il palazzo Martelli a Sansepolcro |
Caro Matteo,
ora sei il segretario del partito cui sono iscritto da anni,
e ti scrivo per dirti a quali condizioni voterò PD, poiché non mi sento tenuto
a farlo se non manterrai le tue promesse.
Alla fine dei conti, l’8 dicembre ti ho votato. L’ho fatto
tenendo conto, appunto, delle tue promesse. Tu le hai fatte parlando da una bocca “senza porta”, come dicevano i Greci a proposito degli oratori
dalle parole anche troppo fluenti[1]. Io
sono stato attirato anche dal tuo eloquio, e dalla tua pronuncia toscana.
Perfino dal fatto che la tua sede politica si trova in via Martelli che è pure
il cognome della “mi’ mamma del “su’
poro babbo” e delle zie materne, gente
toscana di Borgo Sansepolcro dove sono nati e sono sepolti con la nonna pesarese.
Questi però sono fatti emotivi.
Vero è del resto che lo qumov~ è più forte dei ragionamenti, come afferma la
Medea di Euripide[2], e che i ragionamenti sono
spesso soltanto sentimenti travestiti, come ha scritto Svevo[3], e
Insomma, cercare di cancellare il sentimento con la ragione
è quasi come tentare di convincere un terremoto a non scuotere la terra.
Io però non voglio ammazzare dei bambini, per giunta
figlioli miei, come fece Medea, né suicidarmi al pari di Alfonso Nitti, e così
via.
Pertanto devo farmi forza, rinnegare per un momento l’
innata toscofilìa, e valutare i tuoi
comportamenti con la ragione. La prima cosa che voglio per votare il partito di
cui sei diventato segretario anche con il mio voto, è la coerenza tra le parole
e i fatti. Per ora ne ho vista poca. Hai detto che avresti fatto dimettere la
Cancellieri, una persona per bene tu dici, e può darsi, ma, comunque, una donna che, in veste di ministro
della Giustizia, ha sbagliato, non è stata all’altezza del suo ruolo. Tu ora
sei il segretario e colei è ancora al suo posto.
Dunque?
Hai detto che avresti condizionato il governo. Invece il
primo ministro, Enrico il Nipote, o
Letta il Giovane che dire si voglia, procede metodicamente sulla sua strada,
imperterrito nell’ impoverire i poveri e nell’arricchire i ricchi. Non ho
sentito parole di resipiscenza. Ricordati, giovanotto, che la cattiva reputazione è leggera e ci mette poco a
sollevarsi nell’aria, ma una volta che ti è caduta addosso, acquista un peso e una potenza tali che non te la togli
più dal groppone[5].
Il rischio massimo che corri in termini di diffamazione è
quello di passare da ciarlatano. Sei salito sulla ribalta e ora ti esalti tra
clangore di buccine[6].
Ricordati però che su quel podio ti ha portato il voto di
tante persone che, come me, si aspettano un cambiamento di rotta dal tuo
pilotaggio. Anche chi non si intende di
cibernetica e nemmeno sa che cosa vuole dire[7], ha
notato che il nocchiero attuale non è in grado di guidare la nave Italia fuori
dalla tempesta. E tu vai a omaggiarlo, a garantire continuità al suo cattivo
servizio? Se non prendi presto il timone in mano e non raddrizzi il verso della
navigazione, o non dici a Letta il Giovane come raddrizzarla, la gente italica
ti punirà: voterà per Grillo o per l’amicone storico di Letta il Vecchio.
Nella segreteria hai fatto entrare solo dei giovani con una
maggioranza di donne. Perché non degli Ebrei, dei negri, degli Indiani, degli
omosessuali o dei travestiti?
Anche loro sono stati
discriminati e perseguitati a lungo. Allora: il criterio della selezione degli
ottimi non deve essere quello anagrafico o di genere, perché questo tipo di scelta è una forma di
razzismo. Alla guida del paese ci vogliono persone oneste e capaci.
Non è vero che tutti i giovani maschi e tutte le femmine
giovani siano capaci, come non è vero che tutti i maschi anziani siano da
buttare via. Prodi e Rodotà non lo sono. Chi mi legge giudicherà se lo sono io,
nato nel 1944, sia pure con l’attenuante che era già metà novembre, dunque
quasi 1945.
Chi apoditticamente
afferma falsità contro tutti gli anziani
è un neo-razzista, se non addirittura un neo-nazista, o per lo meno un
neo-fascista:
ricordate “giovinezza, giovinezza, primavera di
bellezza?”.
Certe affermazioni rottamatorie talora entrano pure nella
categoria del consumismo più becero.
Tu, ragazzo mio, sei abbastanza sveglio, ma non ti sei
ancora svegliato del tutto.
E’ vero che sei giovane e hai due terzi della vita davanti,
ma stai e sentire e da’ retta a un vecchio che ieri l’altro era come te: il
tempo trascorre in modo precipitoso. L’inverno è iniziato da poco, ma presto,
fin troppo presto, le giornate cominceranno ad allungarsi, e nell’aria ci
saranno presagi di primavera, poi questa esploderà nell’estate che si avvizzirà
nell’autunno. All’umido equinozio che offusca l’oro delle sabbie salse seguirà
la bruma inerte[8] che spenge il cielo e
paralizza la vita
Datti da fare subito, figliolo, e facci vedere dei
risultati, presto, molto presto, quasi subito.
E’ già tempo.
Ti saluto.
Tuo
gianni
ghiselli
è arrivato a 122035
[1] Poi parla l’ajnh;r aqurovglwsso~ (903) dalla lingua
senza porta.
L’espressione si trova già in Simonie (a[quron stoma fr. 541, 2 Page, e in Teognide , vv. 421-422)
[2] “Kai; manqavnw me;n oi|a dra'n mevllw kakav,-qumo;" de;
kreivsswn tw'n ejmw'n bouleumavtwn,-o{sper megivstwn ai[tio" kakw'n
brotoi'"( vv. 1078-1080), E capisco quale abominio sto per
osare,/ma più forte dei miei proponimenti è la passione/che è causa dei mali
più grandi per i mortali.
[3] "Nelle lunghe ore che
egli passò là, inerte, ragionò anche una volta sui motivi che l'avevano indotto
a lasciare Annetta, ma come sempre il suo ragionamento non era altro che il suo
sentimento travestito". Svevo, Una
Vita , p. 239.
La discrepanza tra pavqo" e lovgo" , crea
dolore in Alfonso Nitti:" Ad onta di tutti i ragionamenti rimase
triste. Una volta di più, così raccontava a se stesso, quel fatto gli provava
l'imbecillità della vita e non pensava in questo fatto al torto di Annetta o di
Macario ma al proprio, di sentire in modo strano e irragionevole" (p.
284).
[4]Musil, L'uomo senza qualità , p. 210. Concludo la rassegna con La noia di Moravia:"Ma tutte le nostre
riflessioni, anche le più razionali, sono originate da un dato oscuro del
sentimento" (p. 19).
[5] Esiodo (VIII-VII sec. a.
C.) consiglia di evitare la cattiva fama (fhvmh
kakhv) che è leggera a sollevarsi ("kouvfh
me;n ajei'rai", Opere ,
v. 761), ma è pesante da portare ed è difficile togliersela di dosso ("ajrgalevh de; fevrein, caleph; d& ajpoqevsqai",
v. 762).
La Fama
in Virgilio è la dea foeda (Eneide IV, 95) la dea oscena che infama Didone per
l'amore con Enea, argomento sul quale torneremo:"malum qua non aliud
velocius ullum:/mobilitate viget virisque adquirit eundo;/parva metu primo, mox
sese attollit in auras/ingrediturque solo et caput inter nubila condit " (Eneide , IV, 174-177), la Fama di cui
nessun altro male è più veloce: ha la sua forza nella mobilità e acquista
potenza con l'andare; piccola per paura dapprima, presto si alza nell'aria e
avanza sulla terra e nasconde il capo tra le nubi.
[6] “oggi l’alloro è premio di colui/che tra clangor di
buccine s’esalta,/che sale cerretano alla ribalta/per far di sé favoleggiare
altrui” Gozzano, La signorina Felicita
, v. 199-204.
[8] Ti suggerisco di leggere,
o rileggere l’Ode IV, 7 di Orazio. Ti accludo la mia
traduzione.
Le nevi si sono sciolte, tornano già le erbe sui campi
e le chiome sugli alberi;
la terra cambia il turno e decrescendo i
fiumi
scorrono lungo le rive;
La Grazia con le Ninfe e le due sorelle ardisce
guidare nuda le danze.
Di non sperare l'immortalità ti suggerisce l'anno e l'ora
che porta via il giorno vitale.
I freddi si addolciscono agli Zefiri, la primavera la
trebbia l'estate
pronta a morire, appena
l'autunno ferace avrà versato i suoi frutti, e subito dopo
torna di corsa la bruma che paralizza.
I danni del cielo però li riparano veloci le lune:
noi quando siamo caduti
dove il padre Enea, dove il ricco Tullo e Anco
polvere e ombra siamo.
Chi sa se aggiungono alla somma di oggi le ore
di domani gli dèi del cielo?
Tutti i beni che avrai concesso all'animo tuo
sfuggiranno alle mani avide dell'erede.
Una volta che sarai morto e Minosse avrà dato sul tuo conto
chiare sentenze ,
non la stirpe, Torquato, non la facondia, non la devozione
ti restituerà:
infatti dalle tenebre sotterranee Diana non libera
Ippolito casto,
né Teseo ha la forza di spezzare le catene del Lete
al caro Piritoo.
[9] Cfr. Virgilio, Eneide
VI, 539: Nox ruit, Aenea; et nos flendo
ducimus horas., La notte precipita Enea; noi piangendo trasciniamo le ore
Io sono molto scettico, ma speriamo bene.
RispondiEliminaalessandro
gemulPcrus_to Alice Bryan link
RispondiEliminainfatisi
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RispondiEliminaNulled
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