illustrazione di Raúl Gómez |
La confusione come quintessenza del
male
Chi ci governa cerca di creare confusione nelle nostre teste
attraverso acronimi, acrostici, acroteri, acrotonie e altri acriora
verba che dovrebbero servire a renderci acritici nei confronti delle loro
porcate acerrime, mentre, tutto al contrario accrescono costantemente l’
acrimonia popolare nei confronti della
spudorata grettezza di cotale casta contrassegnata da voracità, ignoranza e
inettitudine.
La confusione provoca disordine che dilagando come una furia
può diventare un caos dove niente funziona più, ogni collaborazione tra gli
umani sparisce, poiché, dati gli esempi che vengono dai nostri non eletti
parlamentari, tutti diffidano di tutti e sono nemici di tutti.
Vediamo alcuni anatemi antichi della
confusione.
Solone nell’Elegia alle Muse ditingue due tipi di plou'to": “La ricchezza che danno gli dèi, è solida/per
l'uomo dall'ultimo fondo alla cima;/
quella cui vanno dietro gli uomini spinti dalla prepotenza, non arriva/con
ordine (ouj kata; kovsmon e[rcetai),
ma siccome obbedisce alle azioni ingiuste,/segue di malavoglia, e presto vi si
mescola l'accecamento”[1].
Nei Cavalieri[2] di Aristofane il demagogo Cleone-Paflagone è chiamato “borborotavraxi” (v. 307), il
mescola-fango; egli si comporta come i pescatori di anguille, i quali le
acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v.
867), anche tu arraffi, se scompigli la città,
gli fa il salsicciaio.
Quello della confusione è un tema
ricorrente nella Medea di Seneca. La navigazione ha unito, confondendo,
parti che dovevano restare separate e distinte. Così si sono guastati i candida…saecula (Medea, 329) dei padri. "Bene dissaepti foedera mundi/ traxit in unum
Thessala pinus,/iussitque pati verbera pontum/partemque metus fieri nostri/mare
sepositum" ( Medea, vv.
335-339), la nave tessala unificò le parti del cosmo ben separate da un recinto di leggi, e ordinò che
il ponto patisse le frustate dei remi; e che il mare lontano divenisse parte
della nostra paura.
Ora si pretende di esportare a suon
di bombe la nostra pseudo democrazia e
le nostre false libertà.
E' la stessa u{bri" di Serse il quale tentò di trattenere con vincoli
la sacra corrente dell'Ellesponto e di unificare ciò che deve restare diviso (
Eschilo, Persiani, vv. 745-750).
Questo discorso viene richiamato,
nelle Storie di Erodoto, da Temistocle il quale, dopo la vittoria sui
Persiani, afferma:"Poiché questa impresa non l'abbiamo compiuta noi, ma
gli dèi e gli eroi i quali non permisero che un uomo solo, per giunta empio e
temerario, regnasse sull'Asia e sull'Europa, uno che teneva in egual conto le
cose sacre e profane, incendiando e abbattendo i simulacri degli dèi, uno che
fece frustare e incatenare anche il mare"(VIII, 109)[3].
Un atto disperato compiuto nel buio e nella confusione da chi voleva
congiungere entità che non possono esserlo (sunavyai
ajduvnata[4]):
culture, abitudini, norme, di popoli diversi, o anche soltanto i caratteri di
due persone incompatibili.
Nelle Anime morte di
Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere
impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e
nient’altro… introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano
altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario
pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi… Mi creda, appena la situazione
diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare
tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).
Ancora a proposito di confusione, C. Marx, commenta
Shakespeare[5]
scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità
visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel
loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle
cose"[6].
Dobbiamo allora ricordare che il caos non viene mai vinto
del tutto e torna, periodicamente, a sostenere una lotta incessante con
l'ordine: dura eterna questa dialettica tra i vari aspetti della storia cosmica
e umana.
Gentaglia come quella che recita la parte dei ministri della
repubblica conta di gettare nel guazzabuglio generale la maggior parte della
popolazione, lasciandone fuori, al di sopra, i loro padroni e sè stessi.
Ma il Caos è un vuoto immenso, un buco nero che tutto risucchia. Se questi imbecilli
continueranno a spargere chiacchiere vane, prive di ogni riscontro con una
realtà che va degradandosi ogni giorno di più, la rabbia dei poveri, degli
emarginati, dei non raccomandati, dei più, esploderà in una rivolta che
spazzerà via tutto.
giovanni ghiselli
Non siamo pochi
[1]
Fr. 13 W. vv. 9-13
[2] Del 424 a. C.
[3] Proust ricorda questo episodio in La prigioniera
e lo applica al suo sermo amatorius:" Eppure, non mi rendevo conto che già
da un pezzo avrei dovuto staccarmi da Albertine, giacché era entrata per me in
quel periodo miserando nel quale un essere disseminato nel tempo e nello spazio
non è più per noi una donna, ma una serie di eventi sui quali non possiamo far
nessuna luce, una serie di problemi insolubili, un mare che, come Serse,
cerchiamo inutilmente di fustigare per punirlo di tutto quello che ha ingoiato”
(p. 103).
[4] Cfr. Aristotele, Poetica 1458a.
[5] Il quale nel Timone d'Atene chiama l'oro "comune
bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e
imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe
con nausea" (IV, 3)
[6] Manoscritti economico-filosofici del 1844, p. 154.
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