E’ il titolo di un bel capitolo (12, pagine 45-47) del libro Dialoghi tra e con le parole di Alessandro Marcucci Pinoli di Valfesina.
La Volgarità si manifesta con rabbia e furia, la Sprezzatura si esprime con calma “e parlava piano”.
La Volgarità cerca di scuotere la serenità olimpica della Sprezzatura dicendole: “Ebbene, gentilissima signora SPREZZATURA, io lo so che lei appartiene a quei poveri SNOB che sono costretti fin fa piccoli a controllarsi a tal punto da dover ingoiare qualsiasi offesa in onore della vostra ridicola educazione che vi hanno inculcato fin dalla nascita” (…)
A queste parole la Spezzatura dà una risposta che chiarisce a molti ignoranti che si vantano di essere snob quale è il significato vero di queste quattro lettere spesso fraintese.
“Mi permetto di contraddirla perché quanto asserisce è del tutto errato in quanto la parola SNOB deriva dall’abbreviazione delle parole latine SINE NOBILITATE, che veniva usata nei registri dei Collegi Inglesi da quando iniziarono ad ammettere studenti nella nuova middle class arricchita, che però non avendo titoli nobiliari come Duca, Marchese, Conte ecc. , da mettere dopo il nome e cognome, ci si limitava a scrivere appunto SNOB”.
E’ una buona lezione data a quanti affermano di essere snob credendo che questa parola sia un predicato di nobiltà. In effetti vantarsi del proprio snobismo è un’autodenuncia di volgarità e di ignoranza plebea.
Quindi l’autore menziona Il cortegiano di Castiglione che biasima l’affettazione quale aspro scoglio e raccomanda la sprezzatura. Lo fa anche il conte Leopardi nello Zibaldone.
Alla fine di questo capitolo educativo Marcucci Pinoli presenta il personaggio signorile con queste parole : “questa ormai poco conosciuta SPREZZATURA altro non è se non “quell’atteggiamento improntato a un senso di superiore distacco con una gradevole apparenza di spontaneità e di naturalezza (…)
Quindi l’autore dà la parola alla stessa SPREZZATURA che, parlando alla Volgarità ,si autodefinisce: “Io praticamente sono l’atteggiamento studiatissimo , voluto e ricercato di piena disinvoltura, di naturale spontaneità, fino alla trascuratezza, volto ad ostentare, un’abilità e una sicurezza assoluta, che deve apparire come non avere richiesto alcuno sforzo (p. 47)
A proposito della “apparenza di spontaneità” e di “atteggiamento studiatissimo” della Trascuratezza, ricordo il personaggio Clorinda del poema di Torquato Tasso: “le negligenze sue sono artifici” (II, 37) quindi cito l’ossimoro di Parini: il suo giovin signore presenta la chiome disordinate sì ma “con artificio negligente”.
Non pochi giovani della mia generazione assumevano la posa della trascuratezza. Alcuni ne hanno fatto uno stile conservando quell’abitudine per decenni dopo che è passata di moda.
Nei libri buoni può riconoscersi l’umanità di ogni epoca.
Villa Fastiggi 31 luglio 2025 ore 11, 29.
p. s.
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