NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 29 aprile 2016

Essere cittadino. Merano, 23 aprile 2016. Parte II

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Erodoto

Il discorso tripolitico del dibattito costituzionale ( Storie, III, 80 ss.) forse deriva dalle Antilogie di Protagora che parte da premesse relativistiche ma non fu anarchico: venne chiamato a preparare le leggi per la città di Turi alla cui fondazione partecipò Erodoto. Nelle Antilogie si trovano i dissoi; lovgoi.
Questi di Erodoto sono trissoiv.

Erodoto scrive che vennero pronunciati alcuni discorsi incredibili per alcuni Greci: lovgoi a[pistoi me;n ejnivoisi JEllhvnwn (III, 80, 1).
In VI, 43, 3, Erodoto racconta che nella primavera del 492 Mardonio, genero di Dario depose tutti i tiranni degli Ioni e istituì governi democratici. Lo dico per quanti non accettano che Otane abbia esposto ai sette[1] Persiani il parere che era necessario che i Persiani venissero retti a democrazia (wJ~ creo;n ei[h dhmokratevesqai Pevrsa~).
Secondo Diodoro (X, 25) questo provvedimento di Mardonio sarebbe stato suggerito da Ecateo come mezzo di pacificazione.

Dunque questi lovgoi a[pistoi vennero effettivamente pronunciati da Otane, Megabizo e Dario, tre nobili persiani possibili successori di Cambise .
Erodoto scrive che dopo la magofoniva, la strage che aveva soppresso i Magi, a partire dal Mago Medo senza orecchi[2] il falso Smerdi, il quale si spacciava per Smerdi figlio di Ciro, i Sette[3] nobili persiani che si erano ribellati all’ usurpazione, tennero un consiglio dove vennero pronunciati alcuni discorsi incredibili per alcuni Greci: lovgoi a[pistoi me;n ejnivoisi JEllhvnwn (III, 80, 1). Tuttavia questi discorsi furono pronunciati.
Otane disse che non è cosa piacevole né buona (ou[te ga;r hJdu; ou[te ajgaqovn, 80, 2) che uno di loro sette diventasse re.
La magofoniva aveva soppresso il falso Smerdi e altri magi.
Il vero Smerdi lo aveva ucciso Pressaspe per ordine di suo fratello Cambise che aveva fatto un sogno ingannevole. Smerdi era stato ammazzato da Pressaspe che poi si era ucciso. Cambise era morto dopo essersi ferito, involontariamente, da solo.
-Avete visto l’ybris di Cambise- continua Otane- poi quella del Mago.

Nel racconto precedente di Erodoto, Cambise era un pazzo che fece uccidere suo fratello Smerdi da Pressaspe cui aveva ammazzato il figlio.
 Non solo: " pantach'/ w\n moi dh'lav ejsti o{ti ejmavnh megavlw" oJ Kambuvsh""( III 38) da ogni punto di vista dunque per me è evidente che molto matto era Cambise; altrimenti non si sarebbe messo a schernire religioni e costumi. Questo despota “lunatico” arrivava perfino a bruciare le immagini dei santuari (III, 37, 3).
Educazione e Politica sono associate: Cambise e Smerdi ricevettero una trofh;n gunaikeivan, una cura di donne da parte di femmine appena arrivate al potere e di eunuchi e crebbero in questo tipo di allevamento licenzioso trofh̃/ ajnepiplhvktw/ (ejpiplhvssw, colpisco, punisco).
Sicché ereditarono il regno trufh̃ς mestoi; kai; ajnepiplhxivaς, gonfi di lussuria e di sregolatezza (Platone Leggi, 695a)

Al monarca-continua Otane- è lecito (e[xesti) fare quello che vuole senza renderne conto (ajneuquvnw[4] poievein ta; bouvletai III, 80, 3)
Nell’Antigone di Sofocle, Creonte domanda al figlio: “ouj ga;r tou` kratou`nto~ hJ povli~ nomivzetai; (v. 738), la città non è di fatto considerata di quello che la domina?
Emone risponde: “kalw`~ ejrhvmh~ g’ a[n su; gh`~ a[rcoi~ movno~” (739), pensa che bello se comandassi da solo su una terra deserta!
Tra l’altro la città comandata da un capo malato, da un despota claudicante, si ammala: “th`~ sh`~ ejk freno;~ nosei` povli~” (Antigone 1015), dice Tiresia a Creone.
Tebe è la città malata, l’anticittà nelle tragedie greche. Nell’Edipo re è alta la frequenza della parola povli~. Nel secondo emistichi del v. 130 dell’Edipo re, il protagonista la commisera ripetutamente: w\ povli~, w\ poli~”.
Lo stesso fa Diceopoli negli Acarnesi di Aristofane commiserando Atene tormentata dalla guerra: “w\ povli~ povli~ (26)

Aristofane nelle Vespe fa dire a Filocleone che i giudici parziali dell’Eliea non dovevano rendere conto del male che facevano.
(ajnupeuvqunoi drw̃men, 587).
Anzi, davanti ai giudici dell’Eliea se la fanno sotto i ricchi e i potenti ( ejgkecovdasiv[5] m j oiJ ploutoũnteς (627).
Schifacleone viene accusato di aspirare alla tirannide dal padre.
Il giovane ribatte che per loro tutto è tirannide e congiura.
La tirannide è assai più a buon mercato del pesce salato (pollw̃/ toũ tarivcouς ejstin ajxiwtevra , 491) tanto che il suo nome gira per tutta la piazza (w{ste kai; dh; tou[nomj aujth̃ς ejn ajgorã/ kulivndetai, 492)
Se uno che va a comprare il pesce chiede scorfani (ojrfwvς) e non vuole sardelle (membravdaς, 493), quello che vende sardelle dice: “quest’uomo ha l’aria di fare provviste per la tirannide” 495)
Se uno chiede della cipolla (ghvteion) per condire le alici, l’ortolana lo guarda di traverso e fa: “ di’ un po’: chiedi della cipolla per la tirannide?
Il secondo servo dice che il giorno prima una puttana gli aveva chiesto se voleva ristabilire la tirannide di Ippia dopo che lui le aveva chiesto di cavalcarlo. La città dunque è piena di delatori e Bdelicleone non vuole che il padre si alzi all’alba per frequentare sicofanti e tribunali.

Nei Persiani di Eschilo, Serse conduce uomini privi di libertà e non deve rendere conto dei propri atti, nemmeno degli insuccessi.
Il grande re pur se sconfitto, non è tenuto a rendere conto alla città " oujc uJpeuvquno" povlei" (v. 213), come lo è uno stratego eletto dal popolo.
Eschilo contrappone al potere assoluto il sistema democratico di Atene quando la regina madre Atossa domanda ai vecchi dignitari chi sia il pastore e il padrone dell'esercito greco. Allora il corifeo risponde: “ou[tino" dou'loi kevklhntai fwto;" oujd j uJphvkooi" (v. 242), di nessun uomo sono chiamati servi né sudditi.

Essere cittadino, polivthς, dunque, e avere un ruolo direttivo, significa renderne conto alla povliς.

Otane dunque dice che al monarca viene l’u{briς dai beni presenti, mentre l’invidia gli è connaturata dall’origine: fqovnoς de; ajrch̃qen ejmfuvetai ajnqrwvpw/ (Erodoto, III, 80, 3)

 Il re ha ogni malvagità (e[cei pãsan kakovthta, 80, 4) che compie per arroganza e invidia

 Cfr. la storia di Trasibulo di Mileto, Periandro di Corinto e Policrate di Samo. Periandro dopo la lezione di Trasibulo: “pãsan kakovthta ejxevfane ejς tou;ς polivtaς (V; 92, h).

Periandro secondo Diogene Laerzio praticava anche l’incesto con la madre Crateia (Vite dei filosofi, I, 7). Cfr. Labda la nonna zoppa di Periandr,, Labdaco il nonno di Edipo, Edipo stesso e la zoppia del tiranno.
Cfr. anche Tarquinio il Superbo in Tito Livio.

La prima caratteristica del despota, lo abbiamo visto, è l'insofferenza dell'opposizione.
La mania della distruzione delle intelligenze fa parte dalla mente autocratica: sappiamo da Erodoto che la scuola dei tiranni insegna a uccidere gli oppositori in generale, e prima di tutti chiunque dia segni di intelligenza e indipendenza. Periandro di Corinto, quando era ancora tiranno apprendista e la sua malvagità non si era scatenata, accolse il suggerimento di Trasibulo di Mileto il quale: “oiJ uJpetivqeto..tou;" uJperovcou" tw'n ajstw'n foneuvein", gli consigliava di mettere a morte i cittadini che si distinguevano ( Storie , V, 92 h) . Il despota esperto aveva dato il consiglio criminale in maniera simbolica: mostrandosi a un araldo, mandato da Corinto a domandargli come si potesse governare la città nella maniera più sicura e bella, mentre recideva le spighe più alte di un campo di grano. Periandro comprese e allora rivelò tutta la sua malvagità (" ejnqau'ta dh; pa'san kakovthta ejxevfaine").

Su questa linea si trova anche Platone il quale chiama in causa Omero che ha rappresentato Tantalo, Sisifo e Tizio "ejn jAidou to;n ajei; crovnon timwroumevnou""( Repubblica, 525e), puniti nell'Ade per sempre: questi erano appunto re e dinasti; mentre Tersite, e chiunque altro sia stato malvagio da privato cittadino ("ijdiwvth"") non ha avuto occasione di fare tanto male, e per questo si può considerare più fortunato dei potenti dai quali provengono "oiJ sfovdra ponhroiv" (526a) quelli malvagi assai.

Dai capitoli erodotei (III, 80-82) ricordati sopra derivano i modelli costituzionali della filosofia (Platone, Aristotele ) e della storiografia (Polibio) successive. E non solo la storiografia greca. Tito Livio attribuisce lo stesso gesto di Trasibulo, con le stesse intenzioni, al re Tarquinio il quale indicò al figlio Sesto cosa fare degli abitanti di Gabi con un'analoga risposta senza parole: “ rex velut deliberabundus in hortum aedium transit sequente nuntio filii; ibi inambulans tacitus summa papaverum capita dicitur baculo decussisse "(I, 54), il re quasi meditabondo passò nel giardino della reggia seguito dall'inviato del figlio; lì passeggiando in silenzio, si dice che troncasse con un bastone le teste dei papaveri[6].


continua



[1] Erodoto conta anche Otane.
[2] Fu scoperto da Fedime, figlia di Otane. Ciro aveva fatto mozzare gli orecchi del Mago Smerdi per una grave colpa  (III, 69) e Fedime che il falso Smerdi aveva ereditato come moglie da Cambise una notte si accorse di questa mutilazione, quindi lo riferì al padre che le aveva ordinato di scoprirla. Il vero Smerdi, figlio di Ciro e fratello di Cambise, lo aveva ucciso Pressaspe per ordine dello stesso Cambise che aveva fatto un sogno ingannevole.  Cambise era morto dopo essersi ferito, involontariamente, da solo. Pressaspe dopo morte di Cambise si era ucciso e il Mago Medo  Smerdi aveva usurpato il potere persiano.  I Sette nobili persiani conosciuta l’usurpazione, si riunirono per congiurare contro l’usurpatore (III, 70)- Dario è il più deciso dei Sette e vuole agire subito. Otane vorrebbe prendere tempo ma Gobria appoggia  la proposta di Dario: siamo comandati da un Medo, dice kai; touvtou w\ta oujk e[contoς (III, 73) e uno senza orecchi. Per giunta Cambise morendo aveva lanciato una maledizione di sterilità se avessero lasciato che i Medi riprendessero il potere ( cfr. III, 65). Allora tutti approvarono Gobria. I Magi cercarono di far dichiarare a Pressaspe, il quale aveva ucciso il vero Smerdi per ordine di Cambise, che la Persia era governata dal figlio di Ciro, il vero Smerdi da lui asssassinato. Speravano che lo facesse perché Cambise aveva ucciso il figlio di Pressaspe con un colpo di freccia e quindi il padre doveva odiare gli Achemenidi. Ma Pressaspe disse la verità: che lui per ordine di Cambise aveva ucciso Smerdi e che i Magi avevano preso il regno. Poi si uccise. I Sette andarono alla reggia dove poterono entrare dato il loro rango. Poi ci fu una battaglia: Intafrene perse un occhio. Dario uccise il Mago.
[3] Otane, Intafrene, Gobria, Megabizo, Aspatine, Idarne, Dario
[4] eu[quna, correzione; eujquvnw, raddrizzo, eujquvς, dritto.
[5] ejgcevzw-ejgkevcoda.
[6] Il tiranno è invidioso. Infatti L'Invidia personificata da Ovidio "exurit herbas et summa papavera carpit" (Metamorfosi, II, 792), dissecca le erbe e stacca le cime dei papaveri. 

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