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domenica 31 gennaio 2016

La Commedia antica. Aristofane. XI parte

Le Vespe al teatro greco di Siracusa

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Le Vespe di Aristofane
Nelle Vespe del 422, il commediografo mette in rilievo la parzialità dell’Eliea che in origine era una corte d’appello istituita da Solone, poi ampliata fino a seimila giudici.
 All’Eliea erano affidati i processi che non venivano attribuiti ai tribunali del sangue, all’Areopago,
 I 6000 eliasti erano sorteggiati in numero di 600 per tribù. Unici requisiti avere compiuto 30 anni e il possesso dei diritti politici. Aristofane mette in ridicolo un vecchio eliasta (Filocleone) fanatico dei processi e di Cleone che del resto gli dà solo le briciole.
Filhliasthvς ejstin (87).
Il figlio, Bdelicleone che ha schifo (bdeluvssw, provo disgusto) di Cleone, lo chiude in casa.
Il vecchio spasima perché vuole fare del male (kako; n ti poih̃sai, 320 e cfr. 340),
Cerca di fuggire nascosto sotto un asino (178) e in altri modi ma i servi di Bdelicleone, suoi carcerieri, lo bloccano
Il vecchio chiama in aiuto i colleghi eliasti, un gruppo di vecchi che diventano come un nido di vespe se qualcuno li stuzzica: hanno un pungiglione acutissimo (e[cousi ga; r kai; kevntron ojxuvtaton 225 - 226) con il quale pungono (w\ kentou'si) e con grandi salti urlano.
Filocleone chiede aiuto contro il figlio che non vuole lasciargli fare del male (340)
Il Coro minaccia i servi carcerieri
 Schifacleone viene accusato di aspirare alla tirannide
Il giovane ribatte che per loro tutto è tirannide e congiura.
La tirannide è assai più a buon mercato del pesce salato (pollw̃/ toũ tarivcouς ejstin ajxiwtevra, 491) tanto che il suo nome gira per tutta la piazza (w{ste kai; dh; tou[nomj aujth̃ς ejn ajgorã/ kulivndetai, 492)
Se uno che va a comprare il pesce chiede scorfani (ojrfwvς) e non vuole sardelle (membravdaς, 493), quello che vende sardelle dice: “quest’uomo ha l’aria di fare provviste per la tirannide” 495)
Se uno chiede della cipolla (ghvteion) per condire le alici, l’ortolana lo guarda di traverso e fa: “ di’ un po’: chiedi della cipolla per la tirannide?
Il secondo servo dice che il giorno prima una puttana cui aveva chiesto di cavalcarlo, gli aveva chiesto se voleva ristabilire la tirannide di Ippia.
La città dunque è piena di delatori e Bdelicleone non vuole che il padre si alzi all’alba per frequentare sicofanti e tribunali.

Filocleone dice al figlio quali sono i vantaggi della sua carica: gli eliasti ricevono favori anche sessuali e non devono rendere conto a nessuno (ajnupeuvqunoi drw'men, 587). Cfr. il dibattito costituzionale di Erodoto
Anzi, davanti ai giudici dell’Eliea se la fanno sotto i ricchi e i potenti ( ejgkecovdasiv m j oiJ ploutou''nteς (627) - ejgcevzw, me la faccio addosso.

Ma il figlio di Filocleone esorta il “babbino”(pappivdion, 655) a calcolare qual è il tributo (to; n fovron) che Atene riceve dalle città alleate poi tutte le altre rendite (tevlh, imposte indirette, miniere, mevtall j, mercati, porti, confische 649). Sono duemila talenti.
Gli stipendi dei 6000 eliasti arrivano a 150 talenti (un talento equivalgono a 6000 dracme a 36 mila oboli)
Il vecchio ci rimane male: nemmeno la decima parte?
E gli altri quattrini?
Il figlio risponde che vanno ai demagoghi che adulano la folla e prendono cinquanta talenti alla volta dagli alleati terrorizzandoli prima, poi facendosi corrompere
Tu ti accontenti di rosicchiare i rimasugli del tuo potere (672) dice Bdelicleone a suo babbo.
Tu sei calcolato quasi niente (tre oboli) mentre i demagoghi si pappano vasi di pesce marinato, vino, tappeti, cacio (turovn), miele, sesamo, cuscini, coppe, mantelli, corone, collane, tazze, abbondanza e buona salute e quelli cui tu credi di comandare nemmeno ti danno un capo (skorovdrou kefalhvn, v. 679) d’aglio per i tuoi pesciolini -
Insomma, demagoghi e adulatori traggono grandi profitti, tu, se uno ti dà quei tre oboli (treĩς ojbolouvς) sei felice. Eppure hai combattuto e hai faticato per la città
Ti lasci dare ordini da un giovincello rotto in culo ( meiravkion katapuvgwn, 687) che ti fa fretta, mentre lui non ha orari e prende una dramma (dracmhvn, 6 oboli). Inoltre prende denaro dagli accusati che assolve.
Filocleone comincia a pensarci su
Il figlio continua: sei sempre stato raggirato da questi atteggiati ad amici del popolo (ujpo; tw'n dhmizovntwn, 699).
Vogliono che tu sia povero e arrabbiato per aizzarti contro i loro nemici.
Potrebbero sostenere il popolo nel benessere con i tributi delle città alleate. Con le mille città che pagano, potrebbero mantenere 20 mila ateniesi a carne di lepre e formaggio, fra le corone, un tenore di vita degno di Maratona.
Io ti tenevo chiuso volendo nutrirti e perché non ti beffassero questi enfatici parolai dalla bocca aperta bovskein ejqevlwn kai; mh; touvtouς - ejgcavskein soi stomfavzontaς (720 - 721)

I vecchi eliasti oramai sono convinti da Bdelicleone il quale per giunta promette di dare al babbo quanto giova a un vecchio: farinata da leccare (covndron leivcein) un mantello soffice (claĩnan malakhvn) e una puttana che gli strofinerà il bischero (povrnhn h{tiς to; pevoς trivyei, 739) e i lombi.
Il vecchi pare rinsavito.

Ma rimpiange i processi. Ora vorrebbe processare Cleone
Il figlio gli propone di fare il giudice in casa. Il salario (misqovς, 784) glielo darà il lui e non dovrà dividerlo con nessuno
Filocleone gli dà anche il pitale (urinale, ajmivς) come favrmakon straggourivaς, rimedio della stranguria (stravgx, goccia, ou\ron, urina). Stenosi delle vie urinarie. Poi gli offre il fuoco e un piatto di lenticchie (fakh') da ingollare.
Il cane Labes (deformazione caricaturale di Laches, lo stratego sconfitto in Sicilia ) ha rubato una caciotta siciliana.
Il figlio prega Apollo che tolga l’ortica all’ira del padre e metta il miele al posto della mostarda. L’ojrghv nella tragedia caratterizza il tiranno
Viene introdotto il cane accusato, Laches. Un altro cane lo accusa.
Lo stratego Lachete combattè in Sicilia fu processato per furto, e morì nel 418 a Mantinea.
Lacbes - Laches il cane accusato, secondo il vecchio è il furto in persona. Il gallo messo lì per tenere sveglio Filocleone sembra confermare. Il vecchio chiede il pitale e piscia (oujreĩ, 940)
Il cane non sa difendersi come Tucidide che accusato rimase paralizzato nelle mascelle (v. 947).
Lo storiografo venne esiliato nel 425 per la perdita di Anfiboli.
Ma potrebbe essere Tucidide figlio di Melesia, l’antico avversario politico di Pericle.
Il figlio difende il cane dicendo che non ha avuto una buona educazione; “non sa suonare la cetra” kiqavrizein ga; r oujk ejpivstatai” (959)
Bdelicleone fa anche entrare i bambini (cuccioli di cane) per impietosire il giudice
Il vecchio si commuove e piange
Il figlio fa in modo che il padre assolva, oujc eJkwvn, contro voglia, il cane facendogli sbagliare l’urna del voto.
Il vecchio non si capacita: ha assolto a[kwn (1002, senza volere)

Il figlio promette assistenza al padre che non verrà più ingannato da Iperbolo, altro demagogo.


continua

1 commento:

  1. Oltre a essere molto moderno è anche comico,mi piace.Ogni tanto fa bene questa ironia che alleggerisce l'umore e insieme fa pensare Giovanna Tocco

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