Ecuba osserva Ettore mentre arma Priamo |
Contro
i sacrifici umani si esprime umanamente la vecchia regina troiana
nell'Ecuba di Euripide che accusa la disumanità dei politici
demagogici rappresentati da Odisseo:"Forse il dovere li spinse a
immolare un essere umano/presso una tomba, dove sarebbe più giusto
ammazzare un bue?(vv. 254-261). Poco più avanti Ecuba supplica
Odisseo di non ammazzare la figlia con un verso che è un'alta
espressione di umanesimo in favore della vita:"mhde;
ktavnhte: tw'n teqnhkovtwn a{li" " (v. 278), non
ammazzatela: ce ne sono stati abbastanza di morti.
Nelle
Troiane di Seneca, Agamennone prende davanti allo spietato
Pirro che esige il sacrificio di Polissena una posizione
analoga:"Quidquid eversae potest/superesse Troiae, maneat:
exactum satis/poenarum et ultra est. Regia
ut virgo occĭdat/tumuloque donum detur et cineres riget/et facinus
atrox caedis ut thalamos vocent,/non patiar. In me
culpa cunctorum redit:/qui non vetat peccare, cum possit, iubet "
(vv.285-291), tutto ciò che può sopravvivere di Troia sconvolta,
rimanga: è stato fatto pagare abbastanza in fatto di pene e anche
troppo. Non permetterò che la ragazza figlia della regina muoia e la
sua vita sia donata a una tomba e spruzzi di sangue le ceneri e che
il misfatto atroce dell’assassinio chiamino cerimonia nuziale: la
colpa di tutti i misfatti ricade su me: chi non impedisce un delitto,
quando può, è come se lo avesse ordinato.
Se
deve essere fatto un sacrificio in onore di Achille, continua il dux
"caedantur greges/fluatque nulli flebilis matri cruor"
(vv. 296-297), si ammazzino animali del gregge e scorra il sangue che
non faccia piangere nessuna madre umana.
Edipo
a Colono, da cieco, impara ad ascoltare:"Egli chiede
informazioni sul luogo in cui si trova, sulla natura e gli usi che
sono propri di tale luogo, nonché sui modi di adeguarsi ad essi.
"Nascondimi nel bosco, finché abbia sentito che cosa diranno"
(vv. 114-115), dice ad Antigone. E il coro si rivolge a lui per la
prima volta con queste parole:"Odi, o infelice errante? (v.
165). Antigone lo avverte:"E' meglio che entriamo ora, e che li
ascoltiamo (v. 171). "Alla voce, vedo" (fwnh'/
ga;r oJrw' v. 138). Essere vivi è ascoltare: il Coro descrive
la morte come una situazione "senza imenei senza lira senza
cori" (v. 1222).
Edipo
impara la preghiera dal Coro ascoltando (ajkou'sai
bouvlomai1,
v. 485). Se nel Tyrannos non riusciva a smascherare con lo
sguardo l'inganno di Creonte, nell' Epi Kolonoi ci riesce con
l'udito (ajkouveq', v. 881)"2.
“Compresero
che un vero uomo è un fenomeno raro quanto una vera donna. Un uomo
che non vuole dimostrare nulla alzando la voce e facendo risuonare la
spada, un uomo che vuole soltanto dare e ricevere, senza fretta e
senza avidità, perché ha dedicato l’intera esistenza, ogni sua
fibra, ogni barlume della sua coscienza e ogni muscolo del suo corpo
al richiamo imperioso della vita: un uomo simile è un fenomeno
estremamente raro”3.
“E’
duro avere a che fare con un vero uomo, mia cara, perché ha
un’anima”4.
Nella
letteratura latina la morale egoistica e volgare viene enunciata
dallo schiavo Birria dell'Andria 5
di Terenzio: "Verum illud verbumst, volgo quod dici solet,/
omnis sibi malle melius esse quam alteri " (vv.426-427), è
vero quel proverbio che si dice spesso tra la gente: tutti
preferiscono il bene per sé piuttosto che per altri. Più avanti il
suo padrone Carino ribadisce, polemicamente, il concetto:"Heus,
proxumus sum egomet mihi " (636), ehi, il prossimo per me
sono io stesso.
Nell'Heautontimorumenos
viceversa troviamo l'interessamento benevolo dell'uomo per l'uomo
:"Homo sum: humani nil a me alienum puto "6,
sono uomo e tutto ciò che è umano mi riguarda, risponde Cremete a
Menedemo che gli ha chiesto se abbia tanto tempo libero da prendersi
cura di guai non suoi.
Infatti
"il primo peccato mortale, ora credo, è il tradimento della
cortesia. Il venir meno dell'ascolto"7.
Humanitas
dunque è interesse per l'uomo "con tutto il suo bagaglio di
qualità e debolezze"8,
l'apertura mentale nei confronti dell'essere umano, il prossimo e
pure quello lontano.
L'abulico
Oblomov di Gončarov
nega valore all'intelligenza che non comprende l'umanità:"Voi
credete che il pensiero possa fare a meno del cuore. No, il pensiero
è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto per
sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma
non lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo
nel modo in cui trattereste voi stessi"9.
La
mancanza di solidarietà verso il prossimo è spesso la conseguenza
del divide et impera che è forse la prima regola di ogni
potere ed è molto evidente, anche se per i più costituisce uno dei
tanti imperii arcana.
In
questi giorni "una ricerca Usa dimostra le radici biologiche
dell'altruismo" che provocherebbe una maggiore irrorazione
sanguigna delle aree cerebrali e il conseguente senso di benessere.
U.
Galimberti commenta questa scoperta sul quotidiano "la
Repubblica"10
affermando che è la stessa sopravvivenza della nostra specie a
richiedere la solidarietà e il sacrificio dell'egoismo:" A
conforto di quanto andiamo dicendo, Gregory Berns riferisce che
cinquanta scimpanzé che non si conoscono, adunati in uno spazio a
loro sconosciuto, incomincerebbero a scannarsi determinando
un'esplosione sociale, mentre cinquanta esseri umani nelle stesse
condizioni incomincerebbero subito a collaborare per sopravvivere. La
cooperazione, la solidarietà, e l'altruismo, in cui, ridotta
all'osso, consiste la morale, sarebbero quindi biologicamente
iscritti nella costituzione della natura umana, per cui vien da
chiedersi se l'esasperata competizione, che stiamo importando dallo
stile di vita americano che si va diffondendo in tutto il mondo, è
"secondo natura" o non invece un tentativo inconsapevole di
fare anche dell'uomo un organismo geneticamente modificabile".
Penso
che l'amore di se stesso e quello dell'umanità non siano separabili.
Nella seconda commedia della Trilogia pirandelliana11
del teatro nel teatro, Ciascuno a suo modo (1924),
l'attrice Delia Moreno afferma:"Sapete che cosa significa
"amare l'umanità"? Soltanto questo:"essere contenti
di noi stessi". Quando uno è contento di se stesso "ama
l'umanità"12.
.
Sentiamo
anche H. Hesse :"Se i detti del Nuovo Testamento non li
consideriamo come comandamenti ma come espressione di una
straordinaria, profondissima conoscenza dei misteri dell'animo umano,
la cosa più saggia che sia mai stata detta, il breve compendio di
tutta l'arte di vivere e di essere felici, è la frase "ama il
prossimo tuo come te stesso", che del resto si trova già
nell'Antico Testamento. Il prossimo lo si può amare meno di noi
stessi: e allora si è l'egoista, l'arraffone, il capitalista, il
borghese, e si possono accumulare quattrini e potenza ma è
impossibile avere un cuore veramente lieto, e ci restano precluse le
più delicate e squisite gioie dell'anima. Oppure si può amare il
prossimo più di se stessi: e allora si è un povero diavolo, pieno
di sensi d'inferiorità, pieno di desiderio d'amare tutto, eppure
colmo di rancore e di crudeltà verso se stesso e si vive in un
inferno che ci si apparecchia ogni giorno da sé. Di contro a ciò:
l'equilibrio dell'amore, la possibilità di amare senza restare in
debito ora in questo, ora in quello, un amore di se stessi che non
ruba niente a nessuno, un amore per gli altri che però non
diminuisce né violenta il nostro io! Il segreto di tutta la
felicità, di tutta la beatitudine è racchiuso in quella parola. E
se si vuole, la si può rigirare anche alla maniera indiana e darle
il significato di: ama il prossimo tuo, perché sei tu stesso!, una
traduzione cristiana del "tat twam asi "13.
Concludo
con il discorso finale del film di Chaplin The great dictator
(1940): il barbiere, sosia di Hynkel-Hitler, scambiato per il grande
dittatore deve fare un discorso che legittimi e anzi esalti la
prepotenza del tiranno, presentato alla folla come il futuro
imperatore del mondo dal ministro della propaganda
Garlitsch-Goebbels. Ebbene il piccolo grande uomo non rispetta la
parte che gli hanno assegnato e dice di non volere comandare su
nessuno, ma aiutare tutti. Poi continua dicendo:
“Our knowledge has made us cynical,
our cleverness hard and unkind. We think to much and feel to little.
More than machinery we need humanity. More than
cleverness we need kindness and gentleness”, la nostra
conoscenza ci ha resi cinici, la nostra intelligenza duri e scortesi.
Noi pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchinari
abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno
di bontà gentilezza.
FINE
giovanni
ghiselli 23 novembre 2018
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1
Ascoltare voglio.
2
J. Hillman, Variazioni su Edipo , p. 129.
3
S. Màrai, La recita di Bolzano, p. 31.
4
S. Màrai, La donna giusta, p. 62.
5
Rappresentata nel 166 a. C.
6Heautontimorumenos
,77,. Questa commedia fu rappresentata nei Megalenses del
163 a. C.
7
F. Frasnedi, La lingua, le pratiche, la teoria , p. 55.
8
G. B. Conte, Scriptorium classicum 1, p. 92.
9
I. Gončarov, Oblomov (del 1859), p. 53.
10
26 luglio 2002, p. 14.
11
Le altre due sono Sei personaggi in cerca di autore e Questa
sera si recita a soggetto
12
L. Pirandello, Ciascuno a suo modo (del 1924), atto I.
13H.
Hesse, La cura , pp. 132-133.
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