Due giorni fa Fabio Fazio ha detto a Bologna: "credo che nella società in cui viviamo il guadagno dovrebbe misurare il talento e l'impegno e nel pubblico dovrebbe lavorare l'eccellenza" ("la Repubblica", 8 giugno 2019, pagina 10).
Io invece credo che nella graduatoria reale del talento, dell'impegno e dell'eccellenza Fazio non sia superiore a tanti contadini, operai, insegnanti, impiegati ancora al lavoro o in pensione, donne e uomini che ricevono un salario centinaia di volte inferiore ai suoi spropositati guadagni.
L’affermazione faziana è oscena e offensiva nei riguardi di quasi tutti i lavoratori italiani dei quali il presentatore ridens osa dire che valgono centinaia di volte meno di lui.
Senza contare i giovani del volontariato che sono benemeriti agli occhi di
tutti i buoni, ma secondo la graduatoria faziana non valgono niente siccome non
ricevono soldi per il bene che fanno. Certi ceffi celano le fauci avide sotto
una maschera ridente e amica di tutti. Ma quel sorriso è maligno. Sotto quel
sogghigno perenne si cela un insatiabilis rictus.
Per fortuna ieri sera qui a Bologna in piazza Maggiore hanno parlato con efficacia e con pathos in favore dei migranti, dei naufraghi, e di tutti i sacrificati da questa società sacrilega, delle persone per bene: Michela Murgia, Luigi Manconi e don Ciotti
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