Lisistrata al teatro greco di Siracusa, 2019 |
Lo
Spartano dice che loro vogliono la restituzione del tondo tw[gkuklon dorismo
per tou[gkuklon, to; e[gkuklon ,
mantello a ruota per donne, indica il culo. Lisistrata chiede cos’è, e lo
Spartano risponde la porta ta;n Puvlon di Pilo che da tanto sentiamo il bisogno di
tastare. Naturalmente allude agli organi sessuali.
Il
Pritano allora chiede per gli Ateniesi jEcinou'nta in Tessaglia con il doppio senso
dato da ejci'no", riccio e
pube di donna, poi il Mhlia' kovlpon il “seno” Maliaco (a ovest della parte
nord dell’Eubea) e ta; Megarika; skevlh le gambe di Megara, le mura che la
univano al porto. Seno e gambe ovviamente alludono a quelli delle donne.
I
due maschi vogliono lavorare il campo che indica il corpo femminile anche in
altri testi.
Commento
al v. 1173 della Lisistrata dove lo
Spartano dice: “senz’altro io mi spoglio e da nudo voglio seminare - h[dh gewrgei'n
gumno;" ajpodu;" bouvlomai”
L'assimilazione
della donna alla terra
Nell’Antigone di Sofocle, Emone chiede a
Creonte, suo padre: "Ma ammazzerai la fidanzata del tuo stesso
figlio?" (568).
E
Creonte risponde: "Sì: ci sono campi da arare[1]
anche di altre" (569)
Mircea
Eliade nel suo Trattato di storia delle
religioni scrive:"L'assimilazione fra donna e solco arato, atto
generatore e lavoro agricolo, è intuizione arcaica e molto diffusa"(p.
265). A sostegno di questa affermazione cita diversi testi, tra i quali l'Edipo re (pw'" poq j aiJ patrw'/aiv s j a[loke"
fevrein, tavla", si'g j ejdunavqhsan ej" tosonde; vv.
1211 - 1213, come mai i solchi paterni - ossia già seminati dal padre - poterono,
infelice, sopportarti fino a tanto in silenzio?), e le Trachinie (vv.30 e sgg.) dove Deianira lamenta l'assenteismo
coniugale di Eracle il quale, come eroe, è impegnatissimo, ma come marito si
comporta alla pari di un colono che, avendo preso un campo lontano, va a
vederlo solo quando semina e miete, ossia un paio di volte all'anno.
Per
quanto riguarda l'identificazione più precisa della donna con il solco, Eliade
cita il Codice di Manu (IX,33) dove
sta scritto:"La donna può essere considerata come un campo; il maschio
come il seme", e un proverbio finlandese che fa:"Le ragazze hanno il
campo nel loro corpo". A queste testimonianze possono essere aggiunte
altre, antiche e moderne, per mostrare quanto tale idea sia davvero diffusa
nella mente umana, soprattutto in quella maschile.
Nel
II stasimo dei Sette a Tebe (vv.751 e
sgg.) il Coro di vergini tebane, riferendosi a Laio, dice che egli generò il
destino per sé, Edipo parricida, il quale a sua volta osò seminare il sacro
solco della madre dove nacque (matro;" aJgna;n - speivra" a[rouran, i{n j
ejtravfh, 753 - 754), e la pazzia univa gli sposi dementi (paravnoia suna'ge - numfivou"
frenwvlei",
756 - 757)
Euripide
nelle Fenicie ricorda, attraverso
Giocasta, il responso di Febo che prescrisse a Laio:"mh; spei're tevknwn
a[loka daimovnwn biva/" (v. 18), non seminare il solco dei figli a
dispetto degli dèi.
L’Oreste euripideo per attenuare la colpa
del matricidio dice al nonno materno che il padre lo generò, mentre la madre
non ha fatto che partorirlo: ella è stata solo il campo arato che ha preso il
seme da un altro:"to; sperm j a[roura paralabous ja[llou pavra"
(v. 553).
La
stessa ragione addotta da Apollo nelle Eumenidi
di Eschilo (vv. 658 e sgg.) per minimizzare il delitto del matricida.
Shakespeare
paragona la giovanissima Marina, vergine e onesta, a della terra non dissodata.
Parlano una mezzana e un ruffiano che vorrebbero trarre profitto dalla
prostituzione della ragazza: “Crack the
glass of her verginity, and make the rest malleable” , rompi il vetro della
sua verginità e rendi il resto malleabile dice il ruffiano.
E
la mezzana risponde: “An if she were a
thornier piece of ground than she is, she shall be ploughed ” (Pericle, principe di Tiro, IV, 4), anche
se fosse un pezzo di terra più spinoso di quello che è, verrà arata.
Tra
gli autori latini Lucrezio, forse sotto la scorta di Euripide[2]
interpreta la "deum mater "
(II,659), come la divinizzazione della terra[3].
Questa
parentela stretta tra la femmina umana (o divina) e la terra, è messa in
rilievo anche da non pochi autori moderni. Kierkegaard nel Diario del seduttore indica e sottolinea la vicinanza della ragazza
alla natura: "Perfino quel che in lei c'è di spirituale ha alcunché di
vegetativo"(p.138) .
Su
questa linea si trova anche J. J. Bachofen, l'autore di Das Mutterrecht [4], che
vede nel diritto materno quello fisico, e nel paterno il metafisico, in quanto
"la donna è la terra stessa. La donna è il principio materiale, l'uomo è
il principio spirituale... Platone nel Menesseno
(238a) dice - non è la terra a imitare la donna, ma la donna a imitare la
terra - ". Del resto non bisogna dimenticare che, se nel Menesseno Platone scrive (precisamente): "ouj
ga;r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei(nella
gravidanza e nel parto), ajlla; gunh; gh'n", nel Menone , 81d, il filosofo ateniese afferma che tutta la natura è
imparentata con se stessa(th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'"
ou[sh"),
e, dunque, anche l'uomo è stretto parente della grande madre.
“At the
Thesmophoria they tried to persuade the Earth to imitate them”[5], alle
Tesmoforie le donne cercavano di persuadere la Terra a imitare loro.
Questa
teoria, espressa con benevolenza verso le femmine umane dal filosofo danese e
in maniera ambivalente, non priva di contraddizioni da Bachofen, assume aspetto
malevolo, decisamente antifemminista in Otto Weininger, l'autore di Sesso e carattere, morto, forse non a
caso, suicida nel 1903, a
soli ventitré anni. Secondo lo scrittore austriaco" le donne stanno
incosciamente più vicine alla natura che non l'uomo. I fiori sono i loro
fratelli"(p.293), e, più avanti (p.296),"l'uomo è forma, la donna è
materia...la materia vuole essere formata: perciò la donna pretende dall'uomo
la delucidazione dei suoi pensieri confusi".
Si
può continuare la rassegna, certo parziale e limitata, con un altro autore
austriaco, uno dei massimi romanzieri del Novecento, Robert Musil che, ne L'uomo senza qualità, compie
l'operazione inversa: assimila la terra alla donna. "Ulrich la trattenne e
le mostrò il paesaggio. - Mille e mille anni fa questo era un ghiacciaio. Anche
la terra non è con tutta l'anima quello che momentaneamente finge di essere - egli
spiegò - . Questa creatura tondeggiante è di temperamento isterico. Oggi recita
la parte della provvida madre borghese. A quei tempi invece era frigida e
gelida come una ragazza maligna. E migliaia di anni prima si era comportata
lascivamente, con foreste di felci arboree, paludi ardenti e animali
diabolici"( p.279).
Concludo
citando D'Annunzio: in Il Piacere Andrea
Sperelli dichiara che "fra i mesi neutri" aprile e settembre
preferisce il secondo in quanto "più feminino... E la terra? - aggiunge - Non
so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una una bella
donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d'un
sorriso attonito, pallido, inestinguibile. E' un'impressione giusta! C'è
qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di
settembre!"(p. 169).
Infine
in Il Fuoco l'amante non più giovane
viene assimilata, tra l'altro, a "un campo che è stato mietuto"(p.
306).
Il
Pritano dice senza metafore ejstuvkamen (1178), ce l’abbiamo ritto, e aggiunge
che tutti sono d’accordo: vogliono binei'n (1180), fottere.
Lo
Spartano conferma
Lisistrata
promette
Il
coro di donne offre aiuto ai poveri.
Alla
fine, dopo un’ultima resistenza dei vecchi e delle vecchie, ci sono canti di
soddisfazione
Il
Pritano raccomanda le sbronze che rendono gli uomini meno sospettosi.
Esodo
1247 - 1320
Lo
Spartano ricorda le benemerenze storiche degli Ateniesi e le loro nei confronti
della Grecia, in particolare la seconda guerra persiana con l’Artemisio il
promontorio nel punto più a Nord (est) dell’Eubea dove gli Ateniesi simili a
verri - sueivkeloi - saltarono
sulle navi e vinsero i Medi, mentre Leonida guidava noi Spartani come cinghiali
che aguzzano le zanne - a|per tw;" kavprw" savgonta" (1255).
I guerrieri schiumavano e sudavano e i
Persiani non erano meno dei granelli di sabbia oujk ejlavssw" ta'" yavmma" (1261)
Viene
invocata Artemide, silvestre cacciatrice. E finiamola con le volpi astute!
Forse
c’è un riferimento a quanto disse Lisandro il quale concluse la guerra del
Peloponneso sconfiggendo gli Ateniesi: egli se la rideva di quanti stimavano
che i discendenti di Eracle dovessero sdegnare di vincere con il tradimento e
raccomandava sempre:" o{pou ga;r hJ leonth' mh; ejfiknei'tai prosraptevon
ejkei' th;n ajlwpekhvn" dove di fatto non giunge la pelle del leone,
bisogna cucirle sopra quella della volpe" (Plutarco, Vita di Lisandro,
7, 6).
Cfr.
la golpe e il lione di Machiavelli.
Il
coro degli Ateniesi invoca le Cavrita", Artemide, Apollo il gemello
guidatore di danze divdumon ajgevcoron, benigno guaritore eu[fron j jIhvion[6], poi
Dioniso, il dio di Nisa, il dio che con le Menadi negli occhi sfavilla, e Zeus
fulgente di fuoco e la sua veneranda consorte, e Afrodite che ci ha dato questa
pace serena. Dunque ai[resq j a[nw, balzate in alto, wJ" ejpi; nivkh/ come per
la vittoria, eujoi'
ripetuto
4 volte.
Il
pritano chiede allo Spartano di concludere intonando mou'san e[ti nevan, un
canto ancora nuovo.
Cfr.
quanto dice Telemaco a Femio nel I canto dell’Odissea: il cantore deve dilettare ("tevrpein",
v. 347), e gli uomini apprezzano maggiormente il canto ajoidhvn - che
suoni più nuovo newtavth a chi
ascolta (vv. 351 - 352).
Abbiamo visto per la storiografia tucididèa, preferisce occuparsi di fatti recenti:" Con la loro funzione sacra, i poemi perdono anche il loro carattere lirico; diventano epici, e in questa forma sono la più antica poesia profana, sciolta dal culto, di cui si abbia notizia in Europa. In origine dovettero essere qualcosa come resoconti di guerra, cronache di eventi bellici; e forse da principio si limitavano alle "ultime notizie" sulle fortunate imprese militari e sulle spedizioni piratesche sulla stirpe. "Al canto più nuovo, la lode più alta", dice Omero (Od. I, 351 - 352), e Demodoco e Femio cantano dei fatti più recenti" [7].
“Ciò che è importante per l’aedo è stare al passo con i tempi, il che equivale a conoscere il canto più recente” [8].
La poetica del canto nuovo sarà ripresa da Pindaro che vuole togliere ai canti tradizionali il biasimo verso gli dèi:" ejpei; to; ge loidorh'sai qeouv" - ejcqra; sofiva" [9], poiché diffamare gli dèi è sapienza che odia, e dunque: "ai[nei de; palaio;n me;n oi\non, a[nqea d j u{mnwn - newtevrwn" [10], loda il vino vecchio, ma fiori di canti nuovi.
Del resto il canto epico, al pari della storiografia erodotea deve dilettare chi ascolta.
Lo Spartano dunque canta
Invoca la musa spartana che lasci l’amabile Taigeto e celebri Apollo il dio di Amicle, e Atena la dea Calkivoiko" dalla dimora di bronzo, e i Tindaridi che giocano (yiavdonti = yiavzousi) presso l’Eurota.
Noi celebriamo Sparta cui sono care le danze kai; podw'n ktuvpo" e il battere dei piedi, quando, come puledre le fanciulle – a|/te pw'loi tai; kovrai - presso l’Eurota - pa;r to;n Eujrwvtan (1309) balzano (ajmpadevomti - ajnaphdavw) agitando celeri i piedi e si squassano le chiome tai; de; kovmai seivontai come Baccanti che folleggiano con il tirso.
Fine
Bologna 4 aprile 2019. Giovanni Ghiselli
[2] Cfr. Baccanti, vv.275 - 276:" Dhmhvthr qeav - gh' d'&
ejstivn, o[noma d& oJpovteron bouvlh/ kavlei", la dea Demetra, è la terra,
chiamala con il nome che vuoi, e le Fenicie,
vv.685 - 686: "Damavtar
qeav, - pavntwn a[nassa, pantwn de; Ga' trofov"", la dea
Demetra, signora di tutti, la
Terra di tutti nutrice.
[3] Per tutto l'episodio cfr. De rerum natura, II, 600 - 660.
[4] Trad. it. , antologica, Il potere femminile, pp.76 - 77)
[5] Dodds, The ancient concept of progress, p. 147.
[6] Che può essere guaritore da ija'sqai,
ma pure feritore da i{hmi
[7]A. Hauser, Storia sociale dell'arte , vol. I, p. 84.
[8] Powell, Omero, p. 58.
[9]Olimpica IX, 37 - 38
[10]Olimpica
IX, 48 - 49.
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