Arthur Schopenhauer |
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E' interessante una riflessione di Schopenhauer sui
misteri: "L'unico residuo o piuttosto corrispettivo dei misteri dei
greci è la massoneria: l'essere accolti in essa è il muei'sqai[1] e le teletaiv[2]; ciò che vi si impara sono i musthvria e i vari gradi sono mikrav, meivzona, kai;
mevgista musthvria[3]. Una simile analogia non è casuale, né
ereditata, ma dipende dal fatto che scaturisce dalla natura umana: presso i
maomettani il corrispettivo dei misteri è il sufismo. Presso i romani, che non
avevano misteri propri, si veniva iniziati ai misteri degli dèi stranieri, in
particolare di Iside, il cui culto si può rintracciare a Roma in tempi molto
remoti"[4].
Nietzsche
invece considera i “culti sotterranei” un antecedente del cristianesimo che li
assommerà in sé: “Il
nascondiglio, il luogo oscuro è il cristiano. In esso il corpo viene
disprezzato, l’igiene respinta come sensualità; la Chiesa si oppone perfino
alla pulizia ( - la prima misura cristiana, dopo la cacciata dei Mori, fu la
chiusura dei bagni pubblici, e la sola Cordova ne possedeva 270). Cristiano è
un certo gusto per la crudeltà verso di sé e verso gli altri; l’odio per i
dissenzienti; la volontà di perseguitare…Cristiano è l’odio mortale per i
signori della terra, per i “nobili”…Cristiano è l’odio per lo spirito, per l’orgoglio, il coraggio, la
libertà, per il libertinage dello spirito; cristiano è l’odio per i sensi, per le gioie dei sensi, per la
gioia in generale…Il cristianesimo vuole dominare su belve predatrici; il suo espediente è farne dei malati, - la
ricetta cristiana per ammansire, per
la “civilizzazione” è l’infiacchimento…Il prete valuta, dissacra la natura: è solo a questa condizione che egli esiste…il
prete vive dei peccati, egli ha
bisogno che si “pecchi”…il cristianesimo,
forma fino ad oggi insuperata di mortale avversione contro la realtà…Tutti i
concetti della Chiesa…sono la più malvagia falsificazione di moneta che esista,
intesa a svilire la natura, i valori
di natura…Quando uno colloca il peso della vita non nella vita, ma nell’ “al di là” - nel nulla - , ha tolto alla
vita in generale il suo peso…Al cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla
grecità è necessaria un’esuberanza di salute - rendere malati è la vera
intenzione recondita dell’intero sistema di procedure di salvezza della
Chiesa…Si legga Lucrezio, per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il
“cristianesimo”, intendo dire la corruzione delle anime per mezzo dei concetti
di colpa, pena e immortalità. - Egli combatteva i culti sotterranei, l’intero cristianesimo latente…Ed Epicuro avrebbe
vinto…in quella apparve Paolo…il cristianesimo come formula per superare - e
per assommare - i culti sotterranei d’ogni sorta, quelli di Osiride, della gran
Madre, di Mitra, per esempio: in questa intuizione sta il genio di Paolo…la
croce quale segno di riconoscimento per la più sotterranea congiura mai
esistita - contro salute, bellezza, costituzione bennata, coraggio, spirito, bontà dell’anima, contro la vita medesima[6]”.
In cambio di questi culti, Atena
chiede prosperità e pace:"tu dunque su questi miei luoghi non scagliare
incitamenti sanguinari, rovine di giovani animi pazze per furori non provocati
dal vino; non aizzare i cuori come quelli dei galli, non collocare nei miei
cittadini Ares intestino, e violenza reciproca. La guerra rimanga fuori dalla
porta (qurai`o~
e[stw povlemo~)
, e non sia penosa per chi abbia violenta brama di gloria; ma non approvo la
lotta di uccelli domestici"( ejnoikivou d j o[rniqo~ ouj levgw mavchn, Eumenidi , vv.858 - 866).
Le Erinni, difficili a placarsi,
oppongono ancora qualche resistenza, ma oramai sono vicine a trasformarsi nelle
benevole Eumenidi.
La corifèa infatti accetta la dimora offertale
da Atena nella sua città e le chiede pure quali onori debba attendersi (v.894).
Pallade la lusinga dicendole che la prosperità di ogni casa dipenderà da lei
(v.895). La Furia
diviene sempre meno malevola finché ammette:"mi sembra che mi affascinerai
e desisto dal risentimento"(v.900).
Quindi Atena chiede prosperità
per i buoni, e sterminio contro gli empi, una distruzione affidata alle Erinni
stesse (v.910).
Nel canto finale il Coro benedice
Atene e promette la sua protezione al paese; allora Pallade riconosce alle dèe
venerande un grande potere sopra e sotto terra (vv. 950 - 951): la linea
culturale più antica è inserita nella polis
di Atena e di Eschilo. Le Erinni è vero possono dare:"ad alcuni gioia di
canti, ad altri invece una vita oscurata dalle lacrime"(vv.953 - 955), ma
da ora in avanti questo avverrà secondo una norma razionale che punisce la
colpa e premia il merito individuali. Atena constata che la ragione umana l’ha
avuta vinta sui vaneggiamenti magici.
"E' prevalso Zeus protettore dell’assemblea (ajgorai'o~) e la nostra gara di benefìci (ajgaqw'n e[ri~) vince per sempre"(vv.973 - 975). Alle
due e[ride~ di Esiodo[8], quella cattiva e quella buona, si aggiunge
questa che è ottima.
E' la vittoria della parola colta
e persuasiva sul mugolio con il quale si erano presentate le Erinni entrando in
scena (vv. 117 e sgg.). Isocrate nel Panegirico
metterà in rilievo che Atene, di cui fa un caldo elogio, elargisce al mondo
intero i doni di civiltà e di religione ricevuti dai suoi dèi.
Il coro si unisce alla deprecazione del fremito raccapricciante delle
guerre civili e augura la concordia che "tra i mortali è il rimedio di
molti mali" (v.986).
"Il messaggio che con questa trilogia Eschilo vuole trasmettere è
quello della concordia tra tutti i cittadini, un programma chiaramente
stabilizzante"[9].
Atena
quindi invita i cittadini a onorare favorevoli le dèe favorevoli (eu[frona~ eu[frone~, v. 992) dai cui volti, già spaventosi, la dea vede
derivare grandi vantaggi per la polis: “ejk tw'n foberw'n proswvpwn[10] - mevga kevrdo~ oJrw'
toi'sde polivtai~”(vv. 990 - 991).
Così le Eumenidi diventano sempre
più benevole appunto, e lanciano benedizioni:"salve, siate felici nel
fortunato possesso della ricchezza, siate felici cittadini di Atene, che state
vicino a Zeus, cari alla vergine cara, rimanendo saggi nel tempo: il padre ha
sacro rispetto per chi sta sotto le ali di Pallade (vv. 996 - 1002).
Atena contraccambia l'augurio
mentre si forma una processione che deve accompagnare le dèe venerande alla
loro dimora sotterranea dove saranno ospiti; la parola greca è mevtoikoi
(v.1011), meteci, che indica una condizione la quale non gode della piena
cittadinanza e dell' optimum ius;
questi infatti erano stranieri che, pur coabitanti, non godevano dei diritti
politici e subivano restrizioni anche nel campo dei diritti civili.
Nel compromesso tra le due
religioni dunque, quella olimpica prevale. Anche Atena si unisce alla
processione che mette al sicuro, sotto terra, le vecchie dèe:"vi
accompagnerò alla luce di fiaccole fulgenti nei luoghi inferi sotto la terra
con queste ancelle che custodiscono il mio simulacro"(vv. 1022 - 1024). Al
corteo è invitato o[mma ga;r pavsh~ cqono;~[11] - Qhsh'ido~ (v.
1025 - 1026), "l'occhio di tutta la terra di Teseo", una nobile
schiera di donne giovani e anziane con vesti di porpora, un colore ctonio.
Quindi la processione si muove verso la sede delle Eumenidi, le dèe venerande
divenute propizie. Fiaccole vivaci illuminano il cammino e i devoti alternano
religioso silenzio (v.1035) con grida di giubilo e danze che chiudono la
tragedia (v.1047).
Leopardi distingue la mitologia
“antica” che tende alla chiarezza da quella post - classica che cerca di
oscurarla. “Differenza tra le antiche e le più recenti, le prime e le ultime,
mitologie. Gl’inventori delle prime mitologie (individui o popoli) non
cercavano l’oscuro per tutto, eziandio nel chiaro; anzi cercavano il chiaro
nell’oscuro, volevano spiegare e non mistificare, e scoprire; tendevano a
dichiarar colle cose sensibili quelle che non cadono sotto i sensi…Gl’inventori
delle ultime mitologie, i platonici, e massime gli uomini dei primi secoli
della nostra era, decisamente cercavano l’oscuro nel chiaro, volevano spiegare
le cose sensibili e intelligibili colle non intelligibili e non sensibili; si
compiacevano delle tenebre; rendeano ragione delle cose chiare e manifeste, con
dei misteri e dei secreti. Le prime mitologie non avevano misteri, anzi erano
trovate per ispiegare, e far chiari a tutti, i misteri della natura; le ultime
sono state trovate per farci credere mistero e superiore alla intelligenza
nostra anche quello che noi tocchiamo con mano, quello dove, altrimenti, non
avremmo sospettato nessun arcano. Quindi il diverso carattere delle due sorti
di mitologie, corrispondenti al diverso carattere sì dei tempi in cui nacquero,
sì dello spirito e del fine o tendenza con cui furono create. Le une gaie, le
altre tetre ec. (Recanati, 29 Dicembre 1826)”[12].
“Nella tragedia si costituisce la
classicità. “Dove è pericolo, là appare anche ciò che porta salvezza”.
Classicità non è non è chiarezza sin dall'inizio, bensì contesa giunta ad
unità, discordia conciliata, angoscia risanata". [13]
Nel
prosieguo della cultura e del costume europeo ha vinto, purtroppo, l'odio tra i
sessi raccontato dalla poesia antica: tutte le cinquanta Danaidi, meno una,
hanno assassinato gli sposi, Clitennestra ha ucciso Agamennone, Oreste la
madre, Procne e Medea i propri figli per punire i mariti , poi arriverà il
cristianesimo il quale" diede a Eros del veleno da bere: egli
non ne morì, ma degenerò in vizio"[14].
Aristofane nelle Rane mette in rilievo il contenuto
didascalico - educativo dei drammi eschilei. Il personaggio che rappresenta il
tragediografo di Eleusi afferma, riferendosi ai Sette contro Tebe , di avere composto"un dramma pieno di
Ares", una tragedia così ricca di ardore bellico che "chiunque
l'avesse vista bramava diventare un terribile combattente"(Rane, v.1022). Quindi prosegue facendo
una storia della poesia che è anche storia della paideia: “"considera come
fin dall'inizio sono stati utili i poeti di rango. Orfeo infatti ci ha fatto
apprendere le cerimonie sacre e ad astenerci dai delitti, Museo le cure delle
malattie e gli oracoli, Esiodo poi i lavori della terra, le stagioni dei frutti
e l'aratura; il divino Omero da che conseguì onore e gloria se non dall'averci
insegnato cose utili come gli schieramenti, il valore e gli armamenti degli
uomini?" (vv. 1031 - 1036). Poi Eschilo, in polemica con Euripide, si
pregia di non avere mai messo in scena Fedre e Stenebee povrna~ (v. 1043), puttane, e nemmeno una donna in
amore[15]: “ejrw'san pwvpot j ejpoivhsa gunai'ka"
(v. 1044).
Il
personaggio Euripide delle Rane
ribatte maliziosamente al personaggio Eschilo affermando che nei drammi del
rivale in effetti non c'è nulla di Afrodite (v.1045), ossia non c'è grazia. Quindi
aggiunge che la storia di Fedra è un fatto reale. Ma Eschilo replica che il
poeta il male deve nasconderlo in quanto egli è l’educatore dei giovani come il maestro di scuola lo è dei bambini
(vv. 1053 - 1055). L’agone è vinto da Eschilo che così viene riportato dagli
inferi ad Atene Alla
fine della commedia c'è un makarismov" dell'intelligenza benefica grazie
alla quale Eschilo potrà tornare sulla terra:"makavriov" g j ajnh;r
e[cwn - xuvnesin hjkribwmevnhn: - pavra de; polloi'sin maqei'n. - o{de ga;r eu\
fronei'n dokhvsa" - pavlin a[peisin oi[kad j au\qi", - ejp j ajgaqw'/
me;n toi'" polivtai" , - ejp j ajgaqw'/ de; toi'" eJautou' - xuggenevsi
te kai; fivloisi, - dia; to; sunetov" ei\nai" (vv.1482 - 1490), beato
l'uomo che ha intelligenza acuta: è possibile riconoscerlo da molti segni.
Questo qui che si è rivelato saggio torna di nuovo a casa per il bene dei
cittadini, per il bene dei suoi parenti e amici, perché è intelligente. Subito
dopo Plutone dà a Eschilo, in procinto di tornare alla luce, l'incarico di
educare gli stolti che sono tanti:"paivdeuson - tou;" ajnohvtou" : polloi;
d j eijsivn"
(vv. 1502 - 1503).
Una
conclusione molto attuale. Voglio commentarla con due citazioni sul valore
morale dell’intelligenza.
"La pietà
suprema sarà per i Greci l'intelligenza"[17].
“Non c’è peccato
peggiore, nel nostro tempo, che quello di rifiutarsi di capire: perché nel
nostro tempo non può scindersi l’amare dal capire. L’invito evangelico che dice
“ama il prossimo tuo come te stesso” va integrato con un “capisci il prossimo
tuo come te stesso”. Altrimenti l’amore è un puro fatto mistico e disumano”[18].
“Intelligenza e
indulgenza apparivano a Giuseppe due pensieri strettamente affini, reciprocamente
scambievoli e portatori perfino di un nome comune: bontà”[19].
Leopardi elogia la naturalezza e l’originalità
di Eschilo, come quella di Omero e di altri poeti antichi. Una originalità che
ai moderni manca: “ quando gli esempi erano scarsi o nulli, Eschilo per esempio
inventando ora una ora un’altra tragedia senza forme senza usi stabiliti, e
seguendo la sua natura, variava naturalmente a ogni composizione. Così Omero
scrivendo i suoi poemi, vagava liberamente per li campi immaginabili, e sceglieva
quello che gli pareva giacché tutto gli era presente effettivamente, non
avendoci esempi anteriori che glieli circoscrivessero e gliene chiudessero la
vista.. In questo modo i poeti antichi difficilmente s’imbattevano a non essere originali, o piuttosto erano sempre
originali, e s’erano simili era caso. Ma ora con tanti usi con tanti esempi,
con tante nozioni, definizioni, regole forme, con tante letture ec. Per quanto
un poeta si voglia allontanare dalla strada segnata a ogni poco ci ritorna,
mentre la natura non opera più da se, sempre naturalmente e necessariamente
influiscono sulla mente del poeta le idee acquistate che circoscrivono
l’efficacia della natura e scemano la facoltà inventiva…” (Zibaldone, 40).
Introduzione alla tragedia greca: fine della parte dedicata a Eschilo
[1] Essere iniziati
[2] Riti di iniziazione
[3] Piccoli, maggiori e massimi
misteri.
[4] Parerga e paralipomena,
Tomo II, p. 537.
[5] Paideia, III vol., p. 131.
[6] F. Nietzsche, L’Anticristo (del 1895) passim.
[7] Cacciari commenta quella di Corcira (427 - 425 a. C.) descritta da Tucidide
“Sinistro
carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni mezzo per
superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a Corcira, per la
prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre (Tucidide, III, 82
- 84)”. (M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, pp. 42 - 43.)
[8] Nelle Opere e i giorni Esiodo distingue due
diversi tipi di [Eri": quella cattiva
che fa crescere la guerra malvagia e la lotta (v. 14) e l'altra che, generata
prima della sorella dalla Notte, Zeus pose alle radici della terra (v. 19),
cioè alla base del progresso umano, e questa suole svegliare al lavoro anche
l'ozioso. Allora il vasaio gareggia con il vasaio, l'artigiano con l'artigiano,
il mendico con il mendico e l'aedo con l'aedo (vv. 24 - 26).
[9] V. Di Benedetto (Introduzione
di), Eschilo Orestea, p. 18.
[10] Cfr. l’Edipo
re di Sofocle dove il coro, nella sciagura tebana, chiede ad Atena:" eujw'pa
pevmyon ajlkavn"
(v. 189), manda un aiuto dal bel volto. Le maledizioni devono diventare
benedizioni e i volti belli da spaventosi che erano.
[11] Espressione di sapore pindarico: poqevw stratia'~ ojfqalmo;n
ejma'~
(Olimpica VI, 18), mi manca l’occhio
dell’esercito, dice Adrasto di Anfiarao, sprofondato nella terra. Un altro
premio di consolazione per le Eumenidi e tutte le donne sconfitte.
[12] Zibaldone, pp. 4238 - 4239.
[13]B. Snell, Eschilo e l'azione drammatica , p. 141.
[14] Nietzsche, Di là dal bene e dal male , p. 96.
[15] Lo stesso
merito, dubbio assai, se lo attribuisce Manzoni nel Fermo e Lucia :" Non si deve scrivere di amore in modo da far
consentire l'animo di chi legge a questa passione. Di amore ce n'è seicento
volte di più di quanto sia necessario alla conservazione della nostra riverita
specie. Io stimo dunque opera impudente l'andarlo fomentando con gli scritti".
[16] La tragedia fu rappresentata la
prima volta nel 1677.
[17] M. Zambrano, L'uomo e il
divino (1955), p. 194.
[18] P. P. Pasolini, Le belle bandiere, p. 103.
[19] T. Mann, Giuseppe in Egitto, p. 257.
Giovanna Tocco
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