giovedì 24 luglio 2025

Ifigenia CCXLV . I due compagnoni e la rievocazione dell'Ungheria di maniera, “un poco falsa, come piace a me”

Il 24 aprile, all'uscita da scuola, trovai Alfredo e Fausto, i due vecchi compagni di Debrecen. Era il tocco e andammo a desinare come si faceva dopo le lezioni, allegramente, diretti alla mensa dell’Università magiara. Le stesse cose ritornano. Niente è disconnesso dal tutto né avviene per caso. Li osservavo scherzare, li ascoltavo fare progetti sulla prossima vacanza ungherese, partecipavo con simpatia alle rievocazioni di episodi significativi  delle tante ferie estive passate insieme. Sentivo anche un poco di nostalgia delle avventure erotiche, degli amori mensili con le Finlandesi, dell'Aranybika, dell'Egribikavéril sangue di toro di Eger, del tram numero Uno, del grande bosco dalle querce profetiche, del laghetto con le ninfee, le rane canore, lontane o vicine, con il ponte di legno che risuonava al nostro lieto passaggio, dell'orto botanico dagli alberi strani, dello stadio dove tante volte avevo spremuto le forze, in allenamento e pure gareggiando e vincendo davanti agli occhi delle ragazze per salire nella loro considerazione; rimpiangevo la csárda di Hortobágy dove i cembali e i violini degli zigani suonavano le  danze ungheresi di Brahms mentre sul ponte a nove arcate scendeva la sera ricca di promesse in luglio, eppure già densa di presagi autunnali quando arrivava agosto.

Questa Ungheria di maniera, anche un poco falsa, che tuttavia a me piaceva 1destava risonanze dolci, echi pieni di affetti, rimembranze care e desideri antichi per lo più soddisfatti tanto che a quel punto, la mia vita aveva preso una strada diversa dalla vecchia via non malagevole passata tante volte per Debrecen: oramai mi ero avviato sull'erto e arto cammino in salita dell'impegno serio nello studio volto a educare i giovani attraverso una  cultura  assimilata alla  sensibilità e confrontata con le esperienze . Non avevo più tempo da impiegare in scherzi, bevute, amori a perdere. Dovevo fare qualche cosa di grande, di egregio, di eccezionale, per scuotere gli adolescenti dall'indifferenza morale e dall'ignoranza nella quale li stava gettando il regime degli speculatori nemici della kalokajgaqiva, del bello morale, quindi dell’umanità.
Era già tempo di amare una donna viva, presente, reale, non un'apparizione mensile, mandatami dalla Finlandia per poche settimane come l’idolo di Elena, la figlia di Zeus  inviato a Troia invece della donna reale, secondo il poeta Stesicoro poi ripreso da  Euripide. Le donne reali erano  tornate  là. Forse, anzi, le avevo soltanto sognate. Ancora non disperavo che una figura non solo spettrale potesse essere Ifigenia stessa. Comunque gli amori feriali, le femmine umane apparse e sparite come meteore nel cielo sopra la grande foresta di Debrecen, le donne fantasma, materia di sogni e ricordi ormai remoti, o peggio, di rimpianti e rimorsi, vani pascoli che fanno camminare retrogradi gli spiriti disoccupati, non mi bastavano più. Magari con il tempo avrei infuso in quei fantasmi anima eterna 2, ma tornare in luglio a Debrecen con quei due compari in cerca di altre avventure mensili con donne a perdere sarebbe stata regressione e follia. Questo  pensiero però lo tenni per me.


Villa Fastiggi 24 luglio 2025 ore 18, 45 giovanni ghiselli


p. s.

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Note

1 Cfr. G. Gozzano, Paolo e Virginia, vv. 28-29.
2 Cfr. Foscolo, Le Grazie, Inno Primo, A Venere, 24.

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