venerdì 22 settembre 2023

Prima conferenza-3 ottobre 2023- terza parte.


 

 Adesso è di moda la traduzione contrastiva; ebbene io credo che anche la critica contrastiva abbia la funzione di sviluppare l'intelligenza dei giovani.

Per fare un solo esempio, e almeno di un esempio ha bisogno chi vuole imparare, verso la fine di questo percorso vedremo la biblioteca di Des Esseintes in A Rebours di Huysmans il quale sui classici presentati qua dentro dà giudizi dissacratori, molto lontani da quelli canonici che il giovane può così vedere criticati, magari trovando autorizzata la sua antipatia per questo o quell'altro autore consacrato.

 

 Buona norma oltretutto è commentare i poeti con i poeti: il testo di un autore innanzitutto con altri testi dello stesso autore, secondo il criterio del filologo Aristarco di Samotracia  (215-144 ca.)   per il quale bisogna spiegare Omero partendo da Omero : "  JvOmhron ejx   JOmhvrou safhnivzein"[1]; poi vanno  considerati i commenti  fatti dagli autori successivi a quelli precedenti. Li prenderemo in considerazione spesso, utilizzando, per esempio, Quintiliano e Leopardi come critici.

Le critiche anomale possono  suscitare lo stupore dei giovani, un effetto che favorisce l'apprendimento, in quanto tiene desta l'attenzione, ossia "la pietà naturale dell'anima"[2].

 Interessante a questo proposito è un elogio dello stupore di H. Hesse:"Per stupirci siamo qui!" dice un verso di Goethe. Tutto inizia con questa stupefazione e con essa termina, tuttavia non è un cammino vano. Sia che io ammiri un musco, un cristallo, un fiore, un maggiolino d'oro, sia che guardi un cielo solcato dalle nuvole, un mare con il pacato gigantesco respiro della sua risacca, l'ala di una farfalla con la trama ordinata delle sue costole vitree (…) in quello stesso istante io ho abbandonato e dimentico il mondo avido e cieco dell'umana necessità e, anziché pensare a comandare, acquistare, sfruttare, combattere o organizzare, non faccio altro, per quell'istante, che provare la "stupefazione" goethiana e, contemporaneamente, non divengo solo fratello di Goethe e di tutti i poeti e saggi, ma sono anche fratello del cosmo vivente che contemplo e sperimento: della farfalla, del coleottero, della nuvola, del fiume e del monte. Percorrendo la via dello stupore, sono infatti sfuggito per un attimo al mondo delle differenziazioni e sono entrato in quello dell'unità, dove ogni cosa o creatura dice all'altro: Tat twam asi "Sei Tu" (...) Non vogliamo lamentarci che nelle nostre università non si insegni a percorrere le strade più semplici per conseguire la saggezza e che, al posto dello stupore, si insegni l'esatto contrario: a contare e a misurare invece che perdersi nell'estasi, l'oggettività invece della malia, il rigido attenersi alle differenziazioni anziché subire l'attrazione del Tutto e Uno. Le università non sono scuole di saggezza, sono scuole di sapere, ma tacitamente postulano come conosciuto ciò che esse non possono insegnare: la capacità di osservare, la stupefazione goethiana, e i loro spiriti migliori non conoscono altra finalità più nobile che costituire un altro gradino perché Goethe e altri nuovi saggi si manifestino di nuovo"[3].

 

Lo stupirsi dunque si confà all'attenzione e all'apprendimento, e dal meravigliarsi nasce la filosofia: "Principio di ogni filosofia è il meravigliarsi", dice Platone  e deduce dal fatto che il giovane Teeteto si meraviglia la sua attitudine al filosofare"[4].

 Aristotele poi afferma che gli uomini hanno cominciato a fare filosofia, ora e in origine, a causa della meraviglia: "dia; ga;r to; qaumavzein oiJ a[nqrwpoi kai; nu'n kai; to; prw'ton h[rxanto filosofei'n"[5].

 

Sono degni di attenzione anche alcuni scritti nei quali Tolstoj elabora i principi pedagogici che cercava di mettere in atto nella sua scuola alternativa, istituita nella tenuta di Jasnaja Poljana per educare e istruire i figli dei contadini :" Quello strano stato psicologico che io chiamo stato scolastico dell'anima, che tutti noi purtroppo conosciamo così bene, consiste nel fatto che tutte le facoltà più elevate-immaginazione, creatività, comprensione-lasciano il posto ad altre facoltà semi-animalesche: il pronunciare i suoni indipendentemente dall'immaginazione, il contare i numeri in fila, 1, 2, 3, 4, 5…, il percepire le parole senza permettere alla fantasia di arricchirle con immagini; in una parola, la facoltà di reprimere in sé tutte le facoltà più elevate per sviluppare solo quelle che coincidono con l'ordine scolastico, il terrore, lo sforzo della memoria e l'attenzione"[6]. Anche con l'Università il maestro di Jasnaja Poljana non è tenero:"L'università non prepara uomini utili all'umanità, prepara solo uomini utili ad una società corrotta"[7].

La cultura fa bene, fa crescere, stimola la creatività e la contentezza, suggerisce il maestro russo nella pars construens :" Gli scolari e gli studenti devono essere lasciati liberi di essere allegri poiché la contentezza si addice all'apprendimento:"Un bambino ed un uomo sono ricettivi solo quando sono in uno stato di eccitazione, perciò è un errore madornale considerare lo spirito allegro di una scuola come un nemico, come un ostacolo, ed è un errore che facciamo troppo spesso"[8].

 

La raccomandazione di evitare l'oppressione nella scuola risale a Quintiliano :"Danda est tamen omnibus aliqua remissio"[9], bisogna dare comunque a tutti un poco di riposo. E, poco più avanti:"Nec me offenderit lusus in pueris; est et hoc signum alacritatis…Sunt etiam nonnulli acuendis puerorum ingeniis non inutiles lusus, cum positis invicem cuiusque generis quaestiunculis aemulantur. Mores quoque se inter ludendum simplicius detegunt " (I, 3, 10-12), né mi dispiacerebbe il gioco nei ragazzi; pure questo è un segno di vivacità…Ci sono anche alcuni giochi non inutili ad acuire gli ingegni, quando, postisi vicendevolmente dei piccoli quesiti di ogni genere, fanno a gara. Anche i caratteri si scoprono in maniera più diretta nel gioco.

La gara scolastica, quella culturale o quella sportiva servono a canalizzare l’aggressività dei giovani che invece viene spesso strumentalizzata per mandarli a fare le guerre dove dovranno ammazzare per non essere ammazzati.

     

Altra raccomandazione didattica: lo studiato va messo in relazione con il vissuto a costo di cadere nell'anedottico per mostrare che la cultura classica è comunque presente, viva e ci riguarda tutti.

A questo scopo sono utili le attualizzazioni del mito, come quella, per esempio, che fa Bettini quando afferma che "anche i pubblicitari sono degli Aconzi"[10].

Aconzio obbligò Cidippe a sposarlo scrivendo delle parole: "La scrittura di Aconzio è il seme di tutte le scritture astute, e l'unico modo per sottrarsi alla sua trappola sarebbe quello di non leggerla. Ma è possibile?"[11]. La pubblicità in effetti recupera e utilizza tutto:  non solo il metodo di Aconzio, personaggio degli Aitia  di Callimaco (305 ca-240 ca a. C), ma anche le parole di Pindaro (518-438 a. C.): ho visto una reclame di magliette che traduce in francese la somma del pensiero educativo del vate tebano: gevnoio oi|o" ejssiv" (Pitica II  v. 72), diventa quello che sei.

 

La pubblicità deve essere demistificata.   

Questo collegamento incongruo della pubblicità con la nobiltà del mito può essere completato e controbilanciato con quanto scrive Don Milani:"la pubblicità si chiama persuasione occulta quando convince i poveri che cose non necessarie sono necessarie"[12]. Si può pensare, per esempio, a indumenti dal prezzo superfetato oppure a qualche cosa di peggio in quanto oggetto ritenuto oramai necessario: agli oltre quaranta milioni di cellulari presenti in Italia. Chi scrive è fiero di non averne avuto mai nemmeno uno. Sono altresì fiero della mia vita da povero.

Nei classici insomma sono presenti problematiche e situazioni eterne e la cultura greco-latina, mentre  potenzia la fuvsi", ci aiuta a comprenderle.

Pesaro 22 settembre 2023 ore 11, 32 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]  Schol. B a Z 201.

[2] G. Steiner, Vere presenze, p. 151.

[3]H. Hesse,  La bellezza della farfalla , in Hesse L'arte dell'ozio , pp. 401-402.

[4] Sono le prime parole de La Stoa  di Pohlenz che si riferiscono a Teeteto , 155d.   

[5] Metafisica , 982b.

[6] Sull'istruzione popolare (del 1862), in Lev Tolstoj, Quale scuola?, p. 57.

[7] Educazione e formazione culturale in Quale scuola?, p. 104.

[8] La scuola di Jasnaja Poljana in Quale scuola? , p. 220.

[9]  Institutio oratoria, I, 3, 8.

[10]Con i libri ,  Einaudi, Torino, 1998, p. 9.

[11]M. Bettini, op. cit., p. 10.

[12]Lettera a una professoressa , Libreria Editrice Fiorentina, 1978. nota 56 di p. 69.

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