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Erodoto
Il discorso tripolitico del dibattito costituzionale ( Storie, III, 80 ss.) forse deriva dalle
Antilogie di Protagora che parte da
premesse relativistiche ma non fu anarchico: venne chiamato a preparare le
leggi per la città di Turi alla cui fondazione partecipò Erodoto. Nelle Antilogie si trovano i dissoi; lovgoi.
Questi di Erodoto sono
trissoiv.
Erodoto scrive che vennero pronunciati alcuni discorsi
incredibili per alcuni Greci: lovgoi
a[pistoi me;n ejnivoisi JEllhvnwn (III, 80, 1).
In VI, 43, 3, Erodoto racconta che nella primavera del 492
Mardonio, genero di Dario depose tutti i tiranni degli Ioni e istituì governi
democratici. Lo dico per quanti non accettano che Otane abbia esposto ai sette[1]
Persiani il parere che era necessario che i Persiani venissero retti a
democrazia (wJ~ creo;n ei[h dhmokratevesqai
Pevrsa~).
Secondo Diodoro (X, 25) questo provvedimento di Mardonio
sarebbe stato suggerito da Ecateo come mezzo di pacificazione.
Dunque questi lovgoi
a[pistoi vennero effettivamente pronunciati da Otane, Megabizo e Dario,
tre nobili persiani possibili successori di Cambise .
Erodoto scrive che dopo la
magofoniva, la strage che aveva soppresso i Magi, a partire dal Mago
Medo senza orecchi[2]
il falso Smerdi, il quale si spacciava per Smerdi figlio di Ciro, i Sette[3]
nobili persiani che si erano ribellati all’ usurpazione, tennero un consiglio
dove vennero pronunciati alcuni discorsi incredibili per alcuni Greci: lovgoi a[pistoi me;n ejnivoisi JEllhvnwn (III,
80, 1). Tuttavia questi discorsi furono pronunciati.
Otane disse che non è cosa piacevole né buona (ou[te ga;r hJdu; ou[te ajgaqovn, 80, 2)
che uno di loro sette diventasse re.
La magofoniva
aveva soppresso il falso Smerdi e altri magi.
Il vero Smerdi lo aveva ucciso Pressaspe per ordine di suo
fratello Cambise che aveva fatto un sogno ingannevole. Smerdi era stato
ammazzato da Pressaspe che poi si era ucciso. Cambise era morto dopo essersi
ferito, involontariamente, da solo.
-Avete visto l’ybris
di Cambise- continua Otane- poi quella del Mago.
Nel racconto precedente di Erodoto, Cambise era un pazzo che
fece uccidere suo fratello Smerdi da Pressaspe cui aveva ammazzato il figlio.
Non solo: " pantach'/ w\n moi dh'lav ejsti o{ti ejmavnh
megavlw" oJ Kambuvsh""( III 38) da ogni punto di vista
dunque per me è evidente che molto matto era Cambise; altrimenti non si sarebbe
messo a schernire religioni e costumi. Questo despota “lunatico” arrivava
perfino a bruciare le immagini dei santuari (III, 37, 3).
Educazione e Politica sono associate: Cambise e Smerdi
ricevettero una trofh;n gunaikeivan,
una cura di donne da parte di femmine appena arrivate al potere e di eunuchi e
crebbero in questo tipo di allevamento licenzioso trofh̃/ ajnepiplhvktw/
(ejpiplhvssw, colpisco, punisco).
Sicché ereditarono il regno trufh̃ς mestoi; kai; ajnepiplhxivaς, gonfi di
lussuria e di sregolatezza (Platone Leggi,
695a)
Al monarca-continua Otane- è lecito (e[xesti) fare quello che vuole senza renderne conto (ajneuquvnw[4]
poievein ta; bouvletai III, 80, 3)
Nell’Antigone di
Sofocle, Creonte domanda al figlio: “ouj
ga;r tou` kratou`nto~ hJ povli~ nomivzetai; (v. 738), la città non è di
fatto considerata di quello che la domina?
Emone risponde: “kalw`~
ejrhvmh~ g’ a[n su; gh`~ a[rcoi~ movno~” (739), pensa che bello se
comandassi da solo su una terra deserta!
Tra l’altro la città comandata da un capo malato, da un
despota claudicante, si ammala: “th`~ sh`~
ejk freno;~ nosei` povli~” (Antigone
1015), dice Tiresia a Creone.
Tebe è la città malata, l’anticittà nelle tragedie greche.
Nell’Edipo re è alta la frequenza della parola povli~.
Nel secondo emistichi del v. 130 dell’Edipo
re, il protagonista la commisera ripetutamente: w\ povli~, w\ poli~”.
Lo stesso fa Diceopoli negli Acarnesi di Aristofane commiserando Atene tormentata dalla guerra:
“w\ povli~ povli~” (26)
Aristofane nelle Vespe
fa dire a Filocleone che i giudici parziali dell’Eliea non dovevano rendere
conto del male che facevano.
(ajnupeuvqunoi drw̃men, 587).
Anzi, davanti ai giudici dell’Eliea se la fanno sotto i
ricchi e i potenti ( ejgkecovdasiv[5]
m j oiJ ploutoũnteς (627).
Schifacleone viene accusato di aspirare alla tirannide dal
padre.
Il giovane ribatte che per loro tutto è tirannide e congiura.
La tirannide è assai più a buon mercato del pesce salato (pollw̃/
toũ tarivcouς ejstin ajxiwtevra , 491) tanto che il suo
nome gira per tutta la piazza (w{ste kai;
dh; tou[nomj aujth̃ς ejn ajgorã/ kulivndetai, 492)
Se uno che va a comprare il pesce chiede scorfani (ojrfwvς) e non vuole sardelle (membravdaς, 493), quello che vende
sardelle dice: “quest’uomo ha l’aria di fare provviste per la tirannide” 495)
Se uno chiede della cipolla (ghvteion)
per condire le alici, l’ortolana lo guarda di traverso e fa: “ di’ un po’:
chiedi della cipolla per la tirannide?
Il secondo servo dice che il giorno prima una puttana gli
aveva chiesto se voleva ristabilire la tirannide di Ippia dopo che lui le aveva
chiesto di cavalcarlo. La città dunque è piena di delatori e Bdelicleone non
vuole che il padre si alzi all’alba per frequentare sicofanti e tribunali.
Nei Persiani di
Eschilo, Serse conduce uomini privi di libertà e non deve rendere conto dei
propri atti, nemmeno degli insuccessi.
Il grande re pur se sconfitto, non è tenuto a rendere conto
alla città " oujc uJpeuvquno" povlei" (v. 213), come
lo è uno stratego eletto dal popolo.
Eschilo contrappone al potere assoluto il sistema
democratico di Atene quando la regina madre Atossa domanda ai vecchi dignitari chi
sia il pastore e il padrone dell'esercito greco. Allora il corifeo risponde: “ou[tino" dou'loi kevklhntai fwto;" oujd
j uJphvkooi" (v. 242), di nessun uomo sono chiamati servi né
sudditi.
Essere cittadino, polivthς,
dunque, e avere un ruolo direttivo, significa renderne conto alla povliς.
Otane dunque dice che al monarca viene l’u{briς
dai beni presenti, mentre l’invidia gli è connaturata dall’origine: fqovnoς
de; ajrch̃qen ejmfuvetai ajnqrwvpw/ (Erodoto, III, 80, 3)
Il re
ha ogni malvagità (e[cei pãsan kakovthta, 80,
4) che compie per arroganza e invidia
Cfr. la storia di Trasibulo di Mileto, Periandro di Corinto e Policrate di Samo. Periandro dopo la lezione di Trasibulo: “pãsan kakovthta ejxevfane ejς tou;ς polivtaς (V; 92, h).
Periandro secondo Diogene Laerzio praticava anche l’incesto
con la madre Crateia (Vite dei filosofi,
I, 7). Cfr. Labda la nonna zoppa di Periandr,, Labdaco il nonno di Edipo, Edipo
stesso e la zoppia del tiranno.
Cfr. anche Tarquinio il Superbo in Tito Livio.
La prima caratteristica del despota, lo abbiamo visto, è l'insofferenza dell'opposizione.
La
mania della distruzione delle intelligenze fa parte dalla mente autocratica: sappiamo
da Erodoto che la scuola dei tiranni insegna a uccidere gli oppositori in
generale, e prima di tutti chiunque dia segni di intelligenza e indipendenza. Periandro di Corinto, quando era
ancora tiranno apprendista e la sua malvagità non si era scatenata, accolse il
suggerimento di Trasibulo di Mileto
il quale: “oiJ
uJpetivqeto..tou;" uJperovcou" tw'n ajstw'n foneuvein", gli
consigliava di mettere a morte i cittadini che si distinguevano ( Storie
, V, 92 h) . Il despota
esperto aveva dato il consiglio criminale in maniera simbolica: mostrandosi a
un araldo, mandato da Corinto a domandargli come si potesse governare la città
nella maniera più sicura e bella, mentre recideva le spighe più alte di un
campo di grano. Periandro comprese e allora rivelò tutta la sua malvagità
(" ejnqau'ta
dh; pa'san kakovthta ejxevfaine").
Su
questa linea si trova anche Platone il quale chiama in causa Omero che ha
rappresentato Tantalo, Sisifo e Tizio "ejn jAidou to;n ajei; crovnon timwroumevnou""(
Repubblica, 525e), puniti nell'Ade per sempre: questi erano appunto re e
dinasti; mentre Tersite, e chiunque altro sia stato malvagio da privato
cittadino ("ijdiwvth"") non ha
avuto occasione di fare tanto male, e per questo si può considerare più
fortunato dei potenti dai quali provengono "oiJ sfovdra ponhroiv" (526a)
quelli malvagi assai.
Dai
capitoli erodotei (III, 80-82) ricordati sopra derivano i modelli
costituzionali della filosofia (Platone, Aristotele ) e della storiografia
(Polibio) successive. E non solo la storiografia greca. Tito Livio attribuisce
lo stesso gesto di Trasibulo, con le stesse intenzioni, al re Tarquinio il
quale indicò al figlio Sesto cosa fare degli abitanti di Gabi con un'analoga
risposta senza parole: “ rex velut
deliberabundus in hortum aedium transit sequente nuntio filii; ibi inambulans
tacitus summa papaverum capita dicitur baculo decussisse "(I, 54), il
re quasi meditabondo passò nel giardino della reggia seguito dall'inviato del
figlio; lì passeggiando in silenzio, si dice che troncasse con un bastone le
teste dei papaveri[6].
continua
[1]
Erodoto conta anche Otane.
[2]
Fu scoperto da Fedime, figlia di Otane. Ciro aveva fatto mozzare gli orecchi
del Mago Smerdi per una grave colpa
(III, 69) e Fedime che il falso Smerdi aveva ereditato come moglie da
Cambise una notte si accorse di questa mutilazione, quindi lo riferì al padre
che le aveva ordinato di scoprirla. Il vero Smerdi, figlio di Ciro e fratello
di Cambise, lo aveva ucciso Pressaspe per ordine dello stesso Cambise che aveva
fatto un sogno ingannevole. Cambise era
morto dopo essersi ferito, involontariamente, da solo. Pressaspe dopo morte di
Cambise si era ucciso e il Mago Medo
Smerdi aveva usurpato il potere persiano. I Sette nobili persiani conosciuta
l’usurpazione, si riunirono per congiurare contro l’usurpatore (III, 70)- Dario
è il più deciso dei Sette e vuole agire subito. Otane vorrebbe prendere tempo
ma Gobria appoggia la proposta di Dario:
siamo comandati da un Medo, dice kai;
touvtou w\ta oujk e[contoς
(III, 73) e uno senza orecchi. Per giunta Cambise morendo aveva lanciato una
maledizione di sterilità se avessero lasciato che i Medi riprendessero il
potere ( cfr. III, 65). Allora tutti approvarono Gobria. I Magi cercarono di
far dichiarare a Pressaspe, il quale aveva ucciso il vero Smerdi per ordine di
Cambise, che la Persia era governata dal figlio di Ciro, il vero Smerdi da lui
asssassinato. Speravano che lo facesse perché Cambise aveva ucciso il figlio di
Pressaspe con un colpo di freccia e quindi il padre doveva odiare gli
Achemenidi. Ma Pressaspe disse la verità: che lui per ordine di Cambise aveva
ucciso Smerdi e che i Magi avevano preso il regno. Poi si uccise. I Sette
andarono alla reggia dove poterono entrare dato il loro rango. Poi ci fu una battaglia:
Intafrene perse un occhio. Dario uccise il Mago.
[3]
Otane, Intafrene, Gobria, Megabizo, Aspatine, Idarne, Dario
[4]
eu[quna, correzione; eujquvnw, raddrizzo, eujquvς, dritto.
[5]
ejgcevzw-ejgkevcoda.
[6]
Il tiranno è invidioso. Infatti L'Invidia personificata da Ovidio "exurit
herbas et summa papavera carpit" (Metamorfosi, II, 792),
dissecca le erbe e stacca le cime dei papaveri.
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RispondiEliminakarnlongderwea