La
corifea propone alle donne di togliersi i mantelli.
Il
coro di donne canta ricordando le feste ateniesi nelle quali ciascuna di loro
ha avuto parti importanti. Fu tra le arrèfore che portavano i simboli di Atena
in processione, poi fu ajletriv" - ajlevw - tra quelle che macinavano il
grano del campo sacro per le focacce da offrire alla dea, poi portò la stuola
gialla to;n
krokwtovn
da orsa (a[rkto") nelle
Brauronie in onore di Artemide, poi, diventata una bella ragazza, feci la
canefora con la collana di fichi secchi. Portavano la cesta con gli arredi
sacri e le offerte nelle Panatenee,
La
corifea commenta che per questo è debitrice di buoni consigli alla città.
Rimprovera
i vecchi di avere scialacquato il patrimonio materiale e morale delle guerre
persiane.
Il
coro dei vecchi risponde che all’insolenza (u{bri") delle donne l’uomo con i coglioni
(ejnovrch" ajnhvr, 661)
deve difendersi (ajmuntevon).
Togliamoci
le tuniche: to;n
a[ndra dei' - ajndro;" o[zein eujquv" - 662,
l’uomo deve avere odore di uomo immediatamente.
Ora
bisogna tornare giovani ora - nu'n dei' nu'n ajnhbh'sai pavlin - e
dare ali a tutto il corpo kajnapterw'sai - pa'n to; sw'ma, e
scuoterci di dosso questa vecchiaia kajposeivsasqai to; gh'ra" tovde.
Il
corifeo teme che gli Spartani si mettano a costruire navi per combattere naumacei'n e
muovere all’arrembaggio plei'n contro di noi w[sper jArtemisiva (675). La
regina di Alicarnasso che seguì Serse a Salamina (v.675, cfr. Erodoto VII, 99;
VIII 87 - 88
Quando Serse
I di Persia invase la
Grecia nel 480 a.C., dando inizio alla seconda guerra persiana, Artemisia
partecipò alla spedizione in quanto alleata e vassalla del gran re. La regina
partì al comando delle sue cinque triremi e si unì
al resto dell'imponente flotta persiana, che contava oltre mille navi. Secondo Erodoto,
Artemisia era l'unica comandante di sesso femminile di tutte le forze armate
radunate da Serse e le sue triremi avevano la miglior reputazione di tutta la
flotta, seconda solo a quella delle navi provenienti da Sidone. Artemisia
partecipò alla battaglia di Capo Artemisio contro la
coalizione ellenica, guidata dall'ateniese
Temistocle
e dallo spartano
Euribiade.
Questa battaglia navale, che fu combattuta contemporaneamente alla battaglia delle Termopili nell'agosto del
480 a.C.,
si risolse senza né vinti né vincitori. Artemisia, secondo Erodoto, si distinse
in essa in modo "non inferiore" agli altri comandanti persiani.
Se
poi le donne si danno all’equitazione è finita, iJppikwvtaton ga;r ejsti crh'ma gunhv (677),
la donna è assai portata all’equitazione: guarda le Amazoni, come le dipinse
Micone mentre combattono a cavallo contro gli uomini
Micone (V sec.) decorò il tempio
dei Dioscuri
di Atene,
dipingendovi il Ritorno degli Argonauti. In collaborazione con Polignoto
decorò il Theseion con scene della vita di Teseo e sempre in
collaborazione con Polignoto e Paneno partecipò alla decorazione della Stoà
Pecile, dove dipinse una Maratonomachia e una Amazzonomachia;
gli Ateniesi gli inflissero una multa di trenta mine
per aver rappresentato i Persiani
più grandi dei Greci. I temi affrontati sono tipici dell'età cimoniana,
soggetti caratterizzati dal movimento e dall'azione, dove Micone sembra aver
portato alcune innovazioni compositive nella disposizione delle figure e negli
elementi paesistici. Si servì per le sue opere dei quattro colori tradizionali
(nero, bianco, rosso e giallo). Dell'attività di Micone quale bronzista
riferisce Plinio il Vecchio (Nat. hist., XXXIV, 88,
2): gli sono attribuite una statua del campione olimpico Callia, vincitore del pancrazio
nel 472 a.C.,
e una statua equestre dedicata sull'acropoli
di Atene, della quale resta parte della base con iscrizione, datata intorno
al 440 a .C.
Il coro delle donne minaccia di
slegare la cinghiala che ha dentro - luvsw
th;n ejmauth'" u|n ejgwv - 684
per odorare di femmine inferocite fino a mordere wJ"
a]n o[zwmwn gunaikw'n aujtoda;x wjrgismevnwn (687)
Possiano fare come lo scarabeo che
ha distrutto le uova dell’aquila (cfr. Esopo). La corifea ricorda il decreto
che impediva importazioni di anguille dalla Beozia. Il giorno prima non aveva
potuto fare baldoria in onore di Ecate dia;
ta; sa; yhfivsmata (703).
Negli
Acarnesi, Diceopoli che ha fatto una
pace separata riceve un tebano a offrire la sua mercanzia: il nostro eroe è
attirato soprattutto dalle anguille di Copaide, un lago della Beozia, oggi
prosciugato:
"o
tu che porti la leccornìa più gradita agli uomini,
permetti
che io saluti le anguille, se davvero le porti"(881 - 882). Grande è la
gioia del pacifista ateniese nel vedere "l'ottima anguilla
giungere
bramata dopo cinque anni finalmente"(889 - 890).
Dicepoli è tanto felice che utilizza, in
travestimento derisorio, due mezzi versi pronunciati da Admeto nei riguardi
dell'adorata Alcesti (367 - 368), :
"che
nemmeno morto io
sia
mai separato da te… cotta in mezzo alle bietole"(892 - 893).
Il
tebano in cambio vorrebbe qualche cosa che da loro non si trova mentre abbonda
ad Atene. La proposta pronta di Diceopoli è:"allora portati via un
sicofante
dopo
averlo imballato come un vaso"(903 - 904).
Ma questi decreti finiranno con fare male ai
loro padri.
Compare
Lisistrata accigliata. La caporiona cita un verso di Euripide (Telefo fr. 704): ajll j aijscro;n
eijpei'n kai; siwph'sai baruv (712) turpe è parlare e tacere è grave.
Cfr.
Prometeo incatenato di Eschilo "ajlgeina; mevn moi kai;
levgein ejsti;n tavde, - a[lgo" de; siga'n” doloroso è per me raccontare queste cose,/ma doloroso è anche tacere, e
dappertutto sono le sventure"(vv. 197 - 198). Due versi questi,
usati come epigrafe da Giuseppe Berto per il suo Il male oscuro (1964) che racconta la terapia di una nevrosi: “Il
racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”. Il racconto infatti è
doloroso e pure terapeutico.
Così
Enea racconta a Didone la distruzione di Troia: “Infandum, regina, iubes renovare dolorem (…) Sed si tantus amor casus cognoscere nostros/et breviter Troiae supremum
audire laborem,/quamquam animus meminisse horret luctuque refugit,/incipiam”
(Eneide, II, 3, 10 - 13), regina, mi
ordini, di rinnovare un dolore indicibile…ma se tanto grande è il desiderio di
conoscere la nostra caduta e di udire in breve l’estrema agonia di Troia,
sebbene l’animo rabbrividisca a ricordare e rifugga dal pianto, comincerò.
Nella
Tebaide di Stazio (45 - 96 d. C.) Ipsipile inizia la sua storia dolorosa
affermando che raccontare le proprie pene è una consolazione per gli
infelici:"dulce loqui miseris veteresque reducere questus" (V,
48), è dolce parlare per gli infelici e rievocare le pene antiche.
Lisistrata
riassume il guaio dicendo binhtiw'men, vogliamo essere scopate (7015) - binevw,
fotto. Non riesce più a tenere le donne lontane dai mariti. Molte disertano.
Arrivano tre donne che vogliono tornare a casa. La terza dice di essere incinta
aujtijka
mavla tevxomai
744 e di stare per partorire.
Lisistrata
ribatte che il giorno prima non era pregna - ajll j oujk ejkuvei" suv
g j ejcqev" - ajlla; thvmeron -
Ma oggi sì, ribatte la donna - kuevw -
Lisistrata
scopre che la donna ha messo sotto il vestito l’elmo della statua di Atena. Le
altre due trovano altre scuse.
Lisistrata
semplifica dicendo come stanno davvero le cose: poqei't j i[sw" tou;" a[ndra" (763),
vi mancano gli uomini probabilmente. Anche loro ci desiderano, aggiunge, ma
bisogna resistere. Un oracolo crhsmov" assicura che prevarremo, eja;n mh; stasiavswmen 768, se
non facciamo una guerra intestina nel nostro genere (stavsi")
Lisistrata legge l’oracolo: le rondini (celidovne") fuggendi l’upupa, devono stare lontane dal bischero - ajpovscwntaiv te falhvtwn - 771 - falh'" - hto" oJ - , anche dai falli - . Uccelli che significano
i genitali.
Lisistrata cita altre parole
dell’oracolo
Se le rondini si separano e si
involano fuori dal tempio sacro, non ci sarà più nessun uccello di nessuna
specie a sembrare di essere più zozzone - katapugwnevsteron
(776) letteralmente più rotto in culo.
Dunque bisogna pazientare
tradire l’oracolo sarebbe una
vergogna. (780)
Il Coro di vecchi ricorda il mitico
cacciatore Melanione ed era schifato riguardo le donne - ta;" gunai'ka" ejbdeluvcqh - 795
(bdeluvssw, rendo abominevole). Feuvgwn gavmon sjfivket j ej" ejrhmivan
(786)
Così fanno loro che sono saggi.
Il Coro di donne ricorda invece
Timone il misantropo con il volto chiuso dalle spine, progenie delle Erinni,
odiava gli uomini però amava moltissimo le donne - tai'si de; gunaixi;n h\n fivltato" (Lisistrata, 821).
CONTINUA
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