domenica 15 ottobre 2023

Ifigenia XXX. L’atmosfera del liceo nell’autunno del 1978

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Il preside
 dunque mi era ostile come quello della scuola media di Carmignano dove avevo debuttato nel 1969, ma là trovai una collega autorevole che mi difendeva: la vicepreside Antonia Sommacal che sarebbe poi diventata un’amica, l’amica migliore che abbia mai avuto, migliore e più amica di tante amanti.
 
Nel liceo Minghetti di Bologna invece non avevo difensori tra i colleghi.
Il gruppo, anzi il gregge degli apolitici si conformava agli umori del preside e al suo malvolere nei miei confronti per non avere noie; i fascisti cui non ero mai piaciuto, ma finché c’era il preside a me favorevole si limitavano a evitarmi, dopo l’avvento del preside simile a loro, lo aizzavano contro di me rendendolo sempre più malevolo e ostile alla mia persona.
E i comunisti?
Nemmeno quelli che dovevano essere i miei compagni politici mi amavano per la varietà delle idèe che traevo da autori diversi: dai “religiosi” arcaici Pindaro e Sofocle, come dal “sacrilego Euripide” e dai razionalisti Democrito, Epicuro, Lucrezio; per giunta mi piacevano  Nietzsche  e T, S. Eliot, autori che per alcuni di loro andavano addirittura messi all’indice.  Tra i denigratori, i più attivi e accaniti mi accusavano di infamie su infamie, e  istigavano il preside  perché mi cacciasse una volta per tutte. Che cosa facevo dunque di male secondo il loro vero pensiero che presentavano metaforizzato attraverso delle calunnie?
Insegnavo a pensare, a non credere, a non obbedire prima di averci pensato; estirpavo l’erba cattiva dei luoghi comuni dall’anima dei ragazzini invogliandoli a leggere i testi degli autori-accrescitori; stimolavo a confrontare gli autori tra loro, a esaminare idèe contrapposte-dissoi; lovgoi-, a confrontare le letture fatte con le loro esperienze, a raccogliere e ricordare le espressioni efficaci, a utilizzare la cultura per potenziare la loro natura, come avevano insegnato a me i miei maestri preferiti. Li abituavo a considerare la grammatica e la sintassi quali mezzi necessari per arrivare a capire i testi, a tradurli, a conoscere bene i significati veri, cioè etimologici delle parole. Dagli autori che presentavo, citavo e spiegavo, i miei allievi dovevano imparare a parlare e a scrivere con chiarezza, brevità e forza, a trovare uno stile di eloquio, scrittura e di vita elegante e produttivo di risultati buoni. I ragazzi del liceo che mi avevano tolto seguitavano a chiedere la mia presenza perché si erano sentiti aiutati a maturare da un giovane insegnante che era impegnato a crescere, a diventare uomo lui stesso con una disciplina ferrea e un entusiasmo che sapeva trasmettere. Ma la cricca invidiosa che metteva su il nuovo preside contro di me gli dicevano che io plagiavo gli studenti seducendoli con artifici e astuzie indegne di un docente.
Una vecchia collega simpatica mi disse: i ragazzi ti amano perché li attrai con i mezzi non comuni che hai, diversi colleghi ti odiano perché non  hanno le tue doti né le tue capacità .
 
Bologna 15 ottobre 2023 ore 21
giovanni ghiselli
 
Procedo con la storia dell’apprendistato da me vissuto con  metodo poi trasmesso ai giovani.  
p. s
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