Frederic Leighton, Antigone, 1882 |
Chi
ha un’identità eroica non si lascia intimidire dalle minacce o dai
pettegolezzi.
L’aspetto
psicologico più interessante lo offre Sofocle con la sua
insistenza sull’identità, un aspetto tra i più problematici,
credo, nella vita soprattutto dei giovani, ma non solo.
Antigone
non si piega mai al compromesso per non rinunciare all’identità
che ha voluto darsi.
Ho
ritrovato tale coraggio in donne come Ilaria Alpi, Ilaria Cucchi e
ora Carola.
"Ma
so di essere gradita a quelli cui soprattutto bisogna che io piaccia”
(Antigone, v. 89), risponde Antigone a Ismene che le aveva
consigliato prudenza poiché loro due, ragazze senza alcun aiuto, non
potevano dispiacere ai potenti, al tiranno Creonte in particolare.
La
sottomissione e il servilismo vengono rifiutati pure a costo della
vita . Antigone non
cede alle obiezione dettate dal buon senso di Ismene, anzi replica :"
io non soffrirò/nulla di così grave da non morire nella bellezza"
(w{ste mh; ouj kalw'"
qanei'n, Antigone, vv. 96-97).
La
parresía
E
con questo siamo giunti all’aspetto storico-politico. La tragedia
è scritta per un popolo libero e colto e insegna a onorare la
libertà come bene supremo della polis, a partire
dalla parrhsiva, del
resto riservata ai soli cittadini, come risulta dallo Ione di
Euripide dove il protagonista dice che lo straniero “tov
ge stovma-dou'lon pevpatai koujk e[cei parrhsivan", lo
straniero ha la bocca schiava e gli manca libertà di parola (675).
Analogo
concetto si trova nelle Fenicie[1] quando Polinice
risponde alla madre sulla cosa più odiosa per l'esule:" e{n
me;n mevgiston, oujk e[cei parrhsivan"
(v. 391), una soprattutto, che non ha libertà di parola.
Infatti,
conferma Giocasta, è cosa da schiavo non dire quello che si pensa.
Nelle Tesmoforiazuse di
Aristofane il parente difensore di Euripide, infiltratosi tra le
donne con un travestimento, rivendica questa facoltà dicendo:" eij
ga;r ou[sh"-parrhsiva" kajxo;n levgein oJvsai pavresmen
ajstaiv.. " se infatti c'è libertà di parola e
possiamo parlare quante siamo cittadine… (vv. 540-541).
Su
questa parola chiave gioca Victor Hugo quando riporta
queste parole “ingenuamente sublimi” scritte da padre Du Breul
nel sedicesimo secolo: “Sono parigino di nascita e parrisiano di
lingua, giacché parrhysia in
greco significa librtà di parola della quale feci uso anche verso i
monsignori cardinali”[2].
Del
resto, siccome tutto è visto in modo problematico, anche questo bene
supremo, la libertà di parola, può avere, come il progresso,
tecnologico una seconda faccia negativa. Succede quando il parlare si
degrada a chiacchiera malevola e bugiarda: rumores sine
verbo.
Vediamo
Nell’Oreste di
Euripide, prima dell’onesto coltivatore parla
un ajnhvr ajqurovglwsso~ (v.
903). E’ un
personaggio negativo che probabilmente allude a Cleofonte, l’ultimo
grande demagogo della guerra del Peloponneso, contrario alla pace :
“ajnhvr ti~
ajqurovglwsso~, ijscuvwn qravsei,- jArgei'o~ oujk jArgei'o~,
hjnagkasmevno~,-qoruvbw/ te pivsuno~ kajmaqei' parrhsiva/ ”
(vv. 903-905), un uomo dalla bocca
sempre aperta (lett. “senza porta”), forte della sua arroganza,
Argivo non Argivo, impostosi con la forza, fidente nel tumulto e in
una brutale licenza di parola.
Ebbene
costui propose la condanna a morte, per lapidazione, di Elettra e di
Oreste.
Anche
qui in Italia di questi tempi c’è chi può blaterare diffondendo
vuoto, volgarità o menzogne tra milioni di telespettatori
mentre altri che hanno cultura e intelligenza vengono oscurati. I
primi sono utili al consenso nei confronti del potere, i secondi
promuovono lo spirito critico, cosa che i despoti non sopportano
Un
altro topos politico della tragedia è la condanna della tirannide.
Il
despota teme chi gli sta sopra anche solo
fisicamente: " Edipo
uccide il padre che, dall'alto del suo carro, precipita allo stesso
suo livello (...) Come Edipo che colpendo Laio con il suo bastone lo
fa cadere dall'alto del suo carro a terra, ai suoi piedi, Periandro
falcia e abbatte tutti coloro la cui testa supera di poco quella
degli altri. E in secondo luogo le donne. La tradizione greca fa
di Periandro,
modello del tiranno, un nuovo Edipo. Egli avrebbe, in segreto,
consumato l'unione sessuale con la madre Krateia[3] (...)
Ma la tirannide, sovranità claudicante, non può procedere a lungo
nel suo successo. L'oracolo, che aveva dato via libera a Cipselo per
aprirgli la porta del potere, aveva fissato, fin dall'inizio, il
termine al di là del quale la discendenza di Labda, non diversamente
da quella di Laio, non avrebbe avuto il diritto di perpetuarsi.
"Cipselo, figlio di Eezione, re dell'illustre Corinto"
aveva proclamato il dio; ma per aggiungere subito:"lui e i suoi
figli, ma non più i figli dei suoi figli"[4].
Alla terza generazione, l'effetto della "pietra rotolante"
uscita dal ventre di Labda non si fa più sentire [5].
Per la stirpe dei claudicanti, istallati sul trono di Corinto, è
venuto il momento in cui il destino vacilla, precipita, sprofonda
nella sventura e nella morte"[6].
A
proposito della zoppìa del tiranno, Periandro era figlio di
Cipselo, nato da una Bacchiade zoppa (cwlhv,
V, 92 b),
Labda, che nessun membro di questa oligarchia dominante Corinto
voleva sposare. La sposò invece uno di origine Lapita, Eezione il
quale, siccome non nascevano figli, andò a interrogare l'oracolo di
Delfi. La Pizia rispose che Labda era già incinta e avrebbe
partorito un masso rotondo[7] che
si sarebbe abbattuto sui governanti punendo Corinto.
Zoppicante
è anche the bloody king (IV, 3), il re
sanguinario di Shakespeare, Riccardo III il
quale si presenta dicendo di essere:"so lamely and
unfashionable/That dogs bark at me, as I halt by them "(I,
1), così claudicante e goffo che i cani mi latrano contro quando gli
passo vicino arrancando.
E'
questa una zoppia che rende malata tutta la sua terra secondo
il tovpo" che
risale a Omero ed Esiodo: un cittadino dice che il Duca di Gloucester
è pericolosissimo come i figli e i fratelli della regina e se
costoro non governassero ma fossero governati "this
sickly land might
solace as before "
(II, 3), questa terra malata[8] potrebbe
avere ristoro come prima.
Anche
il cielo viene ammorbato dal capo malato
Così
l'Oedipus di Seneca: “fecimus caelum nocens”
(36).
Altrettanto
pensa lo zio di Amleto che ha assassinato il fratello: “Oh, my
offence is rank, it smells to heaven” (Hamlet, III, 3),
oh, il mio crimine è fetido, manda il puzzo fino al cielo.
La
terra contaminata e desolata diventa tutta una tomba come la Scozia
nel Macbeth :"poor country…it cannot be
called our mother, but our grave; where nothing, but who knows
nothing, is once seen to smile; where sighs, and groans, and shrieks
that rend the air, are made, not marked " ( Macbeth,
IV, 3), povera terra!…non può essere chiamata nostra madre ma
nostra tomba; dove niente, se non chi non conosce niente, si vede
sorridere, dove sospiri e gemiti e grida che lacerano l'aria, sono
emessi, ma nessuno ci fa caso. E' il nobile Ross che
parla.
Nel Riccardo
III Lady Ann dice a Riccardo che si appresta a corteggiarla:
“Foul devil, for God’s sake hence, and trouble us not;-For
thou hast made the happy earth thy hell,-Fill’d with cursing cries
and deep exclaims” (I, 2), sconcio demonio, per amor di Dio,
via di qui e non darci pena; perché tu hai fatto della terra felice
il tuo inferno, riempito con urla di maledizione e profondi gemiti.
Dopo una battuta corteggiante di Riccardo, Anne rincara la dose
chiamandolo “diffus’d infection of a man”, infezione di
uomo diffusa.
Macbeth di Shakespeare inciampa
nel meccanismo del potere che è una scala i cui gradini sono vite
umane da calpestare:"That
is a step/On which I must fall down, or else o'erleap / For
in my way it lies "
(I, 4), questo è un gradino sul quale devo cadere oppure scavalcarlo
poiché si trova sulla mia strada.
Diversi
tiranni in conclusione hanno qualche cosa di zoppo: Cipselo e
Periandro in quanto discendenti da Labda, Edipo poiché ha avuto i
piedi perforati[9]. Anzi,
se consideriamo con attenzione la prima antistrofe del secondo
stasimo dell'Edipo
re vediamo
che tutte le tirannidi sono zoppe: "la prepotenza fa crescere il
tiranno, la prepotenza/ se si è riempita invano di molti orpelli/
che non sono opportuni e non convengono (mhde;
sumfevronta)[10]/salita
su fastigi altissimi/precipita nella necessità scoscesa/dove non si
avvale di valido piede" e[nq
j ouj podi; crhsivmw/-crh'tai "(vv.
873-879). Non solo il tiranno è zoppo e scivola, ma anche
i suoi decreti. Antigone non obbedisce ai khruvgmata di
Creonte, ma alle leggi della coscienza e degli dèi che, viceversa,
sono a[grapta
kajsfalh' (Antigone,
v. 454), non scritti e non vacillanti.
Del
resto il nome dottor Hinkfuss, il regista che vuole assoggettare gli
attori in Questa
sera si recita a soggetto [11] significa
"piè zoppo". Il dramma potrà procedere solo quando la
compagnia avrà conquistato la sua libertà
interpretativa. Fuss significa
“piede” e hinken “zoppicare”. Friabile
è la base del regno registico. Si noti che Hitler nel film Il
grande dittatore di
Chaplin è chiamato Hinkel.
Anche
Giasone, il seduttore punito da Medea, si presentò con un solo
sandalo[12], al
sacrificio in onore di Nettuno celebrato da Pelia, figlio
del dio del mare, e usurpatore. L’asimmetria dei piedi di Giasone
partecipa, in qualche modo della zoppia: “L’arrivo del
vendicatore preannunciato da un oracolo e segnato da un marchio che
lo rende riconoscibile alla sua vittima è un tema mitico e narrativo
largamente diffuso nei racconti folklorici: un uomo fatale segnato da
un marchio fu pure Edipo, “l’uomo dai piedi gonfi”, destinato
da una profezia a uccidere il padre…Più complesso è il segno di
Giasone e il tratto che distingue la sua missione, vale a dire il
monosandalismo: evidentemente il monosandalismo è una forma
simbolica di marchio fisico e una forma attenuata di zoppia; d’altro
lato, l’uso di indossare un solo calzare è un elemento che
s’inserisce in un complesso sistema rituale”[13].
Ma questa altra parte non riguarda il nostro discorso. Sul tiranno
antico preso come modello dei nostri tirannelli, torneremo più
avanti.
[3]Diogene
Laerzio, I, 96. “Aristippo nel primo libro Sulla
lussuria degli antichi dice
che sua madre Crateia era innamorata di lui e a lui si univa di
nascosto e che egli se ne compiaceva. Divulgatasi la notizia, si
addolorò per essere stato scoperto e divenne severissimo con
tutti”. L’opera del III sec. a. C. è falsamente attribuita ad
Aristippo. Si intitolava jArivstippo~
peri; palaia`~ trufh`~, ed
era un pamphlet scandalistico scritto per dimostrare che
i filosofi, soprattutto gli Academici, erano altrettanti
Aristippi. Per la tendenza all’incesto del tiranno si
ricordino anche i rapporti tra Nerone e Agrippina. Ndr.
[5]Erodoto,
V, 92, e 2.
Così le streghe del Macbeth promettono
il regno al signore di Glamis, ma la successione ai figli di Banquo
(I, 3).
[8] Cfr
la scheda “Dalla
salute del re dipende quella del suo popolo e della sua terra”,
in Medea,
a cura di Giovanni Ghiselli, Cappelli, pp. 135ss
[10] Queste
parole possono smontare l’utile perseguito da Giasone.
[11] Terza
commedia (del 1929) della Trilogia del teatro nel teatro di
Pirandello. Le altre due sono i Sei
personaggi in cerca d'autore (del
'21) e Ciascuno
a suo modo (del
'24).
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