lunedì 18 settembre 2023

Apuleio. L'asino d'oro VII e VIII libro

Apuleio, L’asino d’oro VII libro

 

Arriva un altro ladrone il quale riferisce che la gente di Ipata crede che il ladro della casa di Milone sia stato Lucio. Allora Lucio pensa ai cambiamenti della sua sorte e agli antichi i quali consideravano caecam et exoculatam Fortunam (7, 2) cieca e priva di occhi.

Ma in 11, 5 il sacerdote sommo gli dirà che è stato accolto in tutelam Fortunae, sed videntis che con lo splendore della sua luce rischiara anche le altre divinità.

L’asino vorrebbe dire non feci, ma riesce solo a dire non (7, 3). Chi perde la parola perde il contatto con la divinità.

 Quindi arriva il fidanzato di Carite travestito da ladrone. Si presenta coperto di stracci ma chiede di non giudicare la sua virtù da quello  che indossa.

 

Come gli antieroi di Euripide cui negli Acarnesi Diceopoli chiede dov~ moi rakiovn ti (v. 415).

 

Questo travestito racconta delle sue imprese dove virtus è la capacità di rubare e non farsi prendere.

Cfr.honesta quaedam scelera successus facit, Seneca, Fedra, 599.

Il falso bandito propone di mettere Carite in un postribolo e la ragazza sorride alla proposta. Lucio pensa male ma poi critica quel giudizio affidato a un asino. Polemica contro i giudizi affrettati contro le donne. Infatti il finto ladrone era Tlepolěmo[1], il fidanzato di Carite che libera la prigioniera e uccide i ladroni.

La ragazza torna a casa trionfante su un asino, come Cristo in Matteo N. T. 21, 5.

 Il cristianesimo ha rivalutato l’asino come bestia umile.

 L’asino viene prima onorato poi messo a una macina da una donna perfida. La macina rappresenta un girare a vuoto. E’ un motivo che torna a 9, 11. Quando Lucio viene inserito in una mandria equina, subisce l’assalto degli stalloni. Vengono ricordate le cavalle di Diomede re di Tracia. Il paradigma mitico indica una ajnakuvklwsi~ nelle vicende umane, è l’ orbis inerente rebus cunctis ( cfr- Tacito Annales, III, 55). L’asino viene poi affidato a un puer deterrimus (7, 17) che lo tormenta senza ragione. Questo ragazzo è la banalità del male gratuito, è l’adolescente incapace di esprimere le emozioni a parole. Si inventa tuttavia che l’asino aggredisce uomini e donne per la strada come un festivus amasio (7, 21) un allegro dongiovanni.

I pastori discutono e decidono di castrare il publicum maritum (cfr. “pubblica moglie” di Fabrizio de André). Viene portato su un monte dal ragazzo ma ecco che (et ecce) arriva un’orsa. La repentinità è uno degli assi portanti della narrazione di Apuleio. L’orsa uccide il ragazzo e i pastori vogliono ammazzare l’asino. Arriva anche la madre infuriata che lo bastona, ma l’asino la fa scappare emettendo sterco liquido. 

 

 

 

VIII libro

Arriva un servitore di Carite a fare un tragico racconto. Con la morte di Carite e Tlepolěmo cessa nel romanzo ogni forma di vita amorosa positiva. Da ora in avanti solo adultèri, omosessualità, zoofilia, congiunte a torture e delitti. C’era un giovane innamorato di Carite, Trasillo (cfr. qrasuv~) dedito al bere e alle prostitute. Era rifiutato ma cominciò a recitare la parte del fedelissimo amico.

 

Ovidio nell’Ars insegna che l’amicizia può essere il cavallo di Troia per l’amore intret amicitiae nomine tectus amor” (I, 718).

 

 Durante una caccia, Trasillo organizza un finto incidente e uccide Tlepolĕmo. Carite ne soffre e fa un sogno: l’ombra di Tlepolemo le racconta di essere stato ucciso da Trasillo. Lei si vendica: lo lusinga, lo fa bere vino con narcotico, poi lo accieca. Segue il suicidio di entrambi (8, 14).

 

I mandriani si allontanano, poi c’è un conflitto con dei contadini, quindi l’asino arriva in un villaggio dove sente il racconto di un facinus memorabile e degno di racconto: narrare cupio (8, 22).

Come un giornalista, l’asino racconta i fatti che fanno notizia.

Una donna per vendicare la contumelia tori sui  l’offesa del letto aveva infuriato contro le proprie viscere contra sua saeviens viscera (8, 22) uccidendo il figlio e se stessa.

 

 Qui c’è il ricordo di Medea: la donna ej~ eujnh;n hjdikhmevnh diventa sanguinaria, anzi: oujk ejstin a[llh frh;n miaifwnotevra (263 ss). Più avanti ci sarà la storia di una novella Fedra.

 

Poi l’asino viene venduto dai pastori a un cinedo, Filēbo[2] sacerdote di Cibele. Il culto della Magna Mater è malvisto per l’avidità e la sensualità dei sacerdoti, una trivialis faex, feccia triviale, cui Apuleio contrappone la purezza della regola isiaca.

Apuleio condanna sia l’ateismo sia la superstizione la quale secondo Plutarco cade, come la pioggia, sempre sull’oggetto già disgraziato: hJ deisidaimoniva, divkhn u{dato~, ajei; pro;~ to; tapeinouvmenon (Plutarco, Vita di Alessandro, 75, 2).

 

Il mendicare rende turpe il rito.

Cfr. Lucrezio, De rerum natura, II, 600-660. I Galli cercano di conterrēre metu  la folla, e gli intimoriti aere et argento sternunt iter omne viarum (626) largifica stipe ditantes.

I tamburelli tesi tuonano sotto i palmi e i cembali concavi 618

intorno, con il rauco suono minacciano i corni,

e il cavo flauto con frigia cadenza esalta le menti,

e davanti a sé brandiscono armi, segni di furia violenta,

che possano atterrire, con lo spavento della potenza della dea

gli animi ingrati e i petti ribaldi del volgo.

Perciò, appena portata in giro per le grandi città,

fa dono muta ai mortali di ineffabile salvezza, 625 

e lastricano tutto il percorso di bronzo e d'argento

arricchendoli di copiosa offerta, e fanno nevicare fiori

di rosa, coprendo di ombra la madre e le orde del seguito.

Ecco  la schiera armata che i Greci chiamano

Cureti, se per caso si esibiscono  tra schiere

Frigie e saltellano a ritmo pieni di sangue (in numerumque exsultant sanguine laeti ) De rerum natura, 631

 

Insomma questa feccia gira con cimbali e crotali , piatti e nacchere, e costringono Cibele a mendicare. Il venditore presenta l’asino come un castrato tranquillo, anzi, aggiunge con ironia di tipo sofocleo, potresti credere che sotto questa pelle ci sia un modestus homo (8, 25). Dopo trattative e insulti plebei, Filebo compra l’asino.

 

Anche nello pseudoluciano il kivnaido~ kai; gevrwn si chiama Filebo[3].

 

Quindi Filebo porta l’asino dalle puellae, sed illae puellae chorus erat cinaedorum (8, 26). Costoro fecero salti di gioia sperando che Filebo avesse portato un uomo, e ci rimasero male quando videro l’asino. Comunque si scambiarono battute pederastiche tipiche di questa genia incline a kinei`n aijdoi`a. Gli omosessuali girano per la questua tutti truccati. Danzavano, urlavano, si ferivano , come se per la presenza della divinità gli uomini dovessero diventare debiles vel aegroti invece che migliori (2, 27).

 

 Nietzsche vede nel Cristianesimo la volontà di indebolire gli uomini. “Lucrezio non ha combattuto il paganesimo ma il cristianesimo, ossia la corruzione delle anime con i concetti di colpa, pena e immortalità…La ricetta cristiana per ammansire è l’infiacchimento. Il prete che vive dei peccati, dissacra la natura…Rendere malati è la vera intenzione del cristiano…Cristiano è un certo gusto per la crudeltà verso se stessi e verso gli altri, l’odio per i dissenzienti, la volontà di perseguitare…Lucrezio combatteva i culti sotterranei, l’intero cristianesimo latente. Egli avrebbe vinto ma apparve Paolo e diffuse il cristianesimo come formula per assommare e superare i culti sotterranei di ogni sorta (di Osiride, della Magna Mater, di Mitra)…la croce come segno della congiura contro salute, bellezza, contro la vita stessa…Nel cristianesimo il corpo viene disprezzato, l’igiene respinta come sensualità: la prima misura cristiana dopo la cacciata dei Mori fu la chiusura dei bagni pubblici a Cordova che ne possedeva 270” (L’anticristo).

Leopardi: “L’essenza del cristianesimo è fare in modo che l’esistenza non si impieghi e non serva ad altro che a premunirsi contro l’esistenza (Zibaldone 2381).

 

I sacerdoti di Cibele dunque mettevano a sacco la regione (8, 29)

Quindi si danno a giochi erotici execrandis oribus con un fortissimus rusticanus, un pezzo di contadino ben fornito quanto a basso ventre. L’asino li denuncia ragliando: accorre gente che vede le execrandae foeditates. I cinedi scappano ma vengono accolti da un’altra parte dove l’asino rischia la pelle di nuovo perché un cuoco vuole sostituire una sua coscia a quella di un cervo che gli è stata rubata.

 

Pesaro 18 settembre 2023 ore 16, 29

giovanni ghiselli

 

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[1] Nome di un figlio di Eracle: resistente in guerra.

[2] Cfr. h{bh, adolescenza. Più o meno “pederasta”.

[3] Nel dialogo Filebo di Platone il personaggio Filebo sostiene che il sommo bene è il piacere. Per Socrate è l’intelligenza e il sapere.

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