Il menadismo nero e le pozzanghere che riflettono le stelle del cielo
Non avevo
smaltito le impressioni ricevute dal menadismo nero e dallo spettro di Ifigenia
che si aggirava lungo quella valle. Per farlo avrei dovuto tambureggiare ditirambi
di gioia in un’orgia santa con Bacco e con la grande madre Cibele, invece mi
trovai seduto a cena vicino a una finnica esangue, quasi diafana e fredda come
una mansarda esposta a nord. Si presentò dicendo che si chiamava Kirsi che
significa “brina” ma precisò che il suo nome era un presagio rovesciato. “Brina
bollente” le dissi per assecondarla. “Esatto - fece - tu mi capisci al volo”.
“Sì - replicai
- ti vedo volare eterea e candida come se fossi nata da un incontro tra un
uccello dalle piume d’argento e una divinità iperborea fecondata sul tappeto
verde dei vostri boschi. Le tue origini devono avere la sorgente ne mito e
avere una dignità divinamente ornitologica".
Colei
sorrideva probabilmente compiaciuta, ma io, mentre dicevo tali insulsaggini, avevo
l’anima ancora invasa dall’ei[dwlon cupo di Ifigenia.
Intanto
sentivo piovere sul tetto del ristorante “Casamatta”, un locale tra il bunker a
la cantina. Quando ne uscimmo però le pozzanghere riflettevano le stelle del
cielo rasserenato. Durante il ritorno, in corriera le finniche esangui
cantavano canzoncine dolci e malinconiche con voci di miele. La loro lingua
piena di vocali raddoppiate sembra primitiva e infantile. “Bambine con poca
coscienza e scarsa innocenza” pensai, malignamente e ingrata mente.
Ero
inacidito e incupito dal comportamento poco chiaro di Ifigenia.
Mi ero
isolato per rimuginare pensieri cattivi su una donna assente che mi infliggeva
angoscia, invece di mescolarmi a quelle creature che in un tempo meno malsano
mi avevano reso del tutto felice.
“Il
telegramma - pensavo - non è ambiguo nelle parole amorose, però non è frutto
dell’applicazione seria cui spinge l’amore, come una lettera dove colei avrebbe
potuto descrivere i suoi sentimenti e raccontarmi le azioni, gli eventi
pubblici e privati. Dice che l’epistola arriverà. Vedremo. Intanto il messaggio
pervenuto non vale granché: l’ha composto in pochi minuti e l’ha spedito non da
Rimini dove poteva distrarsi sulla spiaggia affollata di avventurieri erotici,
ma da Bologna che in agosto è deserta e offre scarse possibilità di tresche
amorose”
Poi mi
dicevo: “Sai bene che una donna scrive quando e se ama, e colei in due
settimane di lontananza dal carnaio di Rimini nemmeno una cartolina illustrata
ti ha scritto. Chi ama si comporta con chiarezza che toglie ogni dubbio.
D’inverno ti cercava a tutte le ore, anche troppo. Quando, annoiata o
tormentata dal marito scendeva in garage o si chiudeva in bagno per telefonarmi
e quell’energumeno bussava alla porta con mani frenetiche. Ora che quello è
lontano, lei non ha più bisogno di te come consolatore.
Ora anche
tu sei lontano. Ora ti manda un telegramma pieno di enfasi erotica perché non
si sa mai, però i suoi pensieri buoni o cattivi non te li fa conoscere e tanto
meno le sue azioni probabilmente non proprio virtuose. Ifigenia ha le membra
diritte, perfette, ma la sua mente è obliqua e contorta”.
CONTINUA
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