Il vaccino. Renzi. Napolitano. La pena di
morte. Vespa vaccinato durante la sua trasmissione
A
proposito di risparmio sulle pensioni: come mai l'infermiera killer
dell’ospedale di Lugo è stata lasciata libera di ammazzare decine di pazienti vecchi per ben due anni?
Un
pensionato che finisce in certi ospedali è seriamente a rischio.
Da un
paio di giorni non si parla più del vaccino killer. Gli sciacalli stanno
distraendo l'attenzione con altre storie
orribili.
il
vaccino Killer ammazza ancora, ma quel luminare della Lorenzin giura: "l'influenza
ne uccide di più". Le automobili, il cancro pure, aggiungo. Dunque
vaccinatevi spensieratamente: il vaccino infatti è un killer buono: fa pochi
morti, e vecchi pensionati per giunta. L'influenza è assai più cattiva. La
guerra poi!
Ma la guerra la fanno i droni che dopo tutto ammazza gente
inutile, anzi dannosa secondo la propaganda.
I nostri presunti governanti quando si incontrano con i
gestori del capitale e della finanza
tirano giù la lingua e scodinzolano.
Caro Renzi, figliolo, monello, vero è che sei pio e casto
come Enea, o come i boyscout di una volta, io però ti preferirei libidinoso, lussurioso e
dissoluto fino al libertinaggio estremo, ma più capace di concretezza. Il potere che
hai tu non è potenza. Se lo fosse, chiacchiereresti di meno e faresti di più.
Il prossimo
Presidente della Repubblica dovrebbe ereditare tutte le virtù davvero olimpiche di Napolitano cui
suggerisco comunque di non vaccinarsi.
La pena di morte in vigore negli Stati assassini è una
macchia per l’intera umanità. Il sangue di un uomo solo, o di una donna, uccisi
da un loro simile è un crimine troppo grave per tutti i secoli e per tutta la
terra.
Vespa che
si fa pungere in tv e iniettare non sappiamo che cosa, non è una nemesi,
ma il segno evidente del fatto che il vaccino è un business colossale, dai
lucri smisurati.
E' anche una questione di potere. Ad alcuni
evidentemente quel farmaco non ha fatto bene, ma chi lo produce
“deve” continuare a venderlo, secondo la logica mostruosa del Capitale.
A proposito di farmaci, Elena, nel IV canto dell'Odissea getta
nel vino un fármakon appunto, quale antidoto al
dolore, all'ira, e oblio di tutti i mali (vv. 220-221).
L'aveva preso in Egitto la cui terra produce fármaka, molti dei quali buoni (esthlá) e,
misti con quelli, molti cattivi (kaká) (v. 230).
giovanni ghiselli
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