Il colmo per un leccatore, un lingens, un leivcwn th`/
glwvtth/, è compiere 69 anni.
Eppure io non ho l’abitudine prava dell’eterno sporcaccione
Arifrade[1]
che da tempo immemorabile “in nefande
voluttà la lingua inquina: pei bordelli va leccando quella sudicia pruìna”[2].
Nemmeno con la mia pur-troppo casta puella, ora volata a New York, succedeva cotanto, quando,
tuttavia accadevano diversi eventi gioiosi che io volevo né lei rifiutava[3].
Lo dico non per vana esibizione, ma perché non voglio demeritare del tutto di
fronte al Signore supremo che mi ha donato questo sessantanovesimo compleanno,
né calunniare Eros e Priàpo, dèi grandi anche loro.
Ringrazio tutti voi, sodali bene ominosi, che mi avete
augurato buone cose facendomi molto piacere in questa giornata autunnale. Del
resto il grano assai verde nei campi mi fa già pensare alla primavera non
troppo lontana e a una rinascita della vita, anche della mia, sebbene più volte
percossa, comunque mai inaridita.
Magari, voi amici non venali, venite, venerdì prossimo: vi invito[4]
alla mia conferenza sul femminicidio[5]…
Verrete gratis, ma non per niente.
Mi sentirete parlare, non a casaccio, ossia in seguito a serio
studio, di Ifigenia e di altre femmine
umane uccise o fatte soffrire da omaccioni e omuncoli bestiali: semiviri[6]
iniqui mulieribus.
Sarà interessante,
credo, per voi ascoltarmi, e sarà sicuramente un piacere per me rivedervi. In
ottima forma, spero.
Un abbraccio a tutti. Un bacio, castissimo, alle care
femmine amiche, il meglio dell’umanità .
gianni
[1] L’Arifrade ponerov~ che viene
sbeffeggiato da Aristofane nei Cavalieri
(vv. 1281 sgg. e nelle Vespe (1280
sgg,) per come ha appreso a lavorare di lingua, inquinandosela nelle voluttà
nefande dei bordelli.
[2] Aristofane, Cavalieri,
1281-1282. La traduzione non è mia. Sono
a Pesaro e non ho con me il testo greco. Ricordo questa buffa e simpatica
versione, anche se non me ne sovviene l’autore.
[3]
Cfr. Catullo: "Ibi illa multa tum
iocosa fiebant, quae tu volebas nec puella nolebat./ Fulsere vere candidi tibi
soles" (8, 6-8), lì allora accadevano quei molti meravigliosi
giochi / che tu volevi né la ragazza rifiutava. / Davvero hanno brillato
radiosi i soli per te.
[4] L’allitterazione è voluta. La “v” deve suggerire il
soffio vitale.
Mediateca
di San Lazzaro di Savena - spazio reading - via Caselle, 22
[6] Cfr. “semibovemque virum
semivirumque bovem” Ovidio, Ars Amatoria
II 24.
SEMPER SIT IN FLORE :-)
RispondiEliminaevviva i sessantanovenni spiritosi e vivaci come Gianni
RispondiEliminaAuguri Margherita