martedì 19 settembre 2023

Parte storica del corso di ottobre. Arminio e Budicca.


 

Il filum che unisce i tradizionalisti. Obiettività “epica” della storiografia. Un’eroina e un eroe antiromani: la britanna Budicca e il germano Arminio.

 

Comunque sia, questa gente del nord costituiva un pericolo poiché possedeva ancora quella virtus  che tra i Romani iniziò a ottundersi, hebescere…coepit, per dirla con Sallustio[1], dopoché il denaro cominciò a salire in onore (pstquam divitiae honori esse coepere [2]), ossia da quando Carthago aemula imperii Romani ab stirpe interiit [3], Cartagine rivale del popolo romano fu distrutta dalle fondamenta.

 Ho citato di nuovo lo storiografo cesariano siccome "c'è una linea unitaria, come un filum , che nella storiografia romana conduce da Catone a Sallustio a Tacito. Questi tre storici insistono particolarmente sulla disciplina et vita  dell'Italia (Catone), sulla cura  degli antichi pro Italica gente  (Sallustio), sulla necessità di conservare l'antiquus mos  italico e di impedire-per una malintesa tendenza provinciale-il decadimento economico dell'Italia (Tacito)"[4].

 Altri elementi sono comuni a Sallustio e a Tacito:" Sallustiano è anche il moralismo che tanto spesso provoca e sorregge la narrazione tacitiana. Sallustiano è infine lo stile asimmetrico, slegato, anticiceroniano più adatto a comunicare il pathos della situazione, i movimenti interiori, mentali e sentimentali , dei singoli o delle masse. Ciò precisato, va subito aggiunto che Tacito supera di molto il modello "[5].

Aggiungerei che questo stile, caratterizzato dalla inconcinnitas e dalla brevitas , si differenzia non solo, ovviamente, da quello ciceroniano, ma anche da quello senecano, e che vuole riflettere un mondo dove i fatti si compiono senza un nesso apparente.

 Sono presenti espressioni fortemente ellittiche, brachilogie, asindeti.

Voglio indicare un altro carattere tacitiano comune a Sallustio e a buona parte della storiografia antica: l'obiettività detta "epica", siccome risale a Omero, nei confronti del nemico esterno.

Nell'Agricola (del 98) lo storico attribuisce a Calgaco, capo dei Caledoni ribelli, un discorso efficacissimo contro l'imperialismo romano, tanto efficace ed incisivo che la sua conclusione veniva ancora impiegata negli slogan contro la guerra del Vietnam:"Auferre, trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (30), portare via, massacrare, rubare, è, con falsi nomi, l'impero, e dove fanno il deserto lo chiamano pace.

Tacito all'inizio delle Historiae fa professione di inconcussa verità:"neque amore quisquam et sine odio dicendus est " (I, 1), bisogna raccontare di ciascuno senza amore né odio. La stessa imparzialità viene professata nel primo capitolo degli Annales dove  lo storico dichiara che racconterà la fine del principato di Augusto, poi la storia del regno di Tiberio e dei suoi successori "sine ira et studio quorum causas procul habeo", senza animosità e partigianeria, le cui cause tengo lontane.

 

Tale malanimo però compare quando si tratta degli imperatori morti, nessuno dei quali si salva nelle Historiae e negli Annales di Tacito.

 

Altrettanto fecero Tucidide e Sallustio: obiettivi e imparziali con i nemici di Atene e di Roma, parziali con i nemici interni, di classe:"Tacito, storico estremamente ingiusto quando tocca p. es. di Tiberio, diventa estremamente 'obiettivo' quando interpreta-egli che tuttavia vuole esaltare Agricola, vincitore dei Britanni-il punto di vista dei Britanni sotto Budicca, e di Calgaco, cioè dei nemici dell'impero romano. Si ripete, ma su misura di gran lunga più vasta, il caso di Tucidide: estremamente ingiusto con Cleone, estremamente 'obiettivo' con i Melii. Od anche di Sallustio: estremamente ingiusto con Pompeoma estremamente 'obiettivo' -egli, che tuttavia esaltò l'impresa di Ventidio contro i Parti-quando vuole esporre (nella lettera di Mitridate) il punto di vista di Mitridate, cioè dei nemici dell'impero romano". La ragione è che "La guerra contro il nemico esterno Brasida (in Tucidide) o Mitridate (in Sallustio) o Calgaco (in Tacito), conserva qualcosa (avrebbe detto Burckhardt) di 'agonale'; l'opposizione di politica interna, contro Cleone (in Tucidide) o contro la superbia degli ottimati (in Sallustio) o contro il principato senza libertà (in Tacito), ha poco, o nulla, di agonale"[6].

 

Diciamo due parole su Budicca, l’eroina britanna. Era la moglie del re degli Iceni,  popolazione della Britannia. I Romani ne avevano devastato il regno e violentato le figlie e queste tribù si erano ribellate, nel 59 d. C.,  sotto la guida di questa regina vedova: ella ricordava che era consuetudine dei Britanni combattere sotto la guida di una donna:"solitum quidem Britannis feminarum ductu bellare testabatur " e denunciava la brutalità dei Romani:"Eo provectas Romanorum cupidines ut non corpora, ne senectam quidem aut virginitatem impollutam relinquant ", era giunta a tal punto la cupidigia dei Romani che non lasciavano incontaminata neppure la vecchiezza o la verginità. La conclusione contiene un tocco femministico:"vincendum illa acie vel cadendum esse. Id mulieri destinatum: viverent viri et servirent" (Annales , XIV, 35), in quella battaglia si doveva vincere o morire. Questo era stato deciso da una donna: vivessero da schiavi i maschi, se volevano. La conclusione della battaglia, favorevole ai Romani, ne conferma comunque la crudeltà:"et miles ne mulierum quidem neci temperabat ", i soldati non si astenevano nemmeno dall'ammazzare le donne. Per non dire delle bestie. Alla fine vennero massacrati non meno di ottantamila Britanni. "Boudicca vitam veneno finivit " (XIV, 37), Budicca si uccise con del veleno.  

       

Vediamo un altro esempio di obiettività epica in Tacito: l'elogio funebre dell'eroe della libertà dei Germani, Arminio:"Septem et triginta annos vitae, duodecim[7] potentiae explevit, caniturque adhuc barbaras apud gentis[8], Graecorum annalibus ignotus,  qui sua tantum mirantur, Romanis haud perinde celebris, dum vetera extollimus recentium incuriosi " (Annales , II, 88), visse trentasette anni, dodici di potenza, riceve ancora gloria nei canti dei barbari, ignoto alle storie dei Greci, che ammirano solo le proprie imprese, non abbastanza  celebrato da noi che esaltiamo il passato mentre non ci curiamo del presente. "In questo epitafio, che saluta ed esalta un barbaro nemico come campione della libertà, è racchiuso il segreto della grandezza di Tacito" commenta Bettini[9].

 

Benedetto Croce nota, non senza biasimo, che le celebrazioni di Arminio erano frequenti, con quelle di altri eroi nazionali nella Germania portata all'unità dal Bismarck : "allora molti, in ogni parte del mondo, si addolorarono, non già per l'unione statale raggiunta dal probo e laborioso popolo tedesco, ma pel modo in cui l'aveva raggiunta e per l'effetto che portava con sé di un rinvigorito spirito autoritario; e risentirono nell'anima loro l'urto della strapotenza che schiacciava la Francia; e non poterono accompagnare di simpatia il giubilo, che pareva duplicemente fratricida, del popolo tedesco, e le contorsioni e le gonfiature dei suoi letterati e storici, celebranti Arminio e Alarico e gli Ottoni e Barbarossa, le quali offendevano insieme il senso umano e il buon gusto. Ma, nei più, l'ammirazione plaudente, che segue la buona fortuna, prevalse, e, con l'ammirazione, la spinta imitatrice; e, se fin dalla guerra del '66 si era preso a studiare come modello l'ordinamento militare prussiano, e altresì l'ordinamento scolastico (al quale si soleva attribuire gran parte della vittoria degli eserciti, onde si disse che a Sadowa aveva vinto il maestro di scuola prussiano), ora l'ammirazione si estendeva alle altre parti della vita tedesca e alle disposizioni stesse della mente e dell'animo"[10]. Più avanti B. Croce ricorda come un'incongruenza il fatto che alla fine dell'Ottocento si dimenticò di celebrare la ricorrenza cinquantenaria del parlamento di Francoforte "in un paese che pur non aveva omesso di erigere un gran monumento ad Arminio nella selva Teutoburga"[11].

Se si pensa al monumento di Leonida alle Termopili si può dire che Arminio fu il Leonida dei Germani.

Sentiamo anche Mazzarino su Arminio:"l'opera del principe dei Cheruschi Arminio ha potuto quasi assumere l'aspetto di una "guerra d'indipendenza" : Arminio appare a Tacito come liberator haut dubie Germaniae "[12].

 L'ammirazione per Arminio e la vita dei Germani si trova anche in Tacito, ma la loro guerra fa venire in mente  i guerrieri dell'Iliade piuttosto che quella prussiana: F. Codino dopo avere chiarito  come Agamennone non abbia i poteri di un autocrate, cita e fa sua un'affermazione di Roland Hampe:"si confronta troppo la posizione di Agamennone con quella di un comandante supremo, si applica la moderna disciplina militare all'esercito acheo, mentre si dovrebbe piuttosto addurre a confronto le condizioni del sistema militare prestatale germanico"[13].

In un mio precedente lavoro su Omero[14] ho indicato diverse analogie tra l' assemblea militare del II canto dell'Iliade e quelle descritte nella Germania (11) di Tacito.

 Un estimatore dell'opera di Tacito è Montaigne (1533-1592) il quale ne elogia la storia come "un vivaio di riflessioni morali e politiche".  Moralismo e acume psicologico sono i migliori ingredienti di Tacito:"Non conosco autore che unisca in una storia di eventi pubblici tante considerazioni sui costumi e le inclinazioni particolari. E penso il contrario di quel che pensa lui, che cioè, dovendo in particolar modo seguire le vite degli imperatori del suo tempo, così diverse ed estreme in ogni sorta di forme, e tante azioni notevoli che proprio la loro crudeltà determinò nei sudditi, egli aveva una materia più forte e attraente da trattare e da narrare che se avesse dovuto parlare di battaglie e sconvolgimenti universali; tanto che spesso lo trovo sterile, quando sorvola rapidamente su quelle belle morti, come se temesse di annoiarci con il loro numero e la lunghezza del racconto. Questo tipo di storia è di gran lunga il più utile…E' più un giudizio che un'esposizione di storia; ci sono più precetti che racconti. Non è un libro da leggere, è un libro da studiare e da imparare"[15].

 

Pesaro  19 settembre 2023 ore 17, 15 giovanni ghiselli

p. s

Sono venuto a sapere solo oggi che i miei corsi non sono fruibili on line. Ne sono stupito e dispiaciuto per quanti mi seguivano da lontano. Non so nemmeno se questo corso di ottobre si salverà senza gli uditori remoti. 

Ci ho lavorato molto e bene, quindi non credo che le mie fatiche umanamente spese andranno perdute perché ho raccolto e organizzato tanto materiale che sarà comunque funzionale a scrivere, parlare, educare e arricchire quanti mi leggono e mi ascoltano.

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[1]Bellum Catilinae , 12.

[2]Bellum Catilinae , 12.

[3]Bellum Catilinae , 10.

[4]Mazzarino, op. cit., p. 459

[5] M. Bettini, La letteratura latina, 3, p. 354.

[6] S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, 2, pp. 468-469.

[7] Dal 9 al 21 d. C.

[8] =gentes . Nel III capitolo della Germania Tacito descrive due tipi di carmina guerreschi

[9] La letteratura latina, 3, p. 365.

[10] Storia d'Europa nel secolo decimonono, p. 223. La prima edizione è del 1932.

[11] B.Croce, op. cit. p. 240.

[12] S. Mazzarino, L'impero romano, 1, p. 140.

[13]F. Codino, Introduzione ad Omero , p. 85.

[14] Ulisse, il figlio, le donne, i viaggi, gli amori  (pp. 38-39), Loffredo, Napoli, 2000.

[15] Saggi, 2, p. 1253.

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