La mattina del 22 agosto salimmo
sul santuario scosceso a pregare.
Camminando per l’erto pendio
dall’ingresso alla cima rivedemmo i
templi, il teatro e lo stadio.
Ifigenia era attenta e
partecipe.
Disse: “gianni, preghiamo per
i beni supremi: chiediamo di mantenere vivo il nostro spirito artistico e
mistico respirando questa atmosfera sacra e venerando devotamente il nume
presente: qui vive Apollo.
Arrivati al teatro, preghiamo anche Dioniso
perché ci dia la forza di creare bellezza, poi, percorrendo lo stadio,
deprechiamo la decadenza inflitta dal tempo, il cormorano che ci azzanna e
divora facendoci a pezzi.”
Ricordi lettore? Eravamo già
stati nel luogo sacro l’anno prima con la bianca Volkswagen, dopo una Debrecen
inquieta e pure noiosa.
Allora pregammo per il nostro
amore già malandato. Apollo non volle ascoltarci. Altro preparava il nume per
noi. Il nostro rapporto andato a male non poteva salvarlo nemmeno Lui. Era
diventato un disamore.
Questa seconda volta pregammo
per l’arte.
Non ho chiesto la grazia
soltanto per me: voglio spingere quanti mi leggono al bello morale che i miei
maestri greci, intendentissimi della bellezza, non distinguevano da quello
estetico, anzi li riunivano in una parola: kalokajgaqiva.
Io miro a un’arte che sappia
educare a questo valore supremo. La bellezza senza bontà trasmette la noia
dell’incompiuto. Come molte pagine del vate di Pescara, per esempio.
Anche l’amore, senza morale, diventa noioso.
Mirando al piacere nell’amore
io ho centrato il dolore perché il bersaglio era bello senza essere buono. Ho
cercato di compensare il difetto con una didattica e una scrittura etiche oltre che estetiche.
Un’arte della parola capace
di squarciare il velo delle apparenze fallaci, dei luoghi comuni ingannevoli,
delle lusinghe adescatrici, degli orpelli volgari, per raggiungere il bello
morale, la meta che sola dà una gioia sicura che non invecchia, non declina,
non precipita nell’orrido abisso dove si annientano tutte le parole e le immagini
false, anzi continua a percorrere eternamente la pianura della verità, muovendosi
con un volto pieno di luce, con membra armoniose,
lisce e compatte.
Villa Fastiggi 31 luglio
2025 ore 9, 09 giovanni ghiselli
p. s.
La preghiera di oggi: “ipse valere opto”
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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