George Orwell |
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Nel
De ira Seneca consiglia di prendere tempo per combattere la tendenza a
questa forma di brevis insania: "Dandum semper est tempus:
veritatem dies aperit " (II, 22), bisogna sempre concedersi del tempo:
i giorni svelano la verità. E ancora: "Maximum remedium irae mora est"
(II, 29), massimo rimedio dell'ira è il differire.
Il tempo come rivelatore viene invocato pure
da Cordelia, la figlia buona di Re Lear :" Time shall unfold
what plaited[1] cunning hides",
il tempo spiegherà ciò che l' attorcigliata astuzia nasconde (I, 1).
Altrettanto in La tragedia
spagnola [2]dove
Isabella, la moglie di Hieronimo (quello che "è pazzo di nuovo"[3]
), dice al marito:"l'assassinio non può essere nascosto: il tempo è autore
insieme della verità e della giustizia, e il tempo porterà alla luce questo
tradimento" (II, 6).
Altro segno topicamente positivo
è quello della semplicità (v. 975): nelle Fenicie di Euripide Polinice afferma che il discorso della
verità è semplice: " aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva"
e[fu" (v. 469) e una causa
giusta non ha bisogno di spiegazioni maculate (kouj pokivlwn dei' ta[ndic j eJrmhneumavtwn, v. 470).
"Veritatis simplex oratio est" traduce Seneca (Ep.
49, 12).
Chirone, dikaiovtato" Kentauvrwn[4], il più giusto dei Centauri, "nodrì
Achille"[5] insegnandogli quella naturalezza e
semplicità di costumi che è la quintessenza dell'educazione sana. Il figlio di
Peleo nell' Ifigenia in Aulide riconosce tale alta paideia all'uomo
piissimo che l'ha allevato:"ejgw; d j, ejn ajndro;" eujsebestavtou
trafei;" - Ceivrwno", e[maqon tou;" trovpou" aJplou'"
e[cein" (vv. 926 - 927), ho
imparato ad avere semplici i costumi. In tal modo il figlio di Peleo imparò a
non apprendere gli usi degli uomini malvagi (v. 709).
Prometeo ribadisce
ancora che non si piegherà.
Ermes replica
accusandolo di violenza e narcisismo con debole ragione:"aujqadiva ga;r tw/' fronou'nti mh; kalw'" - aujth; kaq j aujth;n
oujdeno;" mei'on sqevnei"
(vv. 1012 - 1013) il narcisismo infatti per chi non ragiona bene, di per sé ha
meno forza del nulla.
Questo invece è un segno negativo. Prometeo è
davvero un personaggio composito.
Nelle tragedie di Sofocle il despota riceve
l’accusa di narcisismo stupido mentre corre incontro alla propria rovina. Nell'
Edipo re è Creonte, accusato da Edipo di complotto, ad accusare il
tiranno di narcisismo:" Se davvero pensi che sia un bene il narcisismo (th;n aujqadivan[6])/ separato
dall'intelligenza, non pensi in modo retto" (vv. 549 - 550). Nell' Antigone
è Tiresia che, per spingere Creonte alla resipiscenza, gli suggerisce di
ascoltarlo evitando di arroccarsi nel proprio potere:"aujqadiva toi skaiovtht j jofliskavnei", il narcisismo davvero merita accusa
di stoltezza (v.1028).
Atteggiamento
dispotico dunque è quello di Prometeo narcisista.
Presto,
minaccia Ermes, sarai subissato da una tempesta, poi : “il cane alato di Zeus,
l'aquila sanguinaria farà voracemente a brani il grande straccio del tuo corpo
(swvmato~
mevga rJavko~) (vv.1021 - 1022),
quindi"divorerà il tuo fegato, nero pasto "(v.1025).
Prometeo
è avvisato.
Ma, almeno per il
momento, non dà segni di resipiscenza, anzi leva la voce ripetendo la sfida con
l’evocare il Caos:"ora il ricciolo di fuoco a due tagli (puro;"
ajmfhvkh" bovstruco")/sia
scagliato pure contro di me, e l'etere/sia irritato dal tuono e dalla
convulsione/dei venti selvaggi; i soffi scuotano/la terra dalle fondamenta con
le stesse radici,/l'onda del mare con aspro fragore/copra le vie degli/astri
del cielo; e getti il mio corpo/dopo averlo alzato, nel buio Tartaro/tra i
vortici duri della necessità (ajnavgkh~ sterrai`~ divnai~ );/ non mi farà morire del tutto"(vv. 1043 -
1053). Infatti, non bisogna dimenticarlo, Prometeo non è un uomo ma un dio.
Il fuoco che il
titano ha rubato è invitato a sconvolgere il mondo nella confusione universale.
Ermes replica
denunciando la pazzia deleteria di Prometeo e la compassione mal riposta, fuori
luogo delle Oceanine, le quali tuttavia ribadiscono la loro solidarietà al
Titano.
Allora il messo di
Zeus le minaccia: “Ricordate però le
cose che io predìco/e, braccate dall'accecamento (pro;" a[th" qhraqei'sai), non/biasimate la
sorte, e non dite mai/che Zeus vi cacciò in una sofferenza/imprevista; no
certo, ma voi/vi ci siete cacciate da sole. Infatti sapendolo/e non
all'improvviso né di nascosto/sarete implicate per dissennatezza/nella
inestricabile rete dell'accecamento (eij" ajpevranton divktuon a[th", vv.1071 - 1079).
Le metafore
venatorie vengono applicate topicamente ai colpevoli destinati a diventare farmakoiv. Ciò è molto evidente nell' Edipo re
di Sofocle:" Infatti va e viene sotto foresta/selvaggia e su per
le grotte, proprio/il toro delle rupi (petrai'o" oJ tau'ro")/inutile
con inutile piede[7]
bandito in solitudine/ cercando di allontanare i vaticini (mantei'a)/dell'ombelico
della terra; ma questi sempre/vivi gli volano addosso" (vv. 477 - 482).
Del
resto lo zoppicante Riccardo III non viene chiamato "the boar "?[8]
.
L' a[th è una smisurata forza irrazionale che quando
si impadronisce di un anima umana la porta alla rovina.
Essa si alza
minaccioso anche nel finale dei Sette a
Tebe
"si erge il
trofeo dell'accecamento (e{stake [Ata~ trovpaion) sulle porte/dove andavano a sbattere, e,/impadronitosi dei due, il
demone cessò"(vv.958 - 960).
Le ultime parole del
Prometeo incatenato sono pronunciate
dal Titano che descrive la tempesta già scoppiata, "correlativo
oggettivo" della sua anima sconvolta, ed emblema del Caos , il disordine
cosmico e umano, che egli ha cercato di ripristinare confutando l'autorità e
l'ordine di Zeus:"certo di fatto e non più soltanto a parole/la terra si è
messa ad ondeggiare,/e mugghia il profondo rimbombo/del tuono, e le spire del
lampo/brillano (e{like~
d j ejklavmpousi steroph`~[9]) ardenti, e i turbini fanno girare/la
polvere (strovmboi
de; kovnin[10]
- eiJlivssousi), e saltano i
soffi/di tutti i venti dichiarandosi/una guerra (stavsin[11]) reciprocamente contraria/e sono sconvolti
insieme il cielo e il mare ( xuntetavraktai d j
aijqh;r povntw/",vv. 1080 -
1088).
Ci sono rimandi alla
sterilità della polvere, alla guerra civile, alla confusione.
Tale assalto che
vuole creare paura/avanza chiaramente da Zeus contro di me./O maestà della
madre mia, o etere/che fai girare la luce comune a tutti (koino;n favo~
eiJlivsswn)/tu vedi come
ingiustamente io soffro" (vv. 1089 - 1093).
La tempesta marina
che minaccia di ripristinare il caos, significativo del disordine umano, viene
descritta anche dall'araldo Euribate nell'Agamennone di Seneca:"Mundum
revelli sedibus totum suis/ipsosque rupto crederes caelo deos/decidere et atrum
rebus induci chaos./Vento restitit aestus et ventus retro/aestum revolvit; non
capit sese mare:/in astra pontus tollitur, caelum perit/undasque miscent imber
et fluctus suas" (vv. 484 - 490), avresti creduto che l'intero
universo fosse strappato dalle fondamenta, e che gli stessi dei cadessero dal
cielo squarciato, e che il tenebroso caos si stendesse sul mondo. La mareggiata
si oppone al vento e il vento risospinge indietro le onde: il mare non sta più
dentro se stesso: il ponto è sollevato fino alle stelle, il cielo sparisce, la
pioggia e i flutti mescolano le loro acque.
La regola è una sola: la confusione. Nel penultimo verso del Prometeo incatenato c’è un segno positivo: la luce (favo~, 1092) che l’etere fa girare. E’ un segno di resurrezione: “un augurio di
più sereno dì”
Concludo
mettendo in evidenza un arcanum imperii:
per sottomettere il ribelle, qualsiasi ribelle, la regola è quella di farlo
soffrire.
La
resistenza al dolore a sua volta viene dalla fiducia nella vita.
Nel
romanzo di Orwell 1984 la vittima Winston risponde in questa maniera
alla domanda del carnefice O' Brien:"Come fa un uomo ad affermare il suo
potere su un altro uomo. Winston ci pensò un pò su. "Facendolo
soffrire" (by making him suffer) disse infine. "Esattamente.
Facendolo soffrire. L'obbedienza non basta. Se non soffre, come si fa a essere
sicuri che egli non obbedisca alla sua volontà, anziché alla tua? Il potere
consiste appunto nell'infliggere la sofferenza e la mortificazione (power is in inflicting pain and humiliation).
Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in
nuove forme e combinazioni di nostro gradimento." (p. 280).
Il potere di questo regime tirannico non è
potere sulle cose ma sugli uomini. Il partito del Grande Fratello sta creando:
" un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo di gente che
calpesta e di gente che è calpestata, un mondo che diventerà non meno, ma più
spietato, man mano che si perfezionerà...Abbiamo abolito i legami tra figli e
genitori, tra uomo e uomo, e tra uomo e donna...L'istinto sessuale verrà
sradicato. La procreazione diventerà una formalità annuale come il rinnovo
della tessera annonaria. Noi aboliremo lo stesso piacere sessuale. I nostri
neurologi stanno facendo ricerche in proposito. Non esisterà più il concetto di
lealtà, a meno che non si tratti di lealtà verso il partito. Non ci sarà più
amore eccetto l'amore per il Grande Fratello...Se vuoi un simbolo figurato del
futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano - per sempre (p. 281)”
If you want a picture of the future,
imagin a boot stamping on a human face - for ever” .
Splendida
è la risposta di Winston al suo carnefice: "in qualche modo verrete
sconfitti. Qualche cosa vi sconfiggerà. La vita vi sconfiggerà (p. 282 Something will defeat you. Life will defeat
you)... Io so che alla fine sarete sconfitti. C'è qualche cosa,
nell'universo... non so, un qualche spirito, un qualche principio... che non
riuscirete mai a sopraffare."
"Credi
in Dio, Winston?"
"No."
"E
allora quale può essere questo principio che ci annienterà?"
"Non
lo so. Lo spirito dell'Uomo"( The
spirit of Man p. 283).
continua
[1] L'astuzia è, come l'incesto,
contorta.
[2]
di Thomas Kyd (del 1585)
[3] Hieronymo's mad again ( T. S. Eliot, The
waste land, v. 437)
[4] Odissea XI, 832.
[5] Dante, Inferno, XII, 71.
[7] melevw/ podiv;: allude al
piede gonfio di Edipo identificato con la vittima espiatoria. Ricorda i versi
877 - 879 già citati: "precipita nella necessità scoscesa dove non si
avvale di valido piede, e[nq'
ouj podi; crhsivmw/ crh'tai". Il soggetto è l'u[[bri" di quella
monarchia claudicante che è la tirannide.
[8] Il cinghiale. Riccardo III,
3, 2.
[9] Ecco l’elettricità, un altro “di
quegli agenti terribili” menzionati da Leopardi nello Zibaldone (p. 3645).
[10] La polvere,
come la cenere, nei drammi Greci è spesso un simbolo negativo di sterilità e
morte. Nell' Antigone, per
esempio, il segno positivo della luce viene contrapposto a quelli
negativi della polvere, del sangue e della pazzia: "Ora infatti
sull'estrema/ radice si era distesa una luce ( favo" ) nella casa di Edipo/ma poi la polvere
macchiata di sangue (foiniva...kovni") /degli dei
infernali la falcia,/e pazzia della parola ed Erinni della mente" (vv.599
- 603). La polvere fa paura forse perché prefigura l'inevitabile esito della
nostra vita:"what is this quintessence of dust? " (Amleto,
2, 2), che cosa è per me questa quintessenza di polvere? domanda il principe di
Danimarca. Naturalmente l'uomo, e pure la donna, dei quali Amleto non si prende
alcun piacere. Insomma:"I will shaw you fear in a handful of dust"
( The waste land, v.30), in un pugno
di polvere vi mostrerò la paura.
[11] E’ la guerra
civile che confonde i ruoli, come fa l’incesto, trasformando i fratelli in
nemici. Secondo Tucidide cambia anche il significato delle parole. Lo afferma a
proposito della guerra civile (stavsi")
di Corcira (427 - 425): "Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin tw' ojnomavtwn ej" ta; e[rga
ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva
filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente
l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia
irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito. “Sinistro
carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni mezzo per
superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a Corcira, per la
prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre (Tucidide, III, 82
- 84)”, M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, p.43
Giovanna Tocco
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