martedì 29 agosto 2023

Percorso sull’amore IX 4 Vediamo come Lucrezio suggerisce il disicanto all’uomo incantato.

"Multimodis igitur pravas turpisque videmus/esse in deliciis summoque in honore vigere " (De rerum natura, IV, vv.1155-1156), quindi vediamo quelle per molti versi deformi e ripugnanti essere vezzeggiate e tenute nella considerazione più alta.-turpisque=turpesque.

Questa trasfigurazione è motivata non solo dalla cecità dell'uomo ma anche dall'astuzia della donna che, al pari di Ulisse, può essere seduttiva senza essere bella[1].

Kafka racconta in diverse pagine gli espedienti di una donna brutta, Frieda, spietatamente denunciati attraverso il discorso indiretto di un'altra donna, Pepi, naturalmente una rivale:" Frieda, una ragazza bruttina, magra, non giovane, con pochi aridi capelli, e per giunta una sorniona sempre piena di misteri, cosa che probabilmente dipende dal suo aspetto; meschina com'è di faccia e di corpo, deve ben avere altri segreti che nessuno può indagare...Nessuno sa meglio di Frieda stessa quanto sia misero il suo aspetto, chi la vede, ad esempio, per la prima volta coi capelli sciolti giunge le mani per la pietà; una ragazza così, se ci fosse giustizia, non dovrebbe fare neanche la cameriera, lo sa anche lei e ne ha pianto per nottate intere, stringendosi a Pepi e mettendosi intorno al capo le trecce di Pepi. Ma quando è in servizio ogni dubbio l'abbandona, si crede la più bella di tutte e riesce a comunicare agli altri la sua convinzione. Conosce i suoi polli Frieda; quella è la sua vera arte. Ed è pronta nel mentire e nell'ingannare affinché la gente non abbia tempo di osservarla bene. Naturalmente queste arti alla lunga non bastano, la gente ha occhi e finirebbe per servirsene. Ma nell'istante in cui ella fiuta il pericolo ha già pronto un espediente nuovo: ultimamente, per esempio, la sua relazione con Klamm!...Che furba, che furba!…Ma quello che basta a Klamm come potrebbe non essere ammirato dagli altri?…gli è davvero piaciuta quella cosettina gialla e patita? Ma no, l’agrimensore non l'ha neanche guardata, lei gli ha solo detto che era l'amante di Klamm, per lui il trucco era ancora nuovo, ed eccolo perduto...D'altronde Frieda non si sa vestire, è completamente priva di gusto; chi ha una pelle giallastra è obbligato a tenersela, ma non occorre che si metta per giunta, come Frieda, una camicetta color crema, molto scollata, così che vien da piangere davanti a tutto quel giallo...Pepi invece detestava simili artifici "[2]. 

"Atque alios alii irrident Veneremque suadent/ut placent, quoniam foedo adflictentur amore,/nec sua respiciunt miseri mala maxima saepe " (vv. 1157-1159), e si deridono a vicenda, e consigliano di placare Venere, poiché sono tormentati da un amore ripugnante, e spesso non considerano, disgraziati i propri grandissimi mali.-alios alii irrident : poiché vedono la follia degli altri ma non la propria.

 Si  comportano in modo simile ai deiloiv , i plebei, stigmatizzati da Teognide:" ajllhvlou" d j ajpatw'sin ejp j ajllhvloisi gelw'nte"" (Silloge, v. 59) si ingannano a vicenda deridendosi a vicenda. La differenza è che gli innamorati pazzi ingannano se stessi.

"Nigra melichrus est, immunda et foetida acosmos " (v. 1160), la nera ha l'incarnato di miele, la lercia e puzzolente è trasandata.-nigra : la pelle scura era apprezzata molto meno della candida.

 

Catullo mette la carnagione chiara tra le doti fisiche gradite a molti, ma non sufficienti secondo lui, quando mancano la venustas, la grazia, e la mica salis , il grano di sale, a costituire una bella donna. Tale è solo Lesbia :"Quintia formosa est multis, mihi candida, longa, recta est…Lesbia formosa est " (86, 1-2, 5), Quinzia per molti è bella, per me di carnagione chiara, lunga, diritta…Lesbia sì che è bella.

 

Il Creonte della Medea  di Grillparzer, rimpiangendo la figlia fatta morire dalla rivale, gli sembra di vederla :"così bianca, così bella, scendere leggera tra le nere rovine" (atto V).

L' Antigone di Anouilh non è sicura di essere desiderata veramente da Emone per il suo aspetto, meno attraente di quello della sorella:"Sono nera e magra. Ismene è rosa e dorata come un frutto"[3]. Ma il fidanzato, forse perché impazzito, l'ha preferita all'altra figlia di Edipo.

 

  -melichrus: è traslitterazione dell'aggettivo greco melivcrou"  composta da mevli (miele) e crova (carnagione).

Questo travisamento ricorda l'idealizzazione dell'innamorato Buceo nel X idillio di Teocrito:"Suvran kalevontiv tu pavnte", /ijscna;n aJliovkauston, ejgw; de; movno" melivclwron" (vv. 26-27), tutti ti chiamano Sira, secca, bruciata dal sole, io solo colore del miele. Gli allievi della scuola veneta, prevalentemente biondi e di carnagione chiara parlando tra loro mi identificavano come “marochin”. A me questo non dispiaceva.

-immunda  : formato da in , prefisso negativo, e mundus , pulito. Significa sciatto e sudicio.

 Una curiosità: Cicerone, deluso dal comportamento di Pompeo che pensava solo a fuggire, lo paragona a quelle donne immundae, insulsae, indecorae, sudicie, sciocche, brutte che ci distolgono dall'amarle (Att.  9, 10, 2).

-foetida : è quella che foetet , puzza, la portatrice di foetor , trasfigurata in acosmos  (traslitterazione di a[kosmo" , disordinato) che qui dovrebbe indicare la neglegentia sui , l' apparente noncuranza di sé; insomma una trasandatezza elegante.

"caesia Palladium, nervosa et lignea dorcas " (v. 1161), quella con gli occhi glauchi è un simulacro di Pallade, la nervosa e legnosa una gazzella".-Palladium : corrisponde al greco Pallavdion , statua di Pallade che infatti Omero chiama glaukw'pi", dagli occhi lucenti. Nel nostro contesto gli occhi chiari, tra il verde e l'azzurro, non sono considerati un pregio.-dorcas : traslitterazione del greco dorkav", gazzella e capriolo, animali agili, eleganti. Il verbo reggente è sempre est .

"parvula, pumilio, chariton mia, tota merum sal  " (1162), la piccina, la nana, è una delle grazie, tutta sale puro.-parvula : cfr. "la piccina è ognor vezzosa" della lista di Don Giovanni  di Mozart-Da Ponte (I, 5), ma questo è il seduttore per il quale conta non l'individualità della donna bensì quello che tutte le donne hanno in comune.

Compie la stessa operazione di Lucrezio, Eliante nel Misantropo  di Moliere che aveva  tradotto il De rerum natura  prima del 1660 :"La nera come un corvo è una splendida bruna: la magra ha vita stretta e libere movenze; la grassa ha portamento nobile e maestoso; la sciatta, che è fornita di non molte attrattive, diventa una bellezza che vuole trascurarsi; la gigantessa sembra, a vederla, una dea; la nana è un riassunto di celesti splendori; l'orgogliosa ha un aspetto degno d'una corona; la scaltra è spiritosa; la sciocca è molto buona; la chiacchierona è donna sempre di buonumore; la taciturna gode di un onesto pudore. Perciò lo spasimante, se è molto innamorato, ama pure i difetti della persona amata"[4].

-chariton mia : traslitterazione di carivtwn miva, una delle Cariti o Grazie.-tota merum sal  (con clausola monosillabica): noi usiamo piuttosto il pepe per una persona piccola ma non insignificante, mentre della inespressiva e insipida diciamo "non sa di nulla". Anche per Catullo, come abbiamo visto, il sapore di una donna è dato dal suo sale:"nulla in tam magno est corpore mica salis " (86, 4), in un corpo tanto grande non c'è un granello di sale. Il sapore ovviamente viene dallo spirito. 

 

"magna atque immanis cataplexis plenaque honoris "(1163), la mostruosamente grande è un incanto pieno di maestà.-immanis : formato da in-  prefisso negativo e manus=bonus , quindi mostruoso.-cataplexis  : traslitterazione di katavplhxi", che ha la radice del verbo plhvssw, colpisco.- honoris : cfr. "è la grande maestosa", (Don Giovanni , I, 5 ).

"Balba loqui non quit, traulizi, muta pudens est " (v. 1164), la balbuziente, non sa parlare, cinguetta, la muta è riservata.-balba : abbiamo visto che la donna deve essere silenziosa; la balbuziente invece appare spregevole qui e ancor più nella ripresa dantesca:"mi venne in sogno una femmina balba" (Purgatorio , XIX, 7).

-traulizei : traslittera traulivzei con ei pronunciato i come fanno ora i Greci e probabilmente hanno sempre fatto.-muta pudens : il mutismo è un silenzio eccessivo e anche qui un difetto è ribaltato in pregio.

"at flagrans odiosa loquacula lampadium fit " (1165).-ma quella che sputa fuoco odiosa, chiacchierona diventa una fiammetta.-flagrans : una megera o un'erinni fiammeggiante.-Lampadium  : traslittera lampavdion, diminutivo di lampav", fiaccola.

"Ischnon eromenion fit, cum vivere non quit/prae macie; rhadine verost iam mortua tussi " (1166-1167), diventa uno snello tesorino, quando non può vivere per la magrezza; poi è delicata quella che crepa dalla tosse.-Ischnon eromenion =ijscno;n ejrwmevnion=snello amoruccio .-rhadine =rJadinhv. "questo quadro ironico e caricaturale delle illusioni dell'amante...è accentuato dalla conservazione delle parole greche, altrove nel poema costantemente rese nelle equivalenti forme latine"[5]. Dionigi segnala pure che questo motivo, già presente in Platone (Rsp. 474d), Teocrito 10, 26 sg. , già citato, e nell'Anthologia Palatina  , "sarà caro alla letteratura posteriore (Orazio, serm. I, 3, 38 sgg.; Ovidio, ars  2, 657-662; rem. am.  315 sgg.), fino a riaffiorare nel Misanthrope  di Moliere (2, 5)".

Ancora un paio di versi poi vediamo quali parole ci appulcrano Orazio e Ovidio.

"At tumida et mammosa Ceres est ipsa ab Iaccho,/simula Silena ac Saturast, labeosa philema " (vv. 1168-1169), ma la turgida e pocciona è Cerere stessa sgravata da Iacco, la camusa una Silena o una Satira, la labbrona un bel bacio.-tumida: questa, che è gonfia (tumet ) e con tette enormi viene interpretata come un'incarnazione della magna mater  dopo che ha partorito Iacco "divinità associata ai culti eleusini di Demetra; è probabile che Lucrezio identifichi Iacco con Liber  (divinità italica corrispondente al greco Dioniso), nato da Cerere (Cicerone, De natura deorum  II, 24, 62). "Ab Iaccho  è espressione molto densa con ab  causale ("a causa di Iacco", appena partorito) o temporale ("subito dopo" aver partorito)"[6].-simula : diminutivo di sima ricavato dal greco simov", camuso.- Silena : ai sileni rappresentati con zampogna o flauto viene assimilato Socrate, che infatti aveva il naso camuso, dal bell' Alcibiade il quale era affascinato dal maestro nonostante la  bruttezza, nel Simposio  platonico (215).

Simula Silena  costituiscono " una iunctura  non solo allitterante ma anche omeoptotica, isosillabica e parafonica"[7].-labeosa : formato da labea , labbro, + il suffisso -osus  che, presente pure in mammosa , significa grandezza.-philema : traslitterazione di fivlhma, bacio.

 

Pesaro 29 agosto 2023 ore 21 giovanni ghiselli.

 

p. s.

 

Ora vado a mangiare un boccone non del tutto immeritato; di giorno ho pedalato nel vento per un’ora e un quarto, di sera per quaranta minuti sotto la pioggia. Non sono arrivato al minimo che devo a me stesso di due ore: solo un boccone dunque. E dopo la povera cena, parca, non intera, una passeggiata se non pioverà Saluti gianni

Sempre1398884

Oggi145

Ieri185

Questo mese5474

Il mese scorso6870



[1] Cfr. Ovidio,  Ars Amatoria , II, 123-124.

[2]F. Kafka, Il castello , p. 296 ss.

[3] Antigone (del 1942), p. 78.

[4] Molière, Il misantropo , II, 4.

[5]I. Dionigi, op. cit., p. 414.

[6]G. B. Conte, Scriptorium Classicum , 5, p. 59.

[7]I. Dionigi, op. cit., p. 415.

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