Il guardasigilli ha
mentito e deve dimettersi.
Assimilo il suo insistito mendacio alle menzogne della
Tindaride Clitennestra nell’Agamennone
di Eschilo.
Nel secondo episodio, la bipede leonessa[1]
rientra in scena e biasima il Coro di
vecchi argivi perché l’ha criticata affermando che è tipico di una donna
esaltarsi nel cuore (v. 592).
Precedentemente la moglie di Agamennone aveva simulato gioia
per la notizia ancora incerta della vittoria
del marito dopo dieci anni di guerra.
Quando la buona novella viene confermata, la donna rinfaccia
ai coreuti il loro scetticismo.
Quindi “l’ottima consorte” dà a vedere una gioia che non prova per il ritorno
dell’Atride, dicendo: “Troverà nella casa la sposa fedele (gunai`ka pisthvn, 606) quale l’ha
lasciata, la cagna del palazzo, (dwmavtwn
kuvna) benigna a lui e ostile ai malevoli.
Clitennestra durante l’assenza del consorte, del resto
nemmeno lui esente da colpe, era diventata amante di Egisto, cugino di Agamennone.
La menzione dell’animale manifesta l’ambiguità dell’affabulazione
tragica e della donna.
Il cane infatti non è soltanto
un simbolo di fedeltà. Lo è quello accucciato ai piedi di Ilaria del
Carretto nel monumento funebre commissionato a Jacopo della Quercia da Paolo
Guinigi, signore di Lucca, per la moglie morta di parto nel 1405.
Ma la cagna può simboleggiare la femmina dissoluta, quindi anche la
moglie infedele. Come nota lo scoliaste, kuvwn
significa una donna che ha più di un
uomo.
Vediamo un altro esempio di cagna, o lupa, che non simboleggia la
fedeltà o la castità.
Tito Livio narra che una lupa offrì la mammella a Romolo
e Remo i quali poi vennero raccolti dal pastore Faustolo che li portò nella sua
capanna perché li allattasse la moglie Larenzia. Quindi lo storiografo di
Padova aggiunge una spiegazione razionalistica della leggenda: "Sunt qui
Laurentiam vulgato corpore, lupam inter
pastores vocatam putent; inde locum fabulae ac miraculo datum." (I, 4, 7)
Ci sono quelli che pensano che Laurenzia fosse chiamata lupa tra i pastori in
quanto si prostituiva; di qui prese origine la leggenda e il miracolo.
La cagna dunque può essere una figura che
sostituisce quella materna e assumere diverse valenze. Clitennestra nelle
successive Coefore presagisce al figlio Oreste che, se la
ammazzerà, dovrà subire la vendetta
delle Erinni: "fuvlaxai mhtro;"
ejgkovtou" kuvna"" (v. 924), guardati dalle cagne rabbiose di tua
madre.
Ma torniamo alla prima tragedia della trilogia Orestea[2]
di Eschilo.
Clitennestra continua con la finzione: Io non conosco
piacere (oujd j oi\da tevryijn) da altro uomo né nota
di biasimo” (Agamennone, 611-612),
non più che la tempra del bronzo.
Con la menzione di questo
metallo, Eschilo prefigura l’assassinio del conquistatore di Troia da
parte della moglie adultera la quale, nel quarto episodio, apparirà spruzzata
dal sangue di Agamennone colpito tre volte (v. 1387) da lei. Quindi la sorella
di Elena rivendicherà l’assassinio, vantandosene ( ejgw; d’ epeuvcomai, v. 1394)
Nella fase preliminare, quella della mistificazione, al
contrario, la moglie infedele si era
gloriata della propria fedeltà: “Tale è il vanto” (toiovsd j oJ kovmpo~)
(v. 613), pieno di verità (th`~ ajlhqeiva~
gevmwn, 613), e posso proclamarlo poiché sono una donna nobile.
La nostra ministra ha detto: “Le accuse contro di me sono assurde… Rifiuto
di vedere il mio onore appannato… Non accetto sospetti su di me”.
Infatti oramai abbiamo delle certezze sul suo conto.
Sia chiaro che non intendo accusare la Cancellieri di
adulterio né di assassinio.
La assimilo a Clitennestra per altre analogie: il mendacio sfrontato, la recita ingannevole, le parole fallaci.
E tutto questo, in entrambi i casi, da una posizione di
potere e alta responsabilità. La Cancellieri ha sicuramente rispettato il marito, ma
altrettanto certamente non ha rispettato il proprio ruolo.
Chi mente in quella maniera non può fare il ministro
Se il PD non la licenzierà, non lo voterò alle prossime
politiche, sebbene sia iscritto e collabori alla Festa dell’Unità da tanti anni.
Alle primarie voterò, ma escludo di votare un candidato che
non proponga la sfiducia di questa donna.
Il V episodio della tragedia si apre con un grido
proveniente dal palazzo. Lo lancia Agamennone assassinato dalla moglie: “w[moi, pevplhgmai kairivan plhgh;n e[sw
(v. 1343), ahimé, sono colpito dentro con un colpo mortale!
T. S. Eliot utilizza questo verso come epigrafe alla poesia Sweeny among the nightingales[3] che ricorda
il momento “when Agamennon cried aloud” (v. 38), quando Agamennone forte gridò.
Ora io grido forte che la Cancellieri deve dimettersi, o
venire dimessa.
Ricordo che ero nella mensa universitaria di Debrecen
nell’agosto del 1974, quando un ragazzo gridò la grande, bella notizia; “Nixon resigned!”, Nixon si è dimesso.
Seguirono grida di giubilo da parte di tutti, me compreso.
Nixon aveva mentito, da Presidente degli Stati Uniti, al suo
popolo.
Chi ha orecchie ascolti[4].
Cito come clausola i versi finali (773-781) del secondo
stasimo dell’Agamennone di Eschilo.
“La Giustizia brilla nelle case dal povero fumo, e tiene in pregio la misura equa. Abbandona,
torcendo gli occhi, le sedi cosparse
d’oro messo insieme con sozzura di mani,
si rivolge a pie dimore, non rispetta potenza di ricchezza falsamente insignita
di lode, e dirige ogni cosa al suo termine” .
La signora Anna Maria Cancellieri dunque è fuori luogo nel
Ministero che ha occupato e attualmente usurpa. Se ne deve andare.
Giovanni ghiselli
P. S.
g.ghiselli@tin.it
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siamo d' accordo anche noi la cancellieri deve dimettersi Giovanna e Stefano
RispondiEliminaSappiamo che non lo farà. Poche persone sono come Josefa Idema, purtroppo... Infatti non è italiana!!
RispondiEliminaMaddalena