La
licenza di uccidere non solo in casa ma anche per strada.
Leggo
nella cronaca di Bologna del quotidiano “la Repubblica” di oggi 22 luglio (p.
3): “Morto in un incidente il vulcanologo Luigi Rossi”
Questo il
titolo. Non conoscevo il defunto, ma incuriosito, vado a leggere il trafiletto.
L’autore (il quale si firma -e.c.) ribadisce
che l’estinto “è stato coinvolto in un incidente a Rivazzurra”. Procedo ancora
più interessato a proposito dell’ “incidente” nel quale “ è stato
coinvolto” il morto che
era un
vulcanologo di 78 anni, professore emerito dell’Università di Bologna. Come può
essere avvenuta la sua incidentale dipartita, fine della sua vita?
Una
zuffa, una rissa, una scazzottata?
Macché,
niente di tutto questo.
Ecco la
risposta: “A bordo della sua bicicletta elettrica è stato travolto da un
furgone che trasportava alimenti e non sono bastate a salvargli la vita le cure
dei medici del pronto soccorso dell’ospedale”.
Secondo
me questo è un omicidio, non un incidente.
Tali
delitti avvengono quotidianamente e non sono biasimati da chi ne dà notizia, e
rimangono quasi sempre impuniti. Per cui continuano ad essere inflitti
soprattutto a vecchi e bambini, i più deboli e bisognosi di tutele. Io invoco
pene molto severe contro chi uccide guidando automobili o motociclette, come
contro chi ammazza sparando.
giovanni
ghiselli
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