I politici incapaci e gli scrittori insignificanti hanno un
atteggiamento epimeteico riguardo agli eventi dei quali parlano o scrivono. Epimeteo
è quello che pensa dopo e troppo tardii (ejpimhqevomai).
Il critico accorto invece è prometeico, preveggente (promhqhv").
Conosce il passato, capisce il presente ed è
capace di prevedere il futuro come il Temistocle delle Storie di Tucidide. Egli "oijkeiva/
xunevsei" con la
propria facoltà di capire, era "tw'n te paracrh'ma di j ejlacivsth" boulh'"
kravtisto" gnwvmwn",
ottimo giudice della situazione presente attraverso un rapidissimo esame"
e "tw'n
mellovntwn ejpi; plei'ston tou' genhsomevnou a[risto" eijkasthv"" (I, 138, 3), e ottimo a
congetturare il futuro per ampio raggio in quello che sarebbe accaduto. Prevedeva
benissimo i danni o i vantaggi quando erano ancora avvolti nell’oscurità: “tov te a[meinon h] cei'ron ejn
tw/' ajfanei' e[ti proewvra malista”.
L’epimeteico, bene che vada, riferisce fatterelli e fatti
già avvenuti senza giudizio critico e pure senza deformarli. Spesso però il cronista
deforma maliziosamente la sua cronaca per compiacere i lettori che vogliono
sentire ripetere luoghi comuni, o anche per scodinzolare davanti padrone che gli
rifornisce la greppia.
giovanni ghiselli
p. s
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