martedì 1 agosto 2023

Giri ciclistici nell’Ellade. V parte

Il quarto giorno, 20 luglio 2023

La gara perduta

La mattina abbiamo pedalato fino a Corinto. Ero in trepida attesa della gara. Nella città dai due mari abbiamo pranzato, poi ci siamo avvicinati alla salita dell’agone sulla strada che sale dall’istmo. Abbiamo fatto la sosta finale in un sobborgo dal nome che speravo propizio: Il bagno di Elena. Pensavo alle due Elene importanti della mia vita, Helena di Praga e Helena di Yväskylä, per trarne forza, coraggio e ricavarne gloria. Quindi è iniziat
o l’agone. Sono partito in testa, attaccando l’amico: ero quasi sicuro di staccarlo nel terreno  a me favorevole dove negli anni precedenti, riuscivo a infliggergli un minuto al chilometro. Dopo i primi 1000 metri però vedevo proiettata subito dietro la mia bicicletta l’ombra di Alessandro che pedalava giovanilmente implacabile a ridosso del vecchio maestro. Tuttavia seguitavo a spingere sui pedali con tutte le forze che avevo. Per almeno sei chilometri cercavo di rilanciare l’azione allungando, indurendo i rapporti e aumentando la frequenza delle pedalate. Niente da fare. Alessandro mi seguiva come un’ombra, al pari di Derick che stava dietro a Coppi nel campionato del mondo di ciclismo su strada del 1953. Solo che quella volta il nostro campione infine vinse la gara mentre io la persi. Poco prima della cima desistetti: avevo dato tutto e Alessandro mi superò. Transitò per primo sulla cima: onore al merito. Non ero avvilito perché ce l’avevo messa tutta. Ho pensato però di dover cogliere nuovi successi da altre parti: probabilmente la fase del ciclista dotato che batte l’allievo di 27 anni più giovane è conclusa, e non ingloriosamente. Tenterò una rivincita ma per ora mi pare improbabile una nuova vittoria: in novembre compirò 79 anni. Comunque non cederò -
ouj lhvxw - come Achille. Conclusa la gara in salita abbiamo bevuto le birre poi siamo scesi a Epidauro marina, in un albergo già frequentato parecchie volte, situato su una baia paradisiaca. L’amichevole padrona Dimitra ci ha trovato posto per una notte.
 
Il viaggio in Grecia dell’agosto 1981. La doppia oreibasia sulla salita sacra
Nel pomeriggio feci due volte la scalata ciclistica da Itea a Delfi: la prima con lo zaino mio sulle spalle, mentre la ragazza stanca si era fermata al porto e mi aspettava distesa su una panchina del molo.
 
Giunsi anelo sul sacro ombelico del mondo. Mi ero impegnato con grande impiego di forze per arrivarci il più presto possibile: entro il tramonto volevo, quindi dovevo, avere fissato una stanza sulla strada di Apollo, averci depositato lo zaino, essere tornato a Itea, essermi sobbarcato lo zaino di Ifigenia, avere ripetuto la salita con lei ed essere salito di nuovo lassù.
Tutto questo aveva un significato morale per me.
Arrivai a Delfi da solo verso le cinque, trovai subito la camera nella via di Apollo, vi lasciai lo zaino, mi bagnai la testa sotto un rubinetto e mi precipitai giù nella discesa fendendo l’aria talmente calda che i capelli grondanti, dopo un paio di chilometri, si erano asciugati del tutto.
Ifigenia era ancora stesa su quella panchina. Dormiva, magari sognava, chissà che cosa. La svegliai, le presi lo zaino che aveva usato come guanciale, poi iniziammo a scalare la salita non troppo erta, ma piuttosto lunga: una decina di chilometri circa, tipo quella del passo Pordoi, fate conto, solo un poco più lieve come pendenza ma appesantita da un’aria ancora assai calda nonostante il già deciso declinare del sole. Ifigenia, che non ha mai amato la calura, si lamentava. “Quanto  manca?”. Domandava ogni tanto. Quando ebbe finito l’acqua della borraccia le passai la mia come Coppi a Bartali o Bartali a Coppi quella volta famosa.
Ifigenia comunque era brava: sbuffava ma non voleva mettere piede a terra prima di essere giunta alla meta che era importante anche per lei, si vedeva e ne ero contento. Pedalavo al suo fianco sinistro, le davo consigli sui rapporti da usare via via, le facevo coraggio ma non la spingevo materialmente. Voleva farcela da sola. Ce la metteva tutta. Accettava i suggerimenti e li eseguiva con precisione poiché si sentiva spronata e aiutata. Insomma c’era ancora qualche cosa di buono tra noi. In generale la bicicletta rende le persone meno cattive. Ha un significato morale oltre che salutare.
Raggiungemmo la meta al tramonto del sole che si annidava tra i monti un poco prima delle otto di sera, le sette con l’ora reale. Sembrava significarci che la stagione meno dolente stava finendo e che non dovevamo affrontare le brume con la nebbia fredda dell’odio nel cuore.
Bene avevo fatto ad aiutare Ifigenia a giungere lassù prima che la santa faccia di luce fosse già sparita del tutto tra i monti.

 
Pesaro, primo agosto 2023 ore 10, 25 
giovanni ghiselli

p. s.
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