Edipo
402 E mi copriranno di ombra con polvere kovnei tebana?
Nell’Antigone una guardia posta a sorvegliare il cadavere di Polinice fa a Creonte questo resoconto:
“E va bene, te lo dico. Il cadavere, uno poco fa/ è andato a seppellirlo, sia spargendogli sulla pelle/l'assetata polvere -diyivan kovnin- sia compiendo i sacri riti dovuti" (vv- 245-247)
Chi ha compiuto tale gesto pietoso, trasgressivo del decreto di Creonte è Antigone.
Diyiva kovni~ si trova già nella tragedia di Eschilo Agamennone (v. 495) detto da Clitennestra che la definisce anche affine e sorella del fango- kavsi~/ phlou` xuvnouro~-
D'Annunzio ambienta il dramma La città morta (del 1898) "Nell'Argolide "sitibonda" presso le rovine di Micene "ricca d'oro" dove Bianca Maria "tenendo tra le mani un libro aperto-l'Antigone di Sofocle- legge con voce lenta e grave" (I, 1), ed esordisce dal terzo stasimo, quello rivolto a Eros.
Ismene
407 Ma non lo permette, padre, il sangue della stirpe.
E’ quello versato da Edipo quando uccise Laio. Già Agave aveva ammazzato il figlio Penteo aiutata dalle sorelle.
Edipo
408Allora non avranno mai potere su di me
Ismene
409 questo un giorno sarà un peso-bavro~- per i Cadmei.
Il peso è qualche cosa che aggrava e opprime. In latini gravis e gravo
Basta pensare ai tanti obesi. Sulla spiaggia ne vedo parecchi, alcuni addirittura tra i bambini inseguiti dalle madri con le merendine in mano, novelle Circi che trasformava gli uomini in porci. Costoro ingozzano i figli.
Edipo
410 per quale circostanza evidente , o figlia?
Ismene
411Per la tua ira- th`~ sh`~ ujp j ojrgh`~- , quando stiano sulla tua tomba.
Edipo è caratterizzato dall’ira nell’Edipo re. Lo dichiara lui stesso quando aggredisce Tiresia dicendogli:
"E non tralascerò nessuna, irato come sono,/delle cose che appunto capisco (vv. 345- 346)
Plutarco racconta che il tebano Erianto dopo la battaglia di Egospotami suggerì di radere al suolo la città e abbandonare la campagna come pascolo alle pecore Ma Euripide, che pure era già morto da un paio di anni, salvò Atene; durante un convito un focese cantò alcuni versi della parodo dell’Elettra (167ss. “Figlia di Agamennone, sono giunta nella tua rustica casa”). A sentire questa poesia tutti i comandanti si intenerirono e sembrò troppo crudele distruggere una città così illustre che produceva uomini tanto grandi (Vita di Lisandro, 15) .
Edipo
412 Le cose che racconti le dici per averle sentite da chi?
Ismene
413 Da uomini tornati dai responsi dell’altare delfico.
Secondo Sofocle tali profezie oracolari non sbagliano mai, mentre Euripide confuta e denuncia anche di crimini la pretaglia deifica che spartanizzava, quindi accusa di falsità il loro dio apollo. Soprattutto nell’Andromaca.
Bologna 4 luglio 2025 ore 11, 50 giovanni ghiselli
p. s.
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