sabato 21 ottobre 2023

Ifigenia XXXVI. Il repertorio di frasi e di gesti utili nelle “donnesche imprese”

Ifigenia aveva capito e soffriva l’ignobile proposito mio di non prendermi alcuna responsabilità pretendendo che lei se la cavasse da sola con il marito, grande grosso e magari infuriato. A un tratto però la ragazza sfoderò la sua bella fierezza di femmina abituata a essere desiderata dagli uomini, e non senza disprezzo disse: “Non avere paura per te: ieri mi sono chiusa in camera senza parlare, oggi a casa mia non torno,
 e tanto meno verrò nella tua.
Rimasi spiazzato e le domandai: “Dove pensi di andare? Se non sono indiscreto”
“Non ti riguarda" rispose, volgendosi di nuovo verso la caligine esterna che le abbuiava completamente il viso già cupo per la disillusione provata davanti a tanta meschinità.
 
In seguito alla dura risposta fui preso dalla paura di perdere il piacere  di tale femmina umana, bellissima e fiera, un piacere che tenevo in maggior conto dei sentimenti, soprattutto dei suoi.
Sicché cambiai tono e dal mio repertorio tirai fuori alcune battute piene di compassione e di promesse.
Ma Ifigenia non si lasciò commuovere né incoraggiare: continuava a fissare la tenebra esterna come se fosse più interessante delle parole che le andavo dicendo. Del resto nemmeno queste erano chiare.
 
Allora la paura di perdere il godimento della sua bella forma corporea, il desiderio di fare l’amore con lei tante altre volte, e forse anche la remota coscienza che perderla troppo presto era andare contro il destino in quanto con lei dovevo creare qualche cosa di grande e meraviglioso, prevalsero sulla paura di prenderla ancora per mano e aiutarla.
Mi venne in mente la sera dell’agosto del 1971 quando riuscii a trattenere  Helena che mi stava lasciando, la più nobile e bella delle mie donnesche imprese e, ripetendo tanto le parole quanto i gesti di allora, riuscii a mettere di nuovo insieme parole di sollecitudine autentica che riconquistarono la sua attenzione.
Sicché le feci un sorriso non stirato dall’angoscia né capovolto dall’ironia e Ifigenia mi rivolse una sguardo benevolo, quasi a significarmi che poteva capire e compatire la mia vigliaccheria.
Quindi cominciai ad azzardare il gesto di una carezza mentre le dicevo che avrei voluto baciarla e asciugare le sue lacrime con i baci lacrimasque per oscula siccare.  Mi ero ricordato quanto il latino piaceva a Kaisa.
Dai dolori sofferti si impara ma dai successi goduti ancora di più
Avevo ripetuto un’altra mossa giusta:  piacque pure a Ifigenia  che mi domandò: “ E questo chi è?”
E’ Ovidio nei Fasti  (III, 509), lo scrivo per te lettore. A lei invece non potei dirlo perché alle nostre spalle era arrivato il preside nostro certamente non per dirci “bravi!”
 
Bologna 21 ottobre 2023 ore 19, 40 
giovanni ghiselli
 
p. s
Statistiche
All time1413711
Today252
Yesterday250
This month5852
Last month8635

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLXXVIII Non è possibile entrare due volte nello stesso fiume.

  Il 20 agosto ci portarono a Visegrád, sul gomito del Danubio, dove il 20 agosto di cinque anni prima avevo passato uno dei pomeriggi...