domenica 24 settembre 2023

Ifigenia V. Autunno 1978. La brama amorosa che trafigge le ossa deve aspettare

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Finite le ore di scuola, ci incontrammo di nuovo nel bar dell’intervallo. Poi ci incamminammo verso via Ugo Bassi. Avevo lasciato la bicicletta nel cortile del Minghetti e Ifigenia doveva prendere l’autobus in via Rizzoli per raggiungere il suo quartiere.

Iniziai chiedendole quali materie insegnasse e se fosse accompagnata.
Rispose che insegnava italiano e latino e avrebbe voluto riprendere il greco aiutata da me. Poi disse di essere malmaritata e che sentiva il bisogno di un uomo come me, anzi proprio di me.
“Ora però devi dirmi qual è la tua disponibilità”
“A darti una mano nel greco  è incondizionata, ad avere una relazione amorosa invece è soggetta alla mia situazione. Io non sono sposato, ci mancherebbe altro, ma ho dei problemi nel lavoro. Conoscerti profondamente e meravigliosamente mi attira, come potrei non essere attratto da te? Sei così bella, intelligente e decisa! Però io ora sono inceppato da fastidiosi intrighi dell’ambiente che condividiamo, ceppi che potrebbero bloccare anche te se lasciamo vedere una relazione tra noi a certi  furfanti bigotti. Io sto lottando contro il preside e la vicepreside per non perdere la mie classi liceali. Sono già tre anni che insegno al liceo e mi sono ammazzato di lavoro per farlo in maniera prima faticosa e decente, poi del tutto gratificante per me e gli studenti. Credo che questo tuo interesse  per me sia la mia borsa di studio, un premio che all’inizio era follia sperare. Tu sei tale premio desiderato per tutta la vita.
Al ginnasio dovrei insegnare prevalentemente dei tecnicismi grammaticali e sintattici e mi richiederebbe meno impegno ma questo non mi garberebbe.  Non è il mio lavoro occuparmi di spiriti, accenti e grammatica senza leggere e commentare i testi non solo grammaticalmente. Se dovrò cambiare, cercherò un cambiamento in meglio, di tipo universitario, non in peggio. Del resto per ora il triennio liceale mi va benissimo. Andare al ginnasio invece mi sa di retrocessione e regredire è quasi sempre dolore e follia.
Pare che una nipote della vicepreside  che gestisce ancora il potere, entrata nella mia prima liceo abbia detto alla zia che le mie lezioni sono troppo difficili per lei. Sicché vicepreside e preside si sono accordati per mettere al mio posto una docente dai voli più bassi, una buona persona per carità, ma quasi tutti i miei studenti vogliono me, hanno chiesto che io rimanga con loro e questo ha creato una forte ostilità dei dirigenti  nei miei confronti.  La mia difesa nella nostra scuola sono questi studenti che si sentirebbero traditi da me se me ne andassi senza avercela messa tutta per restare con loro. Per ringraziarli di questo appoggio, necessario dal momento che voglio  evitare la regressione, mi impegno a fare lezioni sempre più ricche e più belle, e per questo devo studiare molto: tutto il pomeriggio. Di sera qualche volta mi vengono a trovare un paio di donne, una alla volta, due amanti che non amo, né loro amano me, per cui le lascerò appena potrò fare l’amore con te. Ma non è ancora il momento. Facciamo così collega carissima, signorina deliziosa: prendiamo un poco di tempo prima di provare a imbarcarci in una relazione amorosa. Intanto possiamo parlare a scuola e magari, se puoi, vederci qualche volta di sera, anche per verificare se oltre la brama erotica che trafigge le ossa, le mie di sicuro, e forse anche le tue, c’è altro nutrimento per il nostro amore e un viatico sufficiente per una bella traversata insieme sul nostro vascello. Sono nato e cresciuto a Pesaro e le metafore marine mi piacciono”.
 
“Quello della brama che trafigge le ossa chi è?”, domandò manifestando attenzione a quanto dicevo e una certa complicità “sapienziale” oserei dire.
“Archiloco: “povqw/ peparmevno~ di’ ojstevwn”, risposi.
“Dimmi anche una metafora marina tratta da un testo greco, per piacere”
“Con piacere: “povli~ h[dh saleuvei
“Questo chi è, e che cosa fa la città?”
“E’ l’Edipo re di Sofocle, la città è Tebe che fluttua agitata dalle onde della peste e della sterilità, come il nostro liceo da quando Piero Cazzani è andato in pensione”
“Vedi che funzioniamo?” fece lei sorridendo amabilmente come Afrodite.
“E come no!” risposi tutto contento.
Intanto il suo autobus era arrivato e Ifigenia vi salì facendomi il segno di un bacio che ricambiai. Tornando a scuola, poi a casa in bicicletta pensavo che potevamo funzionare. Ci eravamo dati appuntamento per la mattina seguente lì alla fermata di via Rizzoli, Saremmo andati al lavoro facendo la strada insieme, da buoni colleghi: una giovane assai, e bella molto, l’altro pur sempre  un giovanotto di trentaquattro anni non ancora compiuti, per lo meno piacente e di belle speranze. Così mi sentivo.

 
Pesaro 24 settembre 2023 ore 10, 03 
giovanni ghiselli

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