lunedì 28 luglio 2025

Ifigenia CCLXIII . La mia Ars poetica.

14 giugno, domenica.
I grandi dolori insegnano grandi cose e non 
vanno evitati. Non trascurare i tovpoi o loci letterari ricorrenti. Il tw'/ pavqei mavqo"di Eschilo 1, come “la ferita che fiorisce in tanta luce” di Hermann Hesse 2.
Ifigenia con la gioia e con il dolore mi ha dato tante occasioni per scendere nelle profondità della mia anima, per conoscere me stesso: ejdizhsavmhn ejmewutovn”, ho  indagato me stesso, come Eraclito 3.
Per il famoso attore non sento rancore: è un vecchio in cerca di riscontri della propria vitalità, un gradasso buffo, anche simpatico dopo tutto. In fondo con il suo intervento ha sciolto un nodo intricato quanto quello di Gordio, un intreccio insolubile di lacci che Alessandro Magno tagliò con un colpo solo, poi  disse: “Nihil interest quomŏdo solvantur” (Curzio Rufo, III, 1, 18)
Se sono intelligente morale e vitale più di quell’uomo stremato sulla strada del tramonto , dagli imbrogli di questa notte posso trarre di più di quanto ha preso lui da Ifigenia. E' giunto il momento di una maggiore profondità e incisività in tutto quello che faccio. E' finito il tempo di fare "solo" belle lezioni scolastiche.

15 giugno 1981 ore 14.
Ultimo giorno di scuola e fine con 
Ifigenia. E' durata esattamente i tre anni del mio ginnasio. L'aveva messo in conto, e forse anche io. Una Debrecen lunga tre anni. Con Helena fu molto più bello ma durò solo un mese, scarso oltretutto.
Poco fa ci siamo congedati: Búcsú est 4. Delle tue esperienze personali puoi e devi  raccontare  solo quelle che hanno il carattere dell’universale: che siano interessanti, significative educative per tutti i lettori di ogni tempo e di ogni luogo. Il resto sia atetizzato atroci stilo 4 con penna inesorabile quando lo correggerai e ripulirai ad unguem 5.
Ifigenia era molto carina e commossa quando è andata via, forse per sempre: quasi quanto le finniche sui treni azzurri che le riportavano ai laghi azzurri. Quelle piangevano; Ifigenia ha detto di sperare che un giorno potremo tornare insieme. Tutte scene.
Per me non è più tempo di recitare: adesso devo scrivere il mio capolavoro. 
Cominciare dai giorni radiosi del '78,  anno di tanti amori  vivaci, una decina o giù di lì, e arrivare a questo giugno doloroso, non solo per me credo. Dovrò fare incursioni nel passato, fino agli anni Sessanta, anche Cinquanta quando mi innamorai di Paloma a Moena poi di Marisa a Pesaro. Dare vita eterna alle donne che ho amato, anche a quelle che non mi hanno contraccambiato come queste due bambine quando ero bambino. Mi hanno insegnato comunque quello che non si deve fare da innamorati. Ora che di amori ne ho vissuti diversi, devo scrivere anche perché Ifigenia me ne crede capace. E’ stata questa la sua funzione definitiva. Devo trarre da tanto dolore qualche cosa di  buono e di bello per tutti. Non devo estrarre fumo dallo splendore ma luce dal fumo come prescrive Orazio: "non fumum ex fulgore, sed ex fumo dare lucem", Ars poetica, v. 143), e cogliere l’essenziale:"semper ad eventum festinare et in medias res/non secus ac notas auditorem rapere, et quae/despero tractata nitescere posse, relinquere  "cfr. vv. 148-150), sempre affrettarsi al risultato e trascinare l'uditore nel centro degli eventi non altrimenti che se gli fossero noti, degni di essere conosciuti, e quello di cui dispero che trattato possa brillare, tralasciarlo. Trarre immagini luminose dal buio di questo tempo  squallido e insignificante.

 

Villa Fastiggi 29 luglio 2025  ore 8, 36 giovanni ghiselli


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Note
Attraverso la sofferenza, la comprensione. Eschilo, Agamennone, v. 177.
In Siddharta, trad. it. Adelphi, Milano, 1975, p.135.
Fr. 116 Diano.
Satyricon , 4, 3

5 Nell’Ars poetica Orazio suggerisce: “ carmen reprehendite quod non/ multa dies et multa litura coercuit atque/ praesectum decies non castigavit ad unguem” (vv. 292-294), biasimate la poesia che né un lungo tempo né molte cancellature hanno rifinito né dopo averlo sfrondato una decina di volte non ha corretto fino alla perfezione.
Sera dell'addio, l'ultima di ciascun mese di Debrecen dal 1966 al 1979, grande mortalis aevi spatium.

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