Edizione del 1574 dei Dialoghi di Platone (per gli interessati è in vendita su Ebay) |
Nel Timeo Platone
scrive : “ e„ mn d¾
kalÒj ™stin Óde Ð kÒsmoj Ó
te
dhmiourgÕj ¢gaqÒj, dÁlon
æj prÕj tÕ ¢…dion œblepen· e„
d
Ö mhd' e„pe‹n
tini qšmij, prÕj
gegonÒj. pantˆ
d¾ safj
Óti
prÕj tÕ ¢…dion· Ð
mn g¦r k£llistoj tîn gegonÒtwn, Ð
d' ¥ristoj
tîn a„t…wn” (29
a), se il cosmo è bello e l’artefice è buono è
chiaro che guardò al modello eterno; se no, cosa che non è nemmeno
lecito dire, ha guardato a un modello già nato.
Ma è chiaro a ciascuno che guardò a quello eterno: il più bello
dei nati e l’ottimo tra gli autori
Più
avanti ( Timeo,
47 b - c) Platone afferma che dio ha trovato per noi e ci ha donato
la vista affinché, osservando nel cielo i giri della
mente, ce ne avvalessimo per i moti circolari del nostro modo di
pensare, dal momento che sono affini a quelli, disordinati agli
ordinati, e imparando e divenendo partecipi della esattezza dei
calcoli veri secondo natura, e imitando i giri della divinità che
sono regolari, potessimo correggere quelli che vanno errando dentro
di noi
Vediamolo
in greco:
qeÕn
¹m‹n ¢neure‹n dwr»sasqa… te Ôyin,
†na
t¦j ™n oÙranù toà noà katidÒntej periÒdouj crhsa…meqa
™pˆ
t¦j perifor¦j t¦j tÁj par' ¹m‹n
diano»sewj, suggene‹j
™ke…naij
oÜsaj, ¢tar£ktoij
tetaragmšnaj, ™kmaqÒntej
d kaˆ
logismîn
kat¦ fÚsin ÑrqÒthtoj metascÒntej, mimoÚmenoi
t¦j
toà qeoà p£ntwj ¢plane‹j oÜsaj, ¦j
toà qeoà p£ntwj ¢plane‹j oÜsaj, t¦j
™n ¹m‹n peplanhmšnaj katasthsa… meqa.
Quindi (Timeo,
90, c - d) “p©sa
¢n£gkh (…) eâ
kekosmhmšnon tÕn da…mona sÚnoikon ˜autù, diaferÒntwj
eÙda…mona enai. qerape…a
d d¾ pantˆ pantÕj m…a, t¦j
o„ke…aj ˜k£stJ trof¦j kaˆ kin»seij ¢podidÒnai. tù
d' ™n ¹m‹n
qe…J suggene‹j e„sin kin»seij aƒ toà pantÕj diano»seij kaˆ
perifora…· taÚtaij
d¾ sunepÒmenon ›kaston de‹, t¦j
perˆ t¾n gšnesin ™n
tÍ kefalÍ diefqarmšnaj ¹mîn periÒdouj ™xorqoànta
di¦ tÕ katamanq£nein t¦j toà pantÕj ¡rmon…aj te kaˆ
perifor£j”, è del
tutto necessario che colui il quale ha tenuto in ordine la parte
divina che abita in lui sia sopra tutti felice. La cura del tutto è
per ciascuno una sola, assegnare a ciacuna parte nutrimenti e
movimenti appropriati. Sono congeniali alla nostra parte divina i
movimenti, i pensieri e le circolazioni dell’universo. Dunque
ciascuno deve seguire questi correggendo i circuiti guasti già sulla
nascita nella testa attraverso l’apprendimento delle armonie e
circolazioni dell’universo.
In
un altro dialogo Platone consiglia l’assimilazione a
Dio (oJmoivwsiς qew' , Teeteto (176b
- c). Non è possibile che il male sparisca: è necessario
che ci sia sempre qualcosa di opposto al bene su questa
terra, questo però non può certo essere
situato tra gli dèi, ma va errando attraverso la natura mortale e
questo luogo per necessità . Perciò si deve cercare di fuggire
da qui al più presto. E la fuga è assomigliarsi a dio il più
possibile fugh;
de; oJmoivwsi" qew'/ kata; to; dunatovn,
e tale oJmoivwsi" è
diventar giusto e santo con intelligenza.
“E'
una vergogna essere infelici. E' una vergogna non poter mostrare a
nessuno la propria vita, dover nascondere e dissimulare qualcosa"[1].
Essere
felici secondo Strabone, geografo dell'età di Augusto, è un atto
di pietas, una specie di imitatio Dei,
di assimilazione a Dio: "gli
uomini imitano benissimo gli dèi quando fanno del bene, ma si
potrebbe dire ancor meglio quando sono felici: “eâ
mn g¦r e‡rhtai kaˆ toàto, toÝj
¢nqrèpouj tÒte m£lista mime‹sqai toÝj qeoÝj Ótan
eÙergetîsin· ¥meinon
d' ¨n
lšgoi tij, Ótan
eÙdaimonîsi"[2].
Anche
le malattie vengono talora considerate quali segni di colpa.
Quando Andrej Bolkonskij domanda al padre :"Come va
la vostra salute?", il vecchio principe risponde: "Mio caro,
solo gli stupidi e i viziosi si ammalano. Tu però mi conosci: dalla
mattina alla sera sono occupato, sobrio, e quindi
sano"[3]. Laboriosità
e pietas dunque
si addicono molto alla salute. In effetti la Salus per
i latini era una divinità, di antica origine italica.
Plauto
la menziona più volte (Captivi 529; Poenulus 128).
stupendo blog molto interessante complimenti
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