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14 giugno,
domenica. I grandi dolori insegnano grandi cose e non vanno
evitati. Non trascurare i tovpoi o loci
letterari ricorrenti. Il tw'/
pavqei mavqo"di Eschilo 1, come “la ferita che fiorisce in tanta luce” di Hermann Hesse 2. Ifigenia con la gioia e con il dolore mi ha
dato tante occasioni per scendere nelle profondità della mia anima, per conoscere
me stesso: “ejdizhsavmhn
ejmewutovn”, ho indagato
me stesso, come
Eraclito 3. Per il
famoso attore non sento rancore: è un vecchio in cerca di riscontri
della propria vitalità, un gradasso buffo, anche simpatico dopo tutto. In fondo con
il suo intervento ha sciolto un nodo intricato quanto quello di Gordio, un
intreccio insolubile di lacci che Alessandro Magno
tagliò con un colpo solo, poi disse: “Nihil interest quomŏdo solvantur” (Curzio Rufo, III, 1, 18) Se sono intelligente morale e vitale più di
quell’uomo stremato sulla strada del tramonto , dagli imbrogli di questa
notte posso trarre di più di quanto ha preso lui da Ifigenia. E' giunto il
momento di una maggiore profondità e incisività in tutto quello che faccio.
E' finito il tempo di fare "solo" belle lezioni scolastiche.
15 giugno
1981 ore 14. Ultimo giorno di scuola e fine con Ifigenia. E'
durata esattamente i tre anni del mio ginnasio. L'aveva messo in
conto, e forse anche io. Una Debrecen lunga tre anni. Con Helena fu molto più
bello ma durò solo un mese, scarso oltretutto. Poco fa ci
siamo congedati: Búcsú est 4. Delle tue esperienze personali puoi e devi raccontare solo quelle che hanno il
carattere dell’universale: che siano interessanti, significative educative
per tutti i lettori di ogni tempo e di ogni luogo. Il resto sia atetizzato atroci stilo
4 con penna inesorabile quando lo correggerai e ripulirai ad
unguem 5. Ifigenia era
molto carina e commossa quando è
andata via, forse per sempre: quasi quanto le finniche sui treni azzurri che
le riportavano ai laghi azzurri. Quelle piangevano; Ifigenia ha detto di
sperare che un giorno potremo tornare insieme. Tutte scene. Per me non è più tempo di recitare: adesso devo scrivere il mio capolavoro. Cominciare
dai giorni radiosi del '78, anno di
tanti amori vivaci, una decina o giù di lì, e arrivare a
questo giugno doloroso,
non solo per me credo. Dovrò fare incursioni nel passato,
fino agli anni Sessanta, anche Cinquanta quando mi innamorai di Paloma a Moena poi di Marisa a Pesaro. Dare vita
eterna alle donne che ho amato, anche a quelle che non mi hanno contraccambiato come queste due
bambine quando ero bambino. Mi hanno insegnato comunque quello che non si
deve fare da innamorati. Ora che di amori ne ho vissuti diversi, devo
scrivere anche perché Ifigenia me ne crede capace. E’ stata
questa la sua funzione definitiva. Devo trarre
da tanto dolore qualche cosa di buono
e di bello per tutti. Non devo estrarre fumo dallo splendore ma luce dal
fumo come prescrive Orazio: "non fumum ex fulgore, sed ex fumo dare
lucem", Ars poetica, v.
143), e cogliere l’essenziale:"semper
ad eventum festinare et in medias res/non secus ac notas auditorem rapere, et
quae/despero tractata nitescere posse, relinquere "cfr. vv. 148-150), sempre
affrettarsi al risultato e trascinare l'uditore nel centro degli eventi non
altrimenti che se gli fossero noti, degni di essere conosciuti, e quello di
cui dispero che trattato possa brillare, tralasciarlo. Trarre immagini
luminose dal buio di questo tempo squallido e insignificante.
Villa Fastiggi 29 luglio 2025
ore 8, 36 giovanni ghiselli
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Note 1 Attraverso la sofferenza, la comprensione. Eschilo, Agamennone, v. 177. 2 In Siddharta, trad. it. Adelphi, Milano, 1975, p.135. 3 Fr. 116 Diano. 4 Satyricon , 4, 3
5 Nell’Ars poetica Orazio suggerisce: “ carmen reprehendite quod non/ multa dies et multa litura coercuit atque/ praesectum decies non castigavit ad unguem” (vv. 292-294), biasimate la poesia che né un lungo tempo né molte cancellature hanno rifinito né dopo averlo sfrondato una decina di volte non ha corretto fino alla perfezione.
6 Sera dell'addio, l'ultima di ciascun mese di Debrecen dal 1966 al 1979, grande mortalis aevi spatium.
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