martedì 23 maggio 2023

Filosofi lungo l’Oglio. La mia lectio: Osare l’inattuale. XII. Osare scrivere opere inattuali

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Osare scrivere e pubblicare un libro eretico rispetto al proprio ambiente che non può approvarlo né comprenderlo.

 
Inattualità della Nascita della tragedia tra i filologi anche odierni.
 
Nietzsche si mise fin da giovane contro l’ambiente dei filologi scrivendo queste parole: “Se devo parlare anch’io per metafore, dirò che la filologia è un aborto della dea filosofia che la generò assieme a un idiota o a un cretino. Peccato che Platone non abbia già escogitato questo mito: a lui crederesti, più che a me, e con ragione”[1].
  
“Proprio la tragedia è la prova che i Greci non erano pessimisti: su questo punto, come su tutto il resto, Schopenhauer si è sbagliato”. Ecce homo del 1888. La nascita della tragedia 1
 
 Provare dolore, accettarlo, sopportarlo non è pessimismo:  la sofferenza infatti conduce all’intelligenza chi ha la forza di attraversarla per capire- cfr. tw`/ pavqei mavqo~  dell’Agamennone di Eschilo (v. 177)  e a[rti manqavnw dell’Alcesti di Euripide (v. 942), un dramma  che ha pure un lieto fine.
 
Se la si prende in mano con una certa neutralità di spirito, La nascita della tragedia ha un’aria molto inattuale; nessuno si sognerebbe di pensare che fu cominciata quando tuonavano i cannoni della battaglia di Wörth (dell’agosto del 1870 ndr). Ho meditato lungamente questi problemi nelle fredde notti di settembre davani alle mura di Metz, quando facevo servizio di infermeria;  si potrebbe credere addirittura che quest’opera sia stata scritta 50 anni prima. E’ indifferente alla politica-oggi si direbbe “non tedesca”-, ha un ripugnante odore hegeliano e in certe formule è impregnata del profumo di cerimonie funebre di Schopenhauer. Un’idea –l’opposizione di apollineo e dionisiaco –tradotta in metafisica; la storia stessa vista come lo sviluppo di questa idea; l’opposizione risolta in unità nella tragedia; in questa ottica certe cose che mai prima si erano affrontate venivano improvvisamente contrapposte, venivano illuminate e capite l’una per mezzo dell’altra. Per esempio l’opera e la rivoluzione. Due sono le innovazioni decisive del libro: intanto la comprensione del fenomeno dionisiaco fra i Greci-il libro ne dà la prima psicologia, vedendo in esso la radice di tutta l’arte greca. L’altra è la comprensione del socratismo: Socrate come strumento della disgregazione greca, riconosciuto per la prima volta come tipico décadent . “Razionalità” contro istinto. La “razionalità” a ogni costo come violenza pericolosa che mina la vita!
In tutto il libro, silenzio profondo, ostile sul cristianesimo, il quale non è apollineo né dionisiaco: nega tutti i valori estetici-gli unici valori che vengano riconosciuti nella Nascita della tragedia: nel senso più profondo esso è nichilistico, mentre nel simbolo dionisiaco viene raggiunto il limite estremo dell’affermazione. Una volta si fa accenno ai sacerdoti cristiani come a una “perfida specie di nani”, di esseri sotterranei”. Nietzsche,  Ecce homo 

La nascita della tragedia
 Quest’opera mi diede coscienza dell’apollineo e del dionisiaco e fu una innovazione decisiva anche per me nel 1975 quando iniziai a insegnare, e gli studenti dell’ultimo anno del liceo Rambaldi di Imola insoddisfatti del mio limitarni a tradurre l’Edipo re, dicendo  i paradigmi e a ripetendo i manuali, mi chiesero di  spiegare questo libro di Nietzsche dato che avevo fatto l’Università. Ma all’Università non avevo nemmeno sentito nominare La nascita della tragedia, né apollineo né dionisiaco.
Tanto meno ne avevo sentito parlare nel liceo di Pesaro.
 
Era ancora inattuale dunque questo libro geniale, almeno tra i miei professori.
Era inattuale anche in Germania nel 1872  pure tra quasi tutti gli addetti ai lavori che la stroncarono quando Nietzsche osò scrivere e pubblicare un’opera inaccettabile dai filologi della filologia “deretana”  come la chiamò Rohde  che, come Wagner e  Burckhardt, prese le difese di Nietzsche contro la Filologia dell’avvenire di Wilamowitz che aveva stroncato La nascita della tragedia.
 
Comprai il libro ne studiai con grande impegno tutti i capitoli e imparai tante cose che riferìi. Gli allievi cominciarono a prendere appunti.
 
Nietzsche era figlio di un pastore protestane, morto del resto nel 1849 quando Friedrich aveva 5 anni. Era pure nipote di un  pastore protestante, il padre della madre. Talora Nietzsche salva gli aspetti “rinascimentali” del cattolicesimo mentre rifiuta  il protestantesimo.
 
Nel capitolo XXdella Nascita della tragedia Nietzsche mette in rilievo con simpatia la solitudine e l’inattualità di Schopenhauer
Nella cultura attuale c’è solo polvere, sabbia, irrigidimento.
Il filosofo che Nietzsche ancora venerava  viene assimilato al Cavaliere con la morte e il diavolo di Dürer (incisione a bulino del 1513) imperturbato dai suoi orrendi compagni solo col destriero e il cane.
Schopenhauer rimase pure lui inattuale a lungo e isolato anche nel suo ambiente. La prima edizione di Il mondo come Volontà e rappresentazione (1818) andò al macero. Solo nel 1851 quando pubblicò Parerga e Paralipomena ricevette attenzione da pubblico e critica
“Un tale cavaliere di Dürer fu il nostro Schopenhauer, gli mancò ogni speranza, ma volle la verità. Non esiste un suo pari.”
Nella III inattuale Schopenhauer come educatore (1874) Nietzsche lo assimila invece a Montaigne: “Schopenhauer ha in comune con Montaigne una seconda qualità oltre l’onestà: una reale serenità rasserenante: aliis laetus , sibi sapiens (capitolo 2).
Quanto alla negazione di apollineo e dionisiaco nel cristianesimo e al nichilismo di questa religione, tale critica è applicabile magari a certi preti e pseudoprofeti, ma non al Nuovo Testamento. Il nichilismo è anzi dilagato con la fine della pietas, quella pagana, tramonto degli dèi  denunciato da Sofocle nel secondo stasimo dell’Edipo re (e[rrei de; ta; qei`a, v. 910) e quella cristiana  sostituita dalla teocrazia del denaro, dall’idolatria, mai abbastanza indicata come male.
Nel Nuovo Testamento il Cristo compie un gesto dionisiaco alle nozze di Cana  trasformando l’acqua in vino (Giovanni, 2, 7-9).
Né mancano  “nulla di troppo e conosci te stesso”, cioè l’apollineo nelle parole di Gesù.
 
Gli scrittori inattuali, quelli che increbbero alla propria età, non ebbero successo in vita ma non dubitarono per questo del proprio valore
Leopardi  nella lettera a Pietro Giordani del 16 gennaio 1818,  scrive: “né io sarò meno virtuoso né meno magnanimo (dove ora sia tale) perché un asino di libraio non mi voglia stampare un libro, o una schiuma di giornalista parlarne”.
 
 
Bologna 23 maggio 2023 ore 17, 52
giovanni ghiselli
 
p. s.
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[1] Nietzsche Lettera a Paus Deussen,  Lipsia, circa il 20 ottobre 1868.

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