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Didone, Enea, e altre coppie di amanti tragici. L'amore come guerra, ferita,
follia e morte
Introduzione
Questo
studio presenta la storia di Enea e Didone insieme con quelle di
altri amanti feriti dal loro stesso amore. I testi fanno parte
principalmente della poesia classica latina al cui vertice si trova
Virgilio quale poeta centrale non solo delle letterature antiche ma
di tutta la civiltà letteraria europea.
Questo
percorso contiene diverse situazioni topiche tanto nell'arte quanto
nell'esperienza umana: per questo si è certi che susciterà un forte
interesse sia negli studenti sia negli insegnanti.
L'aspetto
contenutistico, di forte richiamo emotivo, consente altresì di
educare i giovani, attraverso "lo bello stilo" di Virgilio,
a un uso preciso ed elegante della parola, in necessario contrasto
con quella poltiglia paratattica, meccanica, ossessiva, la quale sta
provocando una vera e propria entropia linguistica che impedisce la
comunicazione e la comunione umana. L'odio per le parole infatti,
presto o tardi, diviene odio pure per gli uomini. Il bello è
difficile, ma, quando viene bandito, l'animo umano ne sente una
nostalgia acuta. Gli autori presenti e vivi in questo libro sono dei
classici in quanto ci hanno lasciato pagine esemplari che creano
meraviglia, suscitano domande e riflessioni, suggeriscono pensieri, e
in definitiva accrescono la nostra vita intessendola con quelle
splendidamente immaginate da loro.
Al
precedente lavoro su Medea e le abbandonate affianco questo su Didone
e su altre donne della letteratura ferite a morte per amore. Questa
volta privilegio il latino che costituisce l'altra parte di quella
"corrente sanguigna" della quale vive la letteratura
europea: "e come un solo, non già due distinti sistemi di
circolazione; giacché è attraverso Roma che possiamo ritrovare la
nostra parentela con la Grecia"1.
Per quanto riguarda la mia metodologia rimando all'introduzione del
volume precedente; per l'importanza capitale del latino e la
necessità della sua sopravvivenza cito alcune parole di
Schopenhauer:"
L'uomo
che non
conosce il latino
somiglia a colui che si trova in un bel posto, mentre il tempo è
nebbioso: il suo orizzonte è assai limitato; egli vede con chiarezza
solamente quello che gli sta vicino, alcuni passi più in là tutto
diventa indistinto. Invece l'orizzonte del latinista si stende assai
lontano, attraverso i secoli più recenti, il Medioevo e
l'antichità.-Il greco o addirittura il sanscrito allargano
certamente ancor più l'orizzonte.-Chi non conosce affatto il latino,
appartiene al volgo,
anche se fosse un grande virtuoso nel campo dell'elettricità e
avesse nel crogiuolo il radicale dell'acido di spato di fluoro"2.
Il
latino verrà presentato e reso interessante attraverso il tema
amoroso, con i suoi aspetti topici e le parole chiave del sermo
amatorius (servitium amoris, domina,
urit, ardor, vulnus, ulcus, sagitta)
usate dagli auctores
più accrescitivi nei testi più significativi.
Questo
percorso attraversa diverse epoche e molti autori, greci, latini e
dell'Europa moderna, tra i quali è centrale Virgilio con la sua
poesia che raccoglie gran parte delle correnti spirituali del mondo
classico anticipando non pochi aspetti della cultura europea moderna.
Sentiamo ancora T. S. Eliot:" fra i grandi poeti greci e romani,
credo che andiamo massimamente debitori del nostro ideale di
classicità a Virgilio…La speciale natura della sua comprensività
è dovuta alla posizione, unica nella nostra storia, dell'Impero
romano e della lingua latina: una posizione che può dirsi conforme
al suo fato. Questo senso del fato prende coscienza di sé
nell'Eneide.
Lo stesso Enea è, dal principio alla fine, una creatura del fato:
un uomo che non è un avventuriero o un intrigante, un vagabondo o un
arrivista; un uomo che compie il proprio destino non per forza o per
decreto arbitrario-né certamente per brama di gloria - ma
sottomettendo la propria volontà a un potere più alto…e dal punto
di vista umano non è uno che sia felice o abbia successo. Ma è il
simbolo di Roma, e quello che è Enea per Roma, l'antica Roma è per
l'Europa. Così Virgilio si conquista la "centralità" del
classico supremo; è lui il centro della civiltà europea, in una
posizione che nessun altro poeta può condividere o usurpare"3.
Eliot è uno dei più convinti laudatores
moderni del poeta mantovano, ed è un suo allievo ortodosso: in fondo
il metodo mitico4
è praticato già da Virgilio, quando, come vedremo, attraverso
Didone l'autore dell'Eneide
ripropone Medea, sia quella di Euripide, sia quella di Apollonio
Rodio.
Non
mancano d'altra parte gli obtrectatores
di cui anche devo dare conto per mettere a disposizione dello
studente una critica contrastiva dentro la quale gli sia possibile
fare una scelta autonoma attraverso un giudizio personale. Faccio
intanto un esempio riferendo la stroncatura nauseata di Huysmans: il
protagonista di Controcorrente,
Des Esseintes, dà giudizi dissacratòri su alcuni classici
usualmente celebrati come sommi e ribalta le valutazioni canoniche,
al punto che il giovane può magari trovare autorizzata la sua
antipatia per questo o quell'altro autore universalmente consacrato
dalla critica scolastica.
"Virgilio…gli
appariva non solo uno dei più esosi pedanti, ma anche uno dei più
sinistri rompiscatole che l'antichità abbia mai prodotto. I suoi
pastori, usciti pur mo' dal bagno e azzimati di tutto punto, che si
scaricano a vicenda sul capo filastrocche di versi sentenziosi e
gelati; il suo Orfeo ch'egli paragona a un usignolo in lacrime5;
il suo Aristeo che piagnucola per delle api; il suo Enea, questo
personaggio indeciso e ondeggiante che si muove come un'ombra cinese,
con mosse da marionetta".
Virgilio
avrebbe per giunta compiuto "impudenti plagi6
di cui fan le spese Omero, Teocrito, Ennio, Lucrezio"; la
metrica sarebbe stata "tolta in prestito alla perfezionata
officina di Catullo". In conclusione: "quella miseria
dell'epiteto omerico che torna ogni momento e non dice nulla, non
evoca nulla; tutto quell'indigente vocabolario sordo e piatto, lo
mettevano alla tortura"7.
Questo
lavoro non raccomanda ortodossie né condanna le eresie.
Eventualmente segnala con scarsa simpatia i luoghi comuni non
autorizzati dalla ragione, contrari alla giustizia, ignari della
bellezza.
Talora
il bianco e il nero possono coesistere in una logica aperta al
contrasto.
Robert Graves nel suo pamphlet
antivirgiliano8
presenta l'autore dell'Eneide
" come l'antipoeta per eccellenza, seguace di Apollo (non di
Dioniso) nel costruire un poema come gioco di alta matematica
letteraria e politica"9.
Non
è detto però che la matematica, quella alta in particolare, sia in
contrasto con la poesia: E.Pound10
ha scoperto il correlativo oggettivo scrivendo:"Poetry
is a sort of inspired mathematics, which gives us equations, not for
abstract figures, triangles, spheres, and the like, but equations for
the human emotions "11,
la poesia è una specie di matematica ispirata che ci dà equazioni
non per figure astratte, triangoli, sfere, e simili, ma equazioni per
le emozioni umane.
Nemmeno
Pound d'altra parte si trova tra i laudatores,
anzi: "negli anni più crudi del primo conflitto mondiale il
canone di Pound escludeva seccamente Virgilio epico, e questi sono
appunto gli anni del primo incontro con Eliot e del sodalizio con
Yeats (traducendo rinuncio alle sfumature dialettali del testo
inglese):"L'abisso che esiste fra Omero e Virgilio, fra Ulisse
ed Enea, può venire illustrato in termini profani da uno degli
aneddoti preferiti di Yeats12.
Un semplice marinaio si mette in mente di studiare latino; si rivolge
a un maestro e questi lo avvia all'Eneide.
Dopo molte lezioni, il maestro fa una domanda riguardante l'eroe del
poema. Il marinaio dice:"Quale eroe?" E il maestro:"Ma
come? Enea, maturalmente, l'eroe". E il marinaio;"Cosa, un
eroe? Lui un eroe? Diavolo, credevo che fosse un prete" (E.
Pound, ABC of Reading, London 1961, p. 44)"13.
All'interno
del nostro percorso incontreremo alcune altre valutazioni negative
della figura di Enea, insieme con diverse positive.
La
critica però va letta dopo i testi14
dei quali presento un'ampia scelta. Dei tanti libri
menzionati ho scelto, tradotto e commentato alcuni brani che
rappresentano i momenti epifanici dell'opera dell'autore e, quindi,
sono divenuti topici nella cultura europea.
Gli
auctores
più numerosi sono i Latini ( Virgilio, Catullo, Orazio, Tibullo,
Properzio e Ovidio e altri "minori") ma non mancano i loro
maestri Greci ( soprattutto Omero, i tragediografi, gli storiografi e
gli alessandrini) e gli allievi moderni degli uni e degli altri. I
classici che ho scelto sono scrittori che hanno parlato di noi15
e, anche se non basteranno da soli a risolvere i nostri problemi,
potranno aiutarci prima a capirli, quindi ad affrontarli.
Bibliografia
M.
Barchiesi, I moderni alla ricerca di
Enea, Roma, Bulzoni, 1981.
T. S. Eliot, Che cos'è
un classico? , 1944. In
T. S. Eliot, Opere,
trad. it. Bompiani, Milano, 1986,
p. 975.
J.
K. Huysmans, Controcorrente,
trad. it. Garzanti, Milano, 1975.
R.
Musil, L'uomo senza qualità
, trad. it. Einaudi, Torino, 1972
A.
Schopenhauer, Parerga e paralipomena,
, trad. it. Adelphi, Milano, 1983,
Tomo
II, p. 772.
Dionigi
(a cura di) Di
fronte ai classici,
Rizzoli, Milano, 2002.
Giovanni Ghiselli
----------------------------------------------------------------------------
1
T. S. Eliot, Che
cos'è un classico? ,
1944. In T. S. Eliot, Opere,
p. 975.
4
In una famosa recensione all'Ulisse
di Joyce (Ulysse,
Order and Myth
, "The Dial", nov. 1923.)
T. S. Eliot
definiva il metodo mitico, in opposizione a quello narrativo, come
il modo di controllare, di dare una forma e un significato
all'immenso panorama di futilità e anarchia che è la storia
contemporanea. "Instead
of narrative method, we may now use the mythical method
", invece del metodo narrativo possiamo ora avvalerci del
metodo mitico.
Alla fine di The
Waste Land La
terra desolata,
del 1922., Eliot afferma:"These
fragments I have shored against my ruins"
(v. 430), con questi frammenti ho puntellato le mie rovine
5
Cfr. Georgica
IV: "qualis populeā maerens
philomēla sub umbra/amissos queritur fetus… "
( vv. 511-512), quale l'usignolo addolorato, sotto l'ombra del
pioppo, lamenta le creature perdute.
6Robert
Musil (1880-1942)
attraverso il suo protagonista
Ulrich, il quale gioca sempre al ribasso, parla ironicamente di una
"catena di plagi" (L'uomo
senza qualità
, p. 270.) che lega le grandi
figure del mondo artistico l'una all'altra.
11The
Spirit of Romance ,
Londra, 1910, p. 5.
12
1865-1939.
14
Volvendi enim sunt libri,
(Cicerone, Brutus,
298) i libri dobbiamo leggerli veramente, per non finire travolti
dall'onda qualunquistica del didattichese applicabile nello stesso
modo a qualsiasi materia.
L'idea che il pio Enea sia un prete si adatta perfettamente alla politica italiana che è sempre stata asservita alla chiesa e ai suoi interessi, fino a mutare la lettura di fatti storici comprovati .Didone d'altronde preferisce la morte all'abbandono o , forse, alla vergogna di aver sopravalutato il suo amante,tanto che incontrandolo di là finge di non riconoscerlo.Quanto piacciono le storie d'amore con tragico finale! Che bello questo saggio,grazie Gianni. Giovanna Tocco
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