martedì 22 luglio 2025

Ifigenia CCXXXV. Una giornata discreta. Ben venga la gioia apparente.

La mattina seguente ero contento, o mi accontentavo: non ricordo. La vidi in via Rizzoli mentre tornavo a casa da scuola. Mi corse incontro avvampando di gioia come ai tempi belli, o almeno così mi sembrò.
Oggi credo che sia cosa saggia dare credito alla gioia anche se apparente, poiché il dolore è quasi sempre concreto reale. Tutt’al più lo puoi utilizzare a fin di bene, posto che non ti annienti.
Ci complimentammo e festeggiammo a vicenda davanti a gente stupita siccome non è facile vedere due persone contente. Il pomeriggio andai a pedalare sui colli fioriti, dove splendeva il sole che pareva dissolvere la nube di strazio incombente sulla mia povera testa da mesi. La sera a letto però non raggiunsi la sufficienza sessuale. Stavo cercando una giustificazione, con aria afflitta, quando Ifigenia, accortamente, volle salvare il corso di buonumore che avevamo deciso e iniziato il giorno prima, dicendo parole di tolleranza e comprensione inusuali per lei: "Non te la prendere: il numero tre  non è essenziale alla nostra felicità; importante è che ci vogliamo bene. Adesso abbiamo sofferto, capito e possiamo comprenderci a vicenda assai di più rispetto al tempo comunque bellissimo nel quale facevamo l'amore tante volte che era difficile tenerne il conto, e con veemenza tale da spezzare le gambe del letto". Quando ebbi ascoltato queste parole buone, riebbi la grazia di Priapo. Così, ragionando di amore, raggiunsi la sufficienza sperata. Nei due giorni seguenti, Ifigenia seguitò a manifestarmi un'ottima disposizione: a momenti mostrando una comprensione equilibrata e matura dei nostri problemi e del futuro che sembrava volere affrontare con me, a tratti prendendo quell'aspetto fiammeggiante e gioioso che mi infondeva simpatia per la vita.
Il 28 le feci lezione su Shakespeare. C'era anche un suo compagno della scuola di recitazione. Prendevano appunti. Dopo un paio di ore conclusi il lavoro mirato al suo esame. Il ragazzo andò via, e noi due ci stendemmo sul letto vestiti: Ifigenia sotto, io sopra. Osservata in quella posizione appariva molto più piccola dei suoi ventisei anni e mezzo:  sembrava la mia bambina che mi guardava piena di ammirazione filiale, con gli occhi lucenti e umidi, i denti superiori che sporgevano appena dal labbro un poco rialzato. Era commossa e contenta del fatto che mi dessi tanto da fare per lei. In fondo aveva deciso di restare con me soprattutto per avere un aiuto in vista della temuta prova, e io glielo davo impiegando gran parte del tempo mio.
A un tratto disse: "Gianni, io sono molto ignorante: non studio, non faccio, non so! Tu invece sai tante cose!" "Anche io so poco creatura; quasi niente. Ma voglio imparare, e non solo dai libri; anche da te, e con te, se tu vuoi". Annuì. Quando si recuperava l'orientamento educativo e produttivo, la ragazza tornava a essermi cara; le volevo bene, la amavo, e pensavo: "Ecco, Ifigenia ti spinge a imparare, ad agire, con la sua bellezza; e ti traina, con la vitalità della sua gioventù; in cambio si aspetta la solidità mentale e morale, la disciplina, il metodo di cui ha bisogno per non disperdere le proprie energie, per diventare il meglio di quello che è. Perciò tu con lei non puoi essere insicuro, incoerente e contorto, altrimenti le cose andranno male di nuovo: ti disprezzerebbe, giustamente e ti pianterà un'altra volta, per sempre”. In quel momento non volevo pensare che il mio essere poco chiaro e diretto dipendeva in gran parte da lei, dalla sua ambiguità, dai capricci, dagli sbalzi di umore conseguenti al conflitto tra l'opportunismo, derivato dall'imitazione di persone mediocri e volgari, però o perciò di successo, e il suo bisogno di amore e di verità foriera della  coscienza, pur oscura e intermittente, che io non meritavo di essere usato senza stima, né simpatia né compassione. D'altra parte non era soltanto il mio stato emotivo a essere condizionato da lei, bensì tutto quanto facevo: oramai Ifigenia era la sola creatura che potesse assegnarmi i compiti di cui avevo bisogno per vivere.


Villa Fastiggi, 22 luglio 2025 ore 17, 33 giovanni ghiselli

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