martedì 15 agosto 2023

T. Mann. I Buddenbrook. 8. Tony, la famiglia e il pretendente

Il pretendente attempato e stupido dunque a Tony appenna diciannovenne non piaceva, mentre garbava al padre, il console che le disse: “Cara figliola, la questione di cui dobbiamo discorrere è contenuta in questa lettera”. E pose sulla tavola una grande busta azzurrina. Quindi aggiunse: “il signor Bendix Grünlich che tutti abbiamo conosciuto come persona brava e gentile, mi scrive che durante il suo soggiorno nella nostra città è stato preso da una profonda simpatia per la nostra figliola, e ne chiede formalmente la mano. Che cosa ne pensa la nostra brava figliola?”
La famiglia era seduta a tavola. Tony aveva intuito già durante il pranzo di che cosa si trattava ed era diventata pallida. Quindi con voce angosciata balbettò: “Che cosa vuole da me costui?  Che cosa gli ho fatto?”
Questa infelice fanciulla si prepara a percorrere la strada della monaca di Monza, mutatis mutandis.
Avrebbe dovuto dire subito di incartare un berretto a sonagli con quella lettera e di rimandarla al suo pretendente con un rifiuto.
Tony invece si giustifica mentre subisce ingiustizia e violenza dal suo stesso babbo : “ma non so nulla di lui”, disse desolata premendosi sugli occhi il tovagliolo di batista macchiato d’uovo. Cerca di impietosire il padre suo. Il labbro superore le tremava nel pianto e faceva un’impressione molto commovente. Ma il console pensava che quel matrimonio fosse un buon affare e non si lasciò commuovere perché aveva il culto degli affari nel sangue. 
Il console dice: “che cosa vuoi sapere di lui? Sei una bimba, vedi…Sei una ragazzina che non ha ancora occhi per il mondo e deve fidarsi degli occhi altrui, di coloro che vogliono il tuo bene”.
Questo farabutto ipocrita, questo padre assassino cerca il bene, presunto per giunta, non della figliola ma quello della famiglia e della ditta.
Avrebbe dovuto bastargli a chiudere quella bocca da Crono tecnofago il fatto che alla figlia non piaceva il pretendente che a lui andava tanto bene.
Tony prova a ripetere la sua contrarietà e il padre prende tempo: “tutto ciò deve essere ponderato”. C’è poco da ponderare quando il pondus prevalente è quello del disgusto di una figliola per un uomo.
Il babbo torna al lavoro e la mamma propone del miele alla figlia dopo il fiele paterno: “bisogna mangiare a sufficienza”,
Tony era turbata. Sapeva che avrebbe dovuto sposare un commerciante, fare un matrimonio vantaggioso come si addiceva alla dignità della famiglia e della ditta. Una condanna a vita.
 
La commento con parole tratte dal prossimo corso alla Primo Levi: quello di ottobre- novembre sull’amore nei classici
 Kierkegaard afferma:" sincerità, apertura di cuore, rivelarsi, intendendersi, ecco il principio vitale del matrimonio, senza le quali cose esso è contrario alle regole della bellezza e, propriamente, amorale, perché così si separa ciò che l'amore congiunge, il sensuale e lo spirituale...L'intesa, ecco dunque il principio vitale del matrimonio"[1]. Analoga riflessione si trova in Svevo:"Se il giovine ama la ragazza, l'affare è certamente buono; se non l'ama, pessimo"[2].
 
Ma torniamo al secondo corso quello di gennaio marzo sui moderni comparati agli antichi.
Tony chiede alla madre che cosa ne pensi: “Il matrimonio che ti si offre, mia cara Tony, è esattamente quello che si dice un buon partito. Ti trasferiresti ad Amburgo in un’ottima posizione e vivresti da gran signora” E’ l’idea empia di fondare l’identità sul denaro, antiplatonica, anticristiana, antiumana.
La madre continua a professare il suo dis-angelismo: “questo matrimonio è precisamente quello che il dovere e la tua posizione ti prescrivono. La via che ti si apre è quella prescritta, lo sai bene anche tu” 67.
 
Credo anche io che ciascuno abbia una via prescritta ma ognuno deve  trovare da sé il metodo suo. Questi genitori sono crudeli quanto il padre manzoniano della fanciulla che spingono a farsi monaca rovinandole la vita. Quante ragazze sbagliano ancora il metodo, la via della vita! Vedo tante giovani carine, ridenti vivaci e troppe adulte infelici. Fuorviate, traviate dalla loro strada, dalla propria methodos che avrebbero dovuto seguire.
 
“Sì” disse Tony pensierosa. Era perfettamente consapevole dei suoi doveri verso la famiglia e la Ditta e di questi obblighi era orgogliosa. Lei aveva il compito di aumentare a modo suo il lustro della famiglia e della Ditta Johann Buddenbrook facendo un matrimonio ricco e cospicuo. Certo il partito doveva essere quello buono; ma che dovesse essere proprio il signor Grünlich!”.
 
Tony ha un sussulto. Capisce ancora che i propri doveri verso la famiglia e la ditta non possono cancellare quelli verso se stessa.
 
E’ quello che feci quando mi iscrissi a lettere antiche opponendomi a mia madre che voleva fare di me un medico di ospedale per via dei guadagni.
Io sono stato povero, il poverello di Pesaro felice e fiero di esserlo perché non ho tradito la mia vocazione, non ho mai smesso il mio abito letterario. Mi sono sottratto alla mannaia della mia identità: amantissimo della letteratura, delle donne e, dunque, mai sposato nemmeno ironicamente, né ridicolmente fidanzato.
 
Tony dunque tenta ancora di sottrarsi al capestro. “Sarebbe insulso sposare Grünlich! L’ho preso in giro continuamente e punzecchiato con frasi offensive. Non capisco come possa ancora soffrirmi. Dovrebbe avere in corpo un po’ di orgoglio”
E così dicendo incominciò a spalmare di miele una fetta di pane grigio”.
Purtroppo per lei tuttavia dirà sì alla  famiglia come la poverina di Monza che fecero fare monachella e sarà infelice per sempre.
 
Pesaro 15 agosto 2023 ore 10, 13

Oggi è ferragosto, la fine dell’estate di fatto. Oggi preparo i miei prossimi corsi, quindi correggerò la quarta bozza del mio romanzo, farò un poco di bicicletta e questa sera andrò a vedere Aureliano in Palmira (Felice Romani-Gioacchino Rossini). La folla non mi fuorvia.
Chi più felice di me?
 
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Perfino il numero 17 mi porta fortuna.
 
 


[1]Enten-Eller (Aut-Aut) , Validità estetica del matrimonio , trad. it. Adelphi, Milano, 1981,  p. 163 del Tomo Quarto. 
 [2] Una vita , p. 208.  

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