Il classico è quanto sopravvive siccome resiste alle mode.
Il ritorno del classico è periodico, è eterno.
Chi non conosce i classici vive l’ora senza la giusta distanza rispetto alla moda del momento.
Quando i vivi dormono, bisogna risvegliare i defunti per sostenere un dialogo non privo di capacità critiche. Trovare la forza polemica dei classici come alleata contro i luoghi comuni del conformismo ignorante e
pretenzioso. Lucroso per alcuni deleterio per la maggioranza
La scuola, scolhv, deve essere il tempo libero necessario ad acquistare le forze per divenire kritikov~ e fare della critica ai luoghi comuni volgari lanciati dalle mode effimere. Oggi le mode oscene e purtroppo tenaci sono la guerra, la prepotenza, la violenza, il cosiddetto liberismo che di fatto è un nichilismo riguardo alla kalokajgaqiva i valori estetici ed etici che sono stati annullati tutti.
Le mode odierne propongono la morte dei più deboli: i poveri in genere, i bambini e le donne in particolare. Le bombe, la fame, il freddo causano ecatombi non di buoi a centinaia ma di esseri umani a milioni.
Eppure c’è chi affermana che tutto va bene.
Senza la lezione dei classici non si diventa kritikoiv, si resta servitori dei rumores, i pettegolezzi via via di moda. Gli autori greci, latini, e gli europei successivi che conoscono e impiegano la loro lezione insegnano a non essere servi.
Non proprio tutti invero. Bisogna fare delle scelte soprattutto nella letteratura latina dove non mancano i panegiristi del potere. Virgilio per esempio anche se scrive bene. Ma il messaggio è che bisogna obbedire agli ordini, come fa Aristeo e come fa il “pio” Enea nella sua spietatezza.
Dei poeti, come Virgilio, Orazio, Ovidio non discorro. Adulatori per lo più de’ tiranni presenti, sebbene lodatori degli antichi repubblicani. Il più libero è Lucano” (Leopardi, Zibaldone 463).
Perciò questo Lucano è un autore che nelle scuole si legge molto meno di Virgilio e Orazio. Personalmente non metterei Ovidio con questi due cortigiani, entrambi capaci di scrivere con eleganza ma non di suscitare lo spirito critico e il dubbio.
Lucano scrive della guerra civile tra Cesare e Pompeo che i due, suocero e genero combatterono per una tomba:
“Quem tumulum Nili, quem Thybridis alluat unda
quaeritur, et ducibus tantum de funere pugna (Pharsalia, VI. 810-811), ci si chiede quale tomba bagni l’onda del Nilo, quale l’onda del Tevere, e i duci combattono solo per la sepoltura.
Sappiamo che Pompeo finì decapitato in Egitto nel 48 e Cesare dopo il genocidio perpetrato in Gallia e la guerra civile vinta a Farsalo, in Africa, in Spagna venne massacrato da decine di pugnalate a Roma, in senato, nel 44.
Quanti sono asserviti per ignoranza e stupidità o per il lucro detestano i kritikoiv, li ostacolano e cercano di danneggiarli, ma chi è stato informato, educato e potenziato dai classici ha la forza per superare gli ostacoli problhvmata. Chi segue la moda mutevole sorella e alleata della morte, non è mai problematico e non ha dubbi. Crede, obbedisce e combatte. Le guerre sono tutte bella plus quam civilia: fratricide.
Comunque vadano le cose, non credo che i trionfi che probabilmente verranno celebrati tanto dai Russi quanto dagli Ucraini e dai loro sostenitori alla fine di questa guerra saranno meno funebri e orrendi di quelli raccontati da Lucano.
Bologna 5 dicembre 2025 ore 19, 05 giovanni ghiselli.
p. s.
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