sabato 13 maggio 2023

Che cosa è una nazione. Un appello alla pace

Per l’ “etnia” che tanto cara a chi ci governa cito alcune parole dell’Ulisse di Joyce
 
“Una nazione?”  dice Leopold Bloom, l’Ulisse ebreo-irlandese figlio di un ungherese suicida “Una nazione è la stessa gente che vive nello stesso posto (Dodicesimo episodio, Il ciclope-La taverna, p. 453 Mondadori)
A nation? Says Bloom. A nation is the same people living in the same place (p. 299 in Wodwsorth Classics).
 
Di più: ricordo un canto della mia epoca: “la mia patria è il mondo intero, la mia legge è la liberà”
 
Qual’ è la sua nazione, se è lecito, domanda il cittadino, un razzista, what is your nation if I may ask, says the citizen.
-L’Irlanda”, risponde Bloom. “Sono nato qui. L’Irlanda”
Ireland, says Bloom, I was born here. Ireland 
Il cittadino non disse nulla, si schiarì appena in gola, e, perdiana, fece volare una patacca di scaracchio fin nell’angolo”.
“Io pure appartengo a una razza che è odiata e perseguitata, dice Bloom. Anche adesso. Proprio in questo momento. Poprio in questo istante.(p.  455) and I belong to a race too, says Bloom, that is hated and persecuted. This very moment. This very instant p. 300 in inglese).
Derubati, dice, Spogliati- Insultati. Perseguitati. Ci viene tolto quello che ci appartiene di diritto, Robbed, says he. Insulted. Persecuted.  Taking what belongs to us by right.
 
Oggi questo maltrattamento tocca a tutti i poveri di qualunque “etnia” essi siano.
 
Sto parlando dell’ingiustizia dice ancora Bloom- I’m talking about injustice, says Bloom (. 301, 455 in italiano)
 
Uno dei  presenti  nella taverna fa notare che all’ingiustizia i veri uomini si oppongono con forza- Stand up to it then with force like men
Bloom risponde “But it’s no use, says he. Force, hatred, history, all that.  That’s not life for men and women, insult and hatred. And everybody knows that it’s the very opposite of that is really life”, no, non vale la pena. Forza, odio, storia, questo è tutto. Non è vita questa per uomini e donne, insulti e odio. Tutti sanno che è precisamente il contrario di quello che è veramente la vita.
Quindi Bloom propone di sostituire l’amore con il suo contrario che è l’odio  - Love says Bloom. I mean the opposite of  hatred (301) ”.
 
Questa è la lezione che dovrebbero assimilare quanti esaltano l’eroismo dei guerrieri- russi da una parte ucraini dall’altra- che si ammazzano tra loro e uccidono civili inermi.
Invece questi disgraziati vengono armati fino ai denti e incoraggiati a commettere ogni giorno nuovi massacri con ordigni sempre più micidiali.
Quindi il nostro Ulisse viene definito “un ebreo rinnegato…venuto da qualche parte dell’Ungheria…si chiamava Virag. Il nome del padre, quello che si avvelenò. Se l’è fatto cambiare ufficialmente, il padre…Virag d’Ungheria. Io lo chiamo Assuero. Maledetto da Dio…San Patrizio dovrebbe sbarcare un’altra volta a Ballykinlar e riconvertirci , dice il cittadin razzista,  dopo che abbiamo permesso a tipi simili di contaminare i nostri lidi.
Gli insulti agli Ebrei e a Bloom continuano, finché questo Ulisse reagisce: “Mendelssohn era ebreo e anche Carlo Marx e Mercadante e Spinosa. E il Redentore era ebreo e suo padre era ebreo. Il vostro Dio…Il vostro Dio era ebreo. Cristo era ebreo come me”[1].
 
Quindi Bloom scappa via inseguito dal lancio di una scatola di biscotti e dal cagnaccio aizzato dal padrone, il razzista. L’episodio  Il ciclope-La taverna finisce con varie reminiscenze delle Sacre Scritture, soprattutto 2 Re II, 11 dove si parla dell’ascesa al cielo di Elia
“E videro Lui nel carro, rivestito nella gloria di quello splendore, che aveva vestimento come del sole, bello come la luna e terribile sì che per tema non osarono levare gli occhi a lui”[2].
 Bloom dunque mantiene una sua dignità, anche se non ha l’eroismo di Odisseo né una Penelope fedele. La moglie Molly  lo tradisce, ma dopo tutto rimane con lui. L’ultimo capitolo[3] Il XVIII, Penelope- il letto si chiude  con una serie di sì che la donna dice alla vita, alla sua vita con il suo Ulisse, a tutta la vita: “and first I put my arms around him yes and drew him down to me so he could feel my breasts all perfume yes and his heart was going like mad and yes I said yes I will yes
Sono le ultime parole del romanzo uscito nel 1922.
 
Bologna 13 maggio 2023-ore 11, 47 
giovanni ghiselli

p. s.
 Mi scuso per la conferenza di ieri che non è  andata bene. Non so nemmeno se si potessero sentire le mie parole. Diluviava e il treno ha avuto 40 minuti di ritardo. Ero bagnato e febbricitante con poca voce. Il pubblico presente era costituito da quattro persone tra cui un anziano  il quale se ne usciva con citazioni latine acciottolando le sillabe che non si distinguevano l’una dall’altra.
Non so quante fossero le presenze on line ma non credo molte dato che nessuno si è fatto vivo..
Chiedo scusa a quanti si fissero collegati senza riuscire ad ascoltarmi.
Del resto non ho avuto il tempo di concludere la presentazione di nessuna delle due commedie di Aristofane: Lisistrata e Pace.
Un appello alla pace è anche questo mio post.
 
 
 


[1] Joyce, Ulisse, p. 468.
[2] Joyce, Ulisse, p. 468
[3] Il XVIII, Penelope- il letto

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