lunedì 7 agosto 2023

James Joyce. Ulisse. II. 3

Nestore, la scuola


Quindi Stephen suggerisce al ragazzo di prendere la mazza you had better get your stick  27 e raggiungere gli altri. Quindi seguì verso la porta la figura inamena del ragazzo 39 he followed towards the door boy’s graceless form.
La mazza –stick- pare che possa aggiungere consistenza a questo povero ragazzo “spiaccicata lumaca senza vertebre” a squashed boneless snail come è detto sopra (p 38 in italiano, 26 in inglese)
Lo ripeto perché a 20 anni mi sono sentito anche io siffatto: tale avevano voluto che mi sentissi quanti mi volevano male. Ed erano denigrazioni continue. Io però ho reagito, ho imparato a difendermi, a valorizzarmi, aiutato da alcuni cui facevo pena invece che rabbia. Ringrazio quanti oggi hanno apprezzato le nostre foto prese durante l’ultimo viaggio ciclistico nell’Ellade.  Il primo anno di questa ascesi pagana risale al 1977 ed è anche grazie a questo esercizio santo che mi sono rifatto, sono diventato quello che sono: non granché però me stesso, ed è quanto basta per stare bene.
Ma torniamo a Joyce.  Interviene il preside che volse verso il supplente his angry white moustache 27 i baffi bianchi pieni di ira. Gli ordinò di attenderlo nel suo studio. Voleva mettere ordine nel caos dei ragazzi mentre il sole sgargiante scialbava il miele dei suoi capelli tinti male.
Nello studio di Deasy c’era un vassoio di monete dell’epoca Stuart -1603-1714-, vile tesoro di una torbiera-base treasure of a bag-
Entra il preside . “blowing out his rare moustache  Mr Deasy halted at the table” 27, soffiando all’infuori I suoi radi baffi il preside si fermò al tavolo.
 Mi viene in mente tutto il ridicolo dei miei presidi peggiori e pure per contrasto la dignità e la serietà dei migliori.
Il preside diede due banconote a Stephen. Two he said, due disse. Forse volendo sottolineare la sua generosità. Il supplente toccava le conchiglie ammucchiate nel freddo mortaio di pietra the shells heaped in the cold stone mortar (…) dead treasure, hollow shells 28, morto tesoro, vuoti gusci 41. Mr Deasy alla paga del supplente tre corone e dodici scellini. Il supplente ringrazia e il preside replica . No thanks at all, you have earned it”, grazie di nulla, ve li siete guadagnati.
 Ho trovato presidi peggiori di questo come sa chi mi legge.
Stephen torna a toccare le conchiglie: symbols soiled by greed and misery- 28, simboli insozzati da avidità e infelicità
Quanti scrivono e pure parlano invece di chiacchierare, non possono non vedere dei simboli che sono metà di un segno di riconoscimento e non sentire il bisogno di associarli all’altra metà. Tutto l’effimero è solo un simbolo, conclude il coro mistico alla fine del Faust di Goethe.
Il preside consiglia a Stephen la custodia del denaro e il risparmio: “Because you don’t save, Mr Deasy said, pointing his finger. You don’t know yet what money is. Money is power , when you have lived a long as I have. I know, I know. If youth but knew. But  what does Shakespeare say? Put but money in thy purse[1], p. 28, perché lei non risparmia, disse Mr Deasy, puntando un dito. Lei non sa ancora che cosa è il denaro. Il denaro è potere, quando lei avrà vissuto quanto me. Lo so, lo so. Se solo i giovani sapessero. Ma cosa dice Shakespeare? Metti solo il denaro nella borsa 42.
Il denaro forse è potere, ma il potere bon è potenza, come dice Tiresia nelle Baccanti di Euripide. L’ho ricordato già più volte.
Oggi mi associo al Socrate di Platone che gli fa dire: io credo  infatti di presentare un testimone sufficiente del fatto che dico la verità: la povertà “ ƒkanÕn g£r, omai, ™gë paršcomai tÕn m£rtura æj ¢lhqÁ lšgw :t¾n pen…an”( Apologia, 31, 3)
 
Pesaro 7 agosto 2023 ore giovanni ghiselli, il poverello di Pesaro.
p. s
Due sere fa andavo a vedere una recita sui dialoghi socratici scritti da Platone. Andavo sulla mia bicicletta quando un energumeno carico di bottiglie di birra mi ha investito piombandomi addosso con la sua bicicletta e il suo peso, il doppio del mio, credo.
Ho potuto riprendere il percorso ma ora ho una costola incrinata e la gamba sinistra con un forte risentimento muscolare. La “moda” è non rispettare la vita: colpire, battere, ferire a spron battuto. Il bruto investitore è rimasto sul terreno a lungo io mi sono rialzato subito con l’aiuto di alcuni giovani di colore che mi hanno anche offerto di accompagnarmi a casa. Per fortuna non ne ho avuto bisogno ma ora non sto bene e questa sera mi farò visitare. Che cosa ho imparato: che non basta più guardarsi dalle automobili e dalle motociclette ma ora pure dalle biciclette, dai monopattini, dai pattini et cetera perché gli incidenti sono in agguato dovunque. Questa moda di non guardare dove si va e a chi si può fare del male è davvero sorella della morte.
 Il luogo del ferimento che ostacola i miei movimenti è la piazzetta dove si affaccia il teatro Rossini: uno spazio pedonale. Io guardavo davanti, attento a evitare i pedoni: l’energumeno è sbucato da una via a sinistra a tutta velocità e mi è piombato addosso senza che potessi vederlo. Un attentato? Spero di no. Né lo credo.
Per terra il bruto e tante bottiglie di birra alcune mezze scolate. E, come no? Un cellulare.


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[1] Othello, I, 3, 345 , lo dice Jago a Roderigo.

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