sabato 5 agosto 2023

Percorso sulla poesia amorosa VII. Ovidio è le età del mondo.

Percorso sulla poesia amorosa VII. Ovidio è le età del mondo

 

 Tradizionale è invece la visione dell'età dell'oro nelle Metamorfosi [1]: "Aurea prima sata est aetas quae vindice nullo/sponte sua, sine lege fidem rectumque colebat " (I, 89-90), Per prima fiorì l'età aurea  che, senza alcuna repressione, spontaneamente, senza legge onorava la lealtà e la giustizia.

In questo primo libro delle Metamorfosi  troviamo un collegamento esplicito tra la decadenza della storia umana, l'avidità di ricchezze, e la guerra. Durante l' aurea età :"nondum praecipites cingebant oppida fossae,/non tuba directi, non aeris cornua flexi,/non galeae, non ensis erant: sine militis usu/mollia securae peragebant otia gentes " (I, 97-100), non ancora fosse a precipizio cingevano i castelli, non c'era  tromba di bronzo diritto, non corni di metallo piegato, non elmi, non spade, e, senza la pratica militare, le genti prive di affanni passavano la vita in dolce pace. Poi iniziò la decadenza: l'età argentea presentò le stagioni: non più il ver aeternum (v. 107) ma una primavera abbreviata, quindi gli inverni gelati, le aride calure estive e gli autunni incostanti.

Cfr. Fabrizio de Andrè: “per paura che ormai non avesse padroni- lo fermò con la morte, inventò le stagioni”.

Adesso va peggio: cercano di imporci l’inverno permanente con l’aria condizionata.

Intanto la violenza cominciò ad esercitarsi sugli animali: i buoi gemettero oberati dal giogo (v. 124). L'età del bronzo non era ancora del tutto malvagia, comunque "saevior ingeniis et ad horrida promptior arma" (v. 126), più crudele nei caratteri e più disposta alle armi raccapriccianti.

Quindi l'ultima età, quella del ferro e del male integrale, quando omne nefas , ogni empietà, irruppe nel genere umano" fugitque pudor [2] verumque fidesque[3];/in quorum subiere locum fraudesque dolusque/insidiaeque et vis et amor sceleratus habendieffondiuntur opes, inritamenta malorum; iamque nocens ferrum ferroque nocentius aurum/ prodierat: prodit bellum, quod pugnat utroque,/sanguineaque manu crepitantia concutit arma./ Vivitur ex rapto; non hospes ab hospite tutus,/non socer a genero, fratrum quoque gratia rara est./Imminet exitio vir coniugis, illa mariti;/lurida terribiles miscent aconita novercae;/filius ante diem patrios inquirit in annos./Victa iacet pietas, et Virgo caede madentis,/ultima caelestum, terras Astraea reliquit" (I, 129-131 e 140-150) e fuggì il pudore la sincerità, la fiducia; e al posto di questi valori subentrarono le frodi, gli inganni, le insidie e la violenza e l'amore criminale del possesso…si estraggono dalla terra le ricchezze, stimolo dei mali; e già il ferro funesto[4] e, più funesto del ferro, l'oro[5] era venuto alla luce : venne alla luce la guerra, che combatte con l'uno e con l'altro, e con mano sanguinaria scuote ordigni  che scoppiano. Si vive di rapina; l'ospite non è al riparo dall'ospite, non il suocero dal genero, anche l'accordo tra fratelli è poco frequente. Il marito minaccia di rovina la moglie, questa il marito; mescolano squallide pozioni velenose le terrificanti matrigne; il figlio scruta la morte anzi tempo negli anni del padre. Giace sconfitta la carità e la Vergine Astrèa, ultima dei celesti, ha lasciato le terre sporche di strage.

 E' l'era della completa peccaminosità: dell'odio e della guerra di tutti contro tutti.

Anche nell'Eneide la decadenza delle età è collegata alla guerra e alla volontà di impossessarsi delle ricchezze:"Aurea quae perhibent illo sub rege fuere/saecula: sic placida populos in pace regebat,/deterior donec paulatim ac decŏlor aetas/et belli rabies et amor successit habendi " (VIII, 324-327), i secoli d'oro di cui si narra furono sotto quel re[6]: così reggeva i popoli in placida pace, finché un poco alla volta succedette l'età scolorita e la furia di guerra e l'amore del possesso.

Pesaro 4 agosto 2023 ore 11, 24

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[1] Poema epico di quindici libri in esametri. Narra la storia del mondo dall'origine all'età contemporanea attraverso racconti che hanno in comune il tema della metamorfosi.  Fu composto fra l'1 e l'8 d. C.

[2] Il pudore   è  considerato già da Esiodo uno dei pilastri del vivere umano e civile: nelle Opere il poeta afferma che nell'ultima fase dell' empia età ferrea gli uomini nasceranno con le tempie bianche (poliokrovtafoi, v. 181) oltraggeranno i genitori che invecchiano, useranno il diritto del più forte, la giustizia starà nelle mani (divkh d& ejn cersiv , v. 192) e se ne andranno Cavri" , Gratitudine, Aijdwv"  Rispetto,  Nevmesi" , lo Sdegno; quindi  non vi sarà più scampo dal male "kakou' d& oujk e[ssetai ajlkhv" (v. 201).         

Altrettanta forza, se non anche di più, ha il Pudore nella cultura latina:"Pudor  è il senso morale per cui si prova scrupolo e ripugnanza davanti a tutto ciò che nega i valori morali e religiosi. E' affine all' aijdwv" dei Greci, ma ha vitalità molto maggiore: la Pudicitia  era una divinità oggetto di un culto importante; al culto della Pudicitia patricia  la plebe aveva affiancato e contrapposto un culto della Pudicitia plebeia ". (A. La Penna, C. Grassi, Virgilio, Le Opere, Antologia ., p. 373 ).

[3] Altro valore di base della civiltà latina. Cicerone nel De officiis (del 44 a. C.)  dà una definizione della fides " Fundamentum autem est iustitiae fides, id est dictorum conventorumque constantia et veritas " (I, 23), orbene la fides  è il fondamento della giustizia, cioè la fermezza e la veridicità delle parole e dei patti convenuti.

[4]E' un topos antitecnologico che risale a Erodoto :"il ferro fu inventato  per il male dell'uomo"( Storie, I, 68).

[5] Si può pensare anche a quello nero: il petrolio per il quale si è versato tanto sangue.

[6] Saturno che diede alla terra dove si era rifugiato il nome di Latium , "his quoniam latuisset tutus in oris " (v. 323), poiché era rimasto latitante sicuro in queste contrade.

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