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Mircea
Eliade nel suo Trattato
di storia delle religioni
scrive: "L'assimilazione
fra donna e solco arato, atto generatore e lavoro agricolo, è
intuizione arcaica e molto diffusa"1
.
A
sostegno di questa affermazione vengono citati tre testi .
Nel
quarto stasimo dell’Edipo
re
di Sofocle, il Coro domanda: "pw'"
poq j aiJ patrw'/aiv s j a[loke" fevrein, tavla", si'g j
ejdunavqhsan ej" tosonde;",
vv. 1211-1213, come mai i solchi paterni2
poterono, infelice, sopportarti fino a tanto in silenzio?
Nelle
Trachinie
(vv.30 e sgg.) Deianira lamenta l'assenteismo coniugale di Eracle il
quale, come eroe, è impegnatissimo, ma come marito si comporta alla
pari di un colono che, avendo preso un campo lontano, va a vederlo
solo quando semina e miete, ossia un paio di volte all'anno3
.
Per
quanto riguarda l'identificazione più precisa della donna con il
solco, Eliade ricorda il Codice
di Manu (IX,33)
dove sta scritto: "La donna può essere considerata come un
campo; il maschio come il seme", e un proverbio finlandese che
fa: "Le ragazze hanno il campo nel loro corpo".
A
queste testimonianze possono essere aggiunte altre, antiche e
moderne, per mostrare quanto tale idea sia davvero diffusa nella
mente umana, soprattutto in quella maschile.
Eschilo
ne I sette a Tebe
(vv.751 e sgg.) dice, riferendosi a Laio, che egli generò il
destino per sé, Edipo parricida, il quale a sua volta osò seminare
il sacro solco della madre dove nacque (matro;"
aJgna;n-speivra" a[rouran, i{n j ejtravfh, 752-753),
e la pazzia unì gli sposi dementi.
Euripide
nelle Fenicie
ricorda, attraverso Giocasta, il responso di Febo che prescrisse a
Laio: "mh; spei're tevknwn a[loka
daimovnwn biva/"
(v. 18), non seminare il solco dei figli a dispetto degli dèi.
Oreste
euripideo per attenuare la colpa del matricidio dice al nonno
materno che il padre lo generò, mentre la madre non ha fatto che
partorirlo: ella è stata solo il campo arato che ha preso il seme da
un altro: "to; sperm j a[roura
paralabous j a[llou pavra"
(v. 553).
La
stessa ragione addotta da Apollo nelle Eumenidi
di Eschilo (vv. 658 e sgg.) per minimizzare il delitto del
matricida.
Tra
gli autori latini Lucrezio , forse sotto la scorta di Euripide4
interpreta la deum
mater (II,659), come la divinizzazione della terra5.
Shakespeare
paragona la giovanissima Marina, vergine e onesta, a della terra non
dissodata. Parlano una mezzana e un ruffiano che vorrebbero trarre
profitto dalla prostituzione della ragazza: “Crack
the glass of her verginity, and make the rest malleable”,
rompi il vetro della sua verginità e rendi il resto malleabile dice
il ruffiano.
E
la mezzana risponde: “An
if she were a thornier piece of ground than she is, she shall be
ploughed ”
(Pericle principe di
Tiro, IV, 4), anche
se fosse un pezzo di terra più spinoso di quello che è, verrà
arata.
Questa
parentela stretta tra la femmina umana (o divina) e la terra, è
messa in rilievo anche da non pochi autori moderni.
Kierkegaard
nel Diario
del seduttore
indica e sottolinea la vicinanza della ragazza alla natura:"Perfino
quel che in lei c'è di spirituale ha alcunché di vegetativo"6
.
Su
questa linea si trova anche J. J. Bachofen, l'autore di Das
Mutterrecht,
che vede nel diritto materno quello fisico, e nel paterno il
metafisico, in quanto "la donna è la terra stessa. La donna è
il principio materiale, l'uomo è il principio spirituale... Platone
nel Menesseno
dice: "Non
è la terra a imitare la donna, ma la donna a imitare la terra-"7.
Nel
Menesseno
Platone
scrive (precisamente): "ouj
ga;r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei ajlla; gunh; gh'n"
(238a)
infatti non la terra ha imitato nella gravidanza e nel parto la
donna, ma la donna la terra 8.
Nel Menone,
del resto, il filosofo ateniese afferma che tutta la natura è
imparentata con se stessa (th'"
fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh" ,81d),
e, dunque, anche l'uomo è stretto parente della grande madre.
Questa
teoria, espressa con benevolenza verso le femmine umane dal filosofo
danese e in maniera ambivalente, non priva di contraddizioni da
Bachofen, assume aspetto malevolo, decisamente antifemminista in
Otto Weininger, l'autore di Sesso
e carattere, morto,
forse non a caso, suicida nel 1903, a soli ventitré anni. Secondo lo
scrittore austriaco" le donne stanno incosciamente più vicine
alla natura che non l'uomo. I fiori sono i loro fratelli"9,
e, più avanti10
: "L'uomo è forma, la donna è materia... La materia vuole essere
formata: perciò la donna pretende dall'uomo la delucidazione dei
suoi pensieri confusi".
Si
può continuare la rassegna, certo parziale e limitata, con un altro
autore austriaco, uno dei massimi romanzieri del Novecento, Robert
Musil che, nel romanzo L'uomo
senza qualità,
compie l'operazione inversa: assimila la terra alla donna. "Ulrich
la trattenne e le mostrò il paesaggio: 'Mille e mille anni fa questo
era un ghiacciaio. Anche la terra non è con tutta l'anima quello che
momentaneamente finge di essere - egli spiegò - Questa creatura
tondeggiante è di temperamento isterico. Oggi recita la parte della
provvida madre borghese. A quei tempi invece era frigida e gelida
come una ragazza maligna. E migliaia di anni prima si era comportata
lascivamente, con foreste di felci arboree, paludi ardenti e animali
diabolici'"11.
Concludo
citando D'Annunzio: in Il
Piacere Andrea
Sperelli dichiara che "fra i mesi neutri" aprile e
settembre preferisce il secondo in quanto "più feminino... E la
terra? - aggiunge - Non so perché, guardando un paese, di questo tempo,
penso sempre a una bella donna che abbia partorito e che si riposi in
un letto bianco, sorridendo d'un sorriso attonito, pallido,
inestinguibile. E' un'impressione giusta! C'è qualche cosa dello
stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di
settembre!"12.
Infine in Il
Fuoco
l'amante non più giovane viene assimilata, tra l'altro, a "un
campo che è stato mietuto"13.
Giovanni
ghiselli
---------------------------------------------------
1
P. 265.
2
Cioè già seminati dal padre, da Laio.
3
VV. 30 ss.
4Cfr.
Baccanti,
vv.275-276:" Dhmhvthr
qeav-gh' d'& ejstivn, o[noma d& oJpovteron bouvlh/ kavlei",
la dea Demetra, è la terra, chiamala con il nome che vuoi, e le
Fenicie,
vv.685-686: "Damavtar
qeav,-pavntwn a[nassa, pantwn de; Ga' trofov"",
la dea Demetra, signora di tutti, la Terra di tutti nutrice.
5Per
tutto l'episodio cfr. De
rerum natura, II,
600-660.
6
P. 138.
7Trad.
it. , antologica, Il
potere femminile,
pp.76-77)
8
“At the
Thesmophoria they tried to persuade the Earth to imitate them”
(Dodds,
The ancient concept of progress,
p. 147), alle Tesmoforie le donne
cercavano di persuadere la Terra a imitare loro.
9
P. 293
10
P. 296.
11
P. 279.
12
P. 169
13
P. 306.
Non so voi, ma a me questa assimilazione della donna alla terra, alla terra arata anche, piace molto e mi sembra particolarmente azzeccata. mi capita talora di sognare grandi solchi in campi arati e io li percorro o mi ci adagio e sento una grande pace e felicità, quasi tornassi al tepore nel grembo materno.
RispondiEliminaBello vedere che dall'antichità a oggi tanti letterati hanno colto questo!
Maddalena
Condivido pienamente, la donna e la terra sono assimilate da sempre. La grande madre terra è il simbolo della fertilità in tante religioni primitive perché la vita è ricca di fascino e di mistero, di misteri irrisolvibili...la scienza tenta di spiegare i meccanismi, ma il nucleo filosofico della nostra presenza e della nostra permanenza su questa terra è irrisolto. Mentre la donna trova nella maternità la sua identità e si assimila alla madre terra l'uomo non può che accettare il mistero. Trovo che la donna come campo da arare soddisfi molto più di tante immagini scientifiche l'ansia sia maschile che femminile rispetto al mistero della vita. L'uomo e la donna sentono fortemente il bisogno di specchiarsi in un elemento divino antropomorfo ,ecco ,credo che la grande madre terra rappresenti tutto ciò. Da sempre l'uomo è combattuto tra la sfida della fertilità della terra e della donna e il desiderio di sostituirsi a Dio nella creazione. Una scienza mostruosa che genera mostri ,o al contrario sta uccidendo la capacità di riprodursi ...la donna sterile è un sepolcro imbiancato perché terra siamo e terra ritorneremo. Anche nella morte la donna è terra. Terra che torna al suo stato di fertilità secondo natura, e in questo l'uomo e la donna sono infine riconciliati e riplasmati in un ciclo infinito: la Grande Madre Terra. Giovanna Tocco
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