giovedì 28 settembre 2023

Ifigenia XXVIII. Il salvataggio


A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Non sapevamo come fare. A un tratto sebbene non si vedessero automobili in giro, ci venne in mente l’esistenza dei taxi. Finalmente una voce rispose al telefono. Supplicai di mandarne uno al più prest : mia moglie doveva ricevere la benedizione estrema della madre che stava morendo, dissi.

La voce fredda o raffreddata rispose che avrebbero fatto il possibile. Quindi ci vestimmo e ci attaccammo alla finestra che risponde alla strada schiacciandoci il naso contro il vetro per antivedere l’arrivo sotto casa dell’autoambulanza necessaria al salvataggio del nostro amore in pericolo serio. Tuttavia ogni tanto staccavamo i nasi dalle lastre fredde per baciarci, scaldarci e incoraggiarci a vicenda. Ifigenia faceva domande allarmate: “Se la neve che cade da ore causando incidenti avesse ostruito e bloccato ogni strada?”. La guardavo allargando le braccia in segno di impotenza,
ma credevo che sperasse di essere costretta dalle circostanze a una rivelazione, quindi a una rottura con il marito.
Io invece temevo che se il nostro rapporto avesse preso la strada piatta della legalità avrebbe perso quel gusto piccante del proibito, del momentaneo rubato alla consuetudine che eccita il desiderio e innalza, potenzia la sensualità fino a prestazioni veramente olimpiche.
 
Finalmente scorgemmo un taxi in arrivo. Era bianco e giallo. “Ecco la Margherita della salvezza!”, esultò Ifigenia. “Bellina,  monella!” pensai tutto contento che potesse tornare a casa sua.

Scendemmo i cinque piani di scale saltando precipitosamente i gradini a due o tre per volta ma senza cadere. Poi finalmente la ragazza entrò nel taxi. “Ti abbraccio forte ” le gridai, quindi pregai il tassista di fare presto. L’uomo indicò la neve senza dire parola. Risalìi adagio le scale. Avevo paura che il nostro castello crollasse. In effetti non aveva fondamenta profonde ma intanto eravamo fuori pericolo. Erano le sette e un quarto di quel 29 novembre.
 
Ora so che la mia paura era interna: un sentimento di colpa che si aspettava un castigo. Oscuri terrori superstiziosi oppure scrupoli morali per l’inganno al marito?
Ora so  che Cristo salvò la vita all’adultera e perdonò la peccatrice, con il suo complice  sottinteso immagino: “dico tibi: remissa sunt peccata eius multa quondam dilexit multum; cui autem minus dimittitur minus diligit.  Dixit autem ad illam: “Remissa sunt peccata tua” - N. T. Luca, 7, 47- 48).
 Parole sante. Valgano anche per me e per Ifigenia che oltretutto non è più in questa dimensione.
 
Pesaro  28 settembre 2023 ore 16, 18
 giovanni ghiselli

p. s
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