere truffati di nuovo, ma in seguito, a causa di il modo in cui mi mancava il mio compagno, ho deciso che gli ha dato una prova e alla mia grande sorpresa, ha effettivamente aiutato e farlo funzionare per me e in sole 24 ore, come mi ha detto, il mio compagno che è stato così a lungo mi ha mandato e il testo scuse e addirittura mi ha chiamato. Sono così felice di avere il mio compagno torna alla mia auto ancora grazie ancora una volta DR Ovia per avermi aiutato a portare indietro il mio partner. se si passa attraverso lo stesso problema o qualsiasi tipo di situazione a tutti e pensate che ogni speranza è persa mio caro prova DR Ovia e credo che può anche farlo per voi. Contatta DR Ovia oggi sulla sua e-mail: droviasolutioncenter@gmail.com ma si può anche contattarlo attraverso il suo sito web su
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