domenica 21 maggio 2023

Filosofi lungo l’Oglio. La mia lectio: Osare l’inattuale. IV. Osare l'irrazionale

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 L’irrazionale non è eliminabile
 
nella Storia di Tucidide si legge che Pericle alla fine del suo primo discorso   ricorda la gloria delle guerre persiane, vinte dai loro padri con l'intelligenza più che con la fortuna ("gnwvmh/ te plevoni h] tuvch/ ", I, 144, 4) e con l'ardimento più che con la potenza ("tovlmh/ meivzoni h] dunavmei").
 In questa affermazione notiamo il prevalere dell'ardimento sulla potenza. Appare dunque quell'irrazionale che nessun "loico" potrà mai espellere del tutto dalle vicende umane.
 
Scipione e l’irrazionale.
Per osare di mettere a repentaglio la vita è spesso necessario avere o mostrare  fiducia in un aiuto ultraterreno.
Il X libro delle Storie di Polibio comprende vari avvenimenti degli anni 210-208. Interessanti sono i capitoli sul carattere di Scipione, il futuro Africano, che fu inviato in Spagna, ventiquattrenne con imperium  proconsolare. Questo comandante viene assimilato al legislatore spartano Licurgo poiché entrambi autorizzarono i propri atti con l'ispirazione divina. Tutti e due lo fecero nella convinzione che la maggior parte degli uomini non accetta facilmente le situazioni straordinarie né osa esporsi ai  pericoli tremendi senza la fiducia nell'aiuto degli dèi ("oJrw'nte" eJkavteroi tou;" pollou;" tw'n ajnqrwvpwn ou[te ta; paravdoxa prosdecomevnou" rJa/divw" ou[te toi'" deinoi'" tolmw'nta" parabavllesqai cwri;" th'" ejk tw'n qew'n ejlpivdo"", X, 2, 10.
Scipione voleva rendere i soldati più coraggiosi facendo credere che i suoi piani fruissero di un'ispirazione divina, ma  dal racconto seguente, avverte Polibio, risulterà chiaro che faceva tutto con calcolo e preveggenza (" e{kasta meta; logismou' kai; pronoiva" e[pratte",  X 2, 13.
  
L’audacia  di Alessandro Magno. Nietzsche indica Plutarco come maestro di inattualità eroica.
 
 Plutarco racconta che Alessandro sosteneva che la tuvch avversa poteva essere superata con l’audacia, tovlmh/, e la forza con la virtù: nulla infatti il Macedone riteneva imprendibile per chi ha coraggio né sicuro per chi non osa ( oujde;n w[/eto toi'~ qarrou'sin  ajnavlwton oujd  ojcuro;n toi'~ ajtovlmoi~, Vita,  58, 2).
L’audacia può scavalcare la sorte, può cambiare la storia.
Nietzsche consiglia di leggere e assimilare Plutarco, di assimilarsi ai suoi eroi per fuggire dall’attualità per diventare eroici, nobili e antichi.
Un ajntifavrmako" , un ottimo contravveleno dell’ impotenza di chi segue le orme del gregge, può essere Plutarco:"Se rivivrete in voi la storia dei grandi uomini, imparerete da essa il supremo comandamento di diventare maturi e di sfuggire al fascino paralizzante dell'educazione del tempo, che vede la sua utilità nel non lasciarvi maturare  per dominare e sfruttare voi, gli immaturi. E se desiderate biografie, allora che non siano quelle col ritornello "Il signor Taldeitali e il suo tempo". Saziate le vostre anime con Plutarco ed osate credere in voi stessi, credendo ai suoi eroi. Con un centinaio di uomini educati in tal modo non moderno, ossia divenuti maturi e abituati all'eroico, si può oggi ridurre all'eterno silenzio tutta la chiassosa pseudocultura di questo tempo"[1]. 
Elogio leopardiano dell’eroismo difettoso.
 
Medea che osa ammazzare i propri figli- è una madre criminale, e  Alessandro perpetrò massacri orrendi[2], eppure in entrambi c’è qualche cosa di eroico.
L’eroismo dunque non coincide con la perfezione e talora nemmeno con la grandezza, bensì con l’audacia e con il non cedere mai.
Lo segnala Leopardi :"Omero ha fatto Achille infinitamente men bello di quello che poteva farlo...e noi proviamo che ci piace più Achille che Enea ec. onde è falso anche che quello di Virgilio sia maggior poema ec."( Zibaldone, 2).
Nell' Edipo re  di Sofoclr (v. 125) tovlma è l'audacia del predone che uccise Laio, cioè del figlio che uccide il padre. Eppure è uno dei personaggi più influenti sulla cultura europea.
 
L’eroe non può essere sempre perfetto né deve essere sempre vincente.
 "L'eroismo e la perfezione sono cose contraddittorie. Ogni eroe è imperfetto. Tali erano gli eroi antichi (i moderni non ne hanno); tali ce li dipingono gli antichi poeti ec. tale era l'idea ch'essi avevano del carattere eroico; al contrario di Virgilio, del Tasso ec. tanto meno perfetti, quanto più perfetti sono i loro eroi, ed anche i loro poemi"  (Zibaldone, p.471) .
 
Sentiamo Thomas Mann
“La perfezione, infatti, non consiste in un accumularsi unilaterale di vantaggi, mentre, se ci fossero solo svantaggi, la vita diventerebbe impossibile. Essa consiste piuttosto nel reciproco elidersi fino ad annullarsi di vantaggi e svantaggi, e questo nulla si chiama contentezza”[3]. 
 
 L’osare di Antigone e di Saffo
 Antigone non vuole vivere un futuro con Emone.
 I versi  più citati per identificare la sua  scelta coraggiosa  sono quelli della tragedia di Sofocle ( Antigone 904-915) nei quali la ragazza si rivolge al fratello onorato da lei con la sepoltura nonostante i divieti del tiranno. Vediamoli insieme con altri attraverso i quali la sorella dichiara la rinuncia alla propria vita per amore dei suoi consanguinei morti.
" O tomba, o talamo, o dimora/scavata nella terra che mi custodirà per sempre, dove vado/dai miei cari, un grandissimo numero dei quali/, Persefone ha preso tra i morti/  tra loro ultima io e di gran lunga nel più cattivo dei modi/discendo, prima che sia giunta al termine la mia porzione di vita/ Però, arrivata tra voi, nutro con forza tra le mie speranze/quella che giungerò cara al padre e gradita a te,/madre, e cara a te, capo fraterno/ Poiché di mia mano io vi lavai/quando siete caduti e vi composi e vi offrii/le libagioni funebri; e ora, Polinice, per avere/coperto il tuo corpo, ricevo tali ricompense/ Eppure io ti ho reso onore giustamente secondo chi ha senno./Mai infatti se avessi avuto natura di madre di figli/né se fosse andato in putrefazione il mio sposo morto,/mi sarei caricata di questa penosa fatica contro la volontà dei cittadini./ In forza di quale principio dico questo?/ Lo sposo, morto uno, ce ne sarebbe stato un altro per me,/e un figlio, da un altro uomo, se avessi perduto questo,/ma siccome il padre e la madre sono racchiusi nell'Ade,/non c'è fratello che possa sbocciare mai più./Secondo tale norma certo, io ho onorato sopra tutti te,/e a Creonte sembrai errare in questo/e osare spaventosi delitti kai; deina; tolma`n, o capo fraterno./ Ed ora mi trascina dopo avermi afferrata con le mani/priva di talamo, di imeneo, senza che abbia ricevuto/destino di nozze di qualsiasi sorta, né di allattamento di figli,/ma così deserta di amici io la sventurata/scendo viva nelle fosse dei morti/Per avere trasgredito quale legge degli dei? "  ( Antigone, vv. 891-921).
E’ ancora attuale in questo momento il potere di Creonte e Antigone ha osato trasgredirlo. Ma alla fine del dramma Creonte riconosce il proprio fallimento e Antigone diverrà postuma la più sororale di tutte le anime.
   
Il fr.2 D.  di Saffo è la parte dell'ode conservata dall'Anonimo Sul sublime del I secolo d. C. E'  la poesia più nota di Saffo  poiché è stata tradotta in latino da Catullo nel carme 51.
Cominciamo con il darne una traduzione italiana :
" Quello mi sembra pari agli dei/essere l'uomo che davanti a te/ sta seduto e da vicino ti ascolta/dolcemente parlare/e sorridere amabilmente, cosa che a me certo/sconvolge il cuore nel petto:/ appena infatti ti guardo per un momento, allora non/è possibile più che io dica niente/ma la lingua mi rimane spezzata,/un fuoco sottile subito corre sotto la pelle,/e con gli occhi non vedo nulla e mi/rombano le orecchie/e un sudore freddo mi cola addosso, e un tremore/mi prende tutta, e sono più verde/dell'erba, poco lontana dall'essere morta/appaio a me stessa/ma si può sopportare tutto pa;n tovlmaton poiché...". Se traduciamo “tutto si deve osare" possiamo trovare in queste ultime parole del frammento saffico un'anticipazione del  tolmhtevon tavd  j della Medea di Euripide (v.1051).
Carlo Del Grande il mio docente di greco all’università diceva che la traduzione “ma bisogna sopportare tutto” ha maggiori probabilità di colpire nel segno” (Formigx, Loffredo, Napoli, 1959, p. 117).
 
Nel Filottete di Sofocle, il protagonista eponimo della tragedia biasima Odisseo dicendo: “ajll j e[st j ejkeivnw/ pavnta lektav, panta de;-tolmhtav- 633-634, ma a quello è possibile dire tutto, osare tutto.
Marzullo succeduto a Del Grande osservava che la struttura ajlla; pa;n tovlmaton di Saffo “ha dalla sua la tradizione, se non anche una imitazione sofoclea”

 
Bologna 21 maggio 2023 ore 9, 21 
giovanni ghiselli

p. s.
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[1] F. Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita, in Considerazioni inattuali, II, capitolo 6.
[2] Lucano scrive che Alessandro, venuto dalle spelonche della Macedonia, disprezzò Atene vinta dal padre, e si precipitò tra i popoli d'Asia humana cum strage (Pharsalia, X , 31)
[3] T. Mann, Giuseppe e i suoi fratelli, vol. III, p. 120

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