lunedì 18 settembre 2023

Apuleio L’asino d’oro. Libro III.


La mattina Aestus invadit animum, una marea di turbamento  invade l’animo di Lucio. Di nuovo metafora marina. E’ un presagio. Infatti la casa si riempie di magistrati e il ragazzo viene trascinato via da due littori. Per strada molta gente lo guarda ridendo. Viene portato prima in tribunale, poi in un teatro affollatissimo. C’era anche gente salita sulle statue, nonnulli per fenestra et lacunaria semiconspicui, appena visibili sbirciavano da finestre e soffitti.

 

Ancora Kafka “La Jiulius strasse al cui principio K. si fermò un istante era formata ai due lati da case quasi informi abitate da povera gente. Essendo domenica mattina, la maggior parte delle finestre era occupata, vi stavano uomini in maniche di camicia che fumavano e tenevano bambini appoggiati sul davanzale (Il processo, cap. II). I personaggi di K. sono schiacciati dalla colpa. Fromm Il linguaggio dimenticato : “ il Processo va letto come un sogno. K. è sempre preoccupato di ricevere, mai di dare. Cerca aiuto soprattutto nelle donne. E’ arrestato nello sviluppo. Il prete gli dice: “Tu cerchi troppo l’aiuto degli altri”.

 

Parla l’accusatore, poi Lucio chiede ascolto e attenzione da parte dell’humanitas publica.

 

L’ascolto è la pietà naturale dell’anima” (Steiner, Vere presenze). Emone a Creonte bouvlh/ levgein ti kai; levgwn mhde;n kluvein; (Antigone, 757), vuoi dire qualunque e parlando non ascoltare mai?

 

Lucio dice che si è trattato di legittima difesa.

Chiama a testimonio l’occhio del Sole che vede tutto e della Giustizia.

 

Simile invocazione da parte di Medea: w\ Zeu`, Divkh te Zhno;~,  JHlivou te fw`~ (Medea, 764).

 

Poi la gente si mette a ridere. Arriva una donna con un bambino e una vecchia. Entrambe agitano rami d’olivo che è il segno dei supplici (Edipo re, 3). Chiedono giustizia piangendo. La vecchia chiede di vedere i corpi degli uccisi: vengono portati i cadaveri che però, scoperti, si rivelano tre otri gonfi e crivellati di colpi. Allora cohibitus risus libĕre iam exarsit in plebem (III, 10). I magistrati spiegano che ogni anno si celebra una festa Deo Risui (11). Vorrebbero onorare Lucio che però si è offeso.

 

Essere derisi è una delle offese massime nella tragedia: Medea ammazza i figli per non essere canzonata. La Medea di Euripide dice a se stessa: “ouj gevlwta dei` s j ojflei`n- toi`~ Sisufeivoi~ toi`sd j   jIavsono~ gavmoi~ (vv. 403-404), non devi offrire motivo di riso a questi discendenti di Sisifo per le nozze di Giasone.

Leopardi nota che “il semplice rider alto vi dà una decisa superiorità sopra tutti gli astanti. Terribile e awful è la potenza del riso: chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire (Zibaldone, 4391).

 

In effetti Venere riderà vedendo Psiche in suo potere.

 

Quindi Lucio torna a casa di Milone. Dopo la paupertina cena, Fotide gli confessa che l’inconveniente degli otri è dipeso da lei. Per chiarire, dice, devo scoprire i segreti di questa casa et arcana meae dominae revelare secreta ( 3, 15). Ma paveo et formīdo. Sono comunque arcana imperii et arcana sacra.

 

Le Baccanti di Euripide cantano stovma t j eu[fhmon a[pa~ ejxosiouvsqw (v. 70), ognuno  consacri la bocca che serba religioso silenzio.

 

La sera prima la padrona, Panfile, minacciava il sole perché non tramontava in fretta. Aveva visto un bel giovane dal barbiere e aveva chiesto a Fotide di raccoglierne i capelli ma il tonsor l’aveva cacciata. Quindi Fotide aveva raccolto dei peli biondi tosati da otri caprini. Panfile con quei peli e gli strumenti della sua feralis officina aveva infuso spirito umano in quegli otri (3, 17). La feralis officina è la solita delle streghe: pezzi di cadaveri e altri ingredienti della stregoneria.

 

 

Così Simeta delle Siracusane di Teocrito, la Medea di Seneca la quale addit venenis verba non minus metuenda (731) e le streghe del Macbeth con il filetto di una biscia di pantano e altri ingredienti simili. Vediamoli.

Si tratta della prima scena del quarto atto. Le streghe mettono cose inamene in una caldaia bollente. filetto di una biscia di pantano (Fillet of a fenny snake), pelo di pipistrello e lingua di cane (wool of bat, and tongue of dog), zampa di lucertola e ala d’allocco (lizard’s leg, and howlet’s wing), fegato di giudeo bestemmiatore (liver of blaspheming jew), dita di un bambino strangolato al suo nascere, appena messo al mondo in una fossa da una sgualdrina (finger of birth-strangled babe-ditch-delivered by a drab), viscere di una tigre (a tiger’s chaudron), tutto da raffreddare con il sangue di un babbuino (with a baboon’s blood).

Il tragico e il macabro qui confinano con il comico.

 

Quindi anche Panfile recita formule e getta i peli sui carboni. In seguito Lucio, impazzito come Aiace, diventa un otricida (3, 18).

Lucio chiede un aiuto per vedere Panfile in opera. Poi il ragazzo e la servetta fanno l’amore e Fotide  offre a Lucio un corollario puerile puerile obtulit corollarium (3, 20) una coroncina da ragazzo, un’aggiunta (gr. povrisma). Lucio dal buco della fessura vede Panfile mutarsi in uccello.

 

L’uccello è considerato un animale felice: Aristofane scrive un makarismov~ degli Uccelli (1088 ss): eu[daimon fu`lon pthnw`n oijwnw`n oiJ ceimw`no~ me;n-claivna~ oujk ajmpiscou`ntai. 

Leopardi scrive un Elogio degli Uccelli: “siccome abbondano della vita estrinseca, parimenti sono ricchi della interiore”.

 

Ma Fetide ruba il vasetto e lo passa all’amante ma sbaglia unguento e Lucio diventa un asino. Per tornare uomo deve mordere delle rose. Va nella stalla e vede delle rose, però ne viene distolto dal  servetto che doveva occuparsi del suo cavallo candido.

Con movenza ciceroniana, questo servulus meus grida quo usque tandem cantherium patiēmur istum ? (3, 27), fino a quando sopporteremo questo castrone?

Cfr. l’attacco della I Catilinaria: Quousque tandem Catilina, abutēre patientia nostra?

Quindi il servulus vuole azzopparlo, con una inversione dei ruoli. Poi però arrivano dei ladri che portano via il bestiame.

 

Fine III libro

Pesaro 18 settembre 2023 ore 11 giovanni ghiselli

 

 

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