La strategia della tensione risale ai tempi
di Valpreda (12 dicembre 1969) o addirittura al primo maggio di Portella della
ginestra, non ricordo in quale anno: allora ero molto piccolo. Al tempo della
strage nella banca di Milano invece ero laureato da qualche mese e da pochi
giorni avevo cominciato a insegnare Lettere ai bambini e ai preadolescenti
della scuola media Ugo Foscolo di Carmignano di Brenta
Dei quali ho un buon ricordo e credo di averlo lasciato a loro, anzi ne sono certo. Ogni tanto si fanno vivi con me. Pochi giorni fa, una bambina intelligente di allora, ora sessantenne, mi ha scritto che l’ho aiutata a crescere. Ho risposto che lei, a sua volta, ha aiutato me. Da allora ho sempre imparato dai miei studenti. Mi hanno motivato a studiare e hanno contribuito a curarmi l’anima.
Nel 1969 si veniva assunti a tempo indeterminato subito dopo la laurea, sembra incredibile adesso, e non era facile mandare via un incaricato dal Provveditorato agli studi. Sicché non avevo motivo di temere le conseguenze della mia parresìa, che significa libertà nel parlare. Il precariato orribile che vige ora avrebbe consentito al preside manager di cacciarmi, se solo lo avesse voluto.
Mi sembrò strano e mi fece sospettare il fatto che poche ore dopo la strage, la sera stessa del 12 dicembre, avessero già individuato il colpevole. Dissero che si erano avvalsi della testimonianza di un tassista il quale aveva riconosciuto il ballerino Valpreda tra i suoi clienti di quel pomeriggio: si era fatto portare alla banca dopo un tragitto di poche centinaia di metri.
Ritenni poco credibile che un terrorista fosse andato in taxi, e facendosi notare dal tassista, a compiere un crimine del genere .
Più tardi si venne a sapere che quel “testimone” aveva ricevuto la promessa di una grossa ricompensa se avesse riconosciuto come terrorista quel ballerino spelacchiato indicatogli in una fotografia.
Si trattava di mettere il mostro in prima pagina, subito, senza esitare, senza indagare.
Sebbene giovane e inesperto quasi di tutto, compresi che si stava imbastendo una menzogna. Da altri particolari me ne convinsi. Alcuni giorni dopo, prima di Natale comunque, dissi nelle mie classi: "Valpreda è innocente". Il preside provò a intimidirmi minacciando sanzioni ma non poté impormi il silenzio, tanto meno l'abiura.
Gli dissi. “ Time shall unfold what plaited cunning hides ", Il tempo renderà manifesto ciò che l'intrigo dell'astuzia nasconde"(King Lear, I, 1). Ma a lui non lo tradussi, per intimidirlo a mia volta. Quel pover’uomo, e uso questa espressione non senza un poco di affetto, replicò mormorando “cossa vu to!”. Poi lasciò perdere ed io ebbi carta bianca.
Ora è un vecchio che scrive, lucidamente tuttavia, dopo avere visto tanti corpi di uomini, donne e bambini maciullati da mani furenti.
Ebbene, oggi 15 dicembre 2018, da vecchio studioso che non vuole scrivere stupida mente e prima di mettersi a comporre frasi, legge, pensa, ricorda e confronta, oggi, ripeto, cito una battuta di Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare: "“slaying is the word;- it is deed in fashion” (V, 5, 6-7), ammazzare è la parola, è un’azione che va di moda. Notate il nesso word-verbum. Notate sempre anche i nessi tra i fatti. Da portella della ginestra, alla banca di Milano, al caso Moro da collegare a quello di Matteotti, alla strage della stazione di Bologna, in avanti. Tutte stragi di Stato o di Stati secondo me.
Terrò la prossima conferenza nella biblioteca Ruffilli di Bologna il 9 gennaio su Plutarco in Shakespeare, due tra i maestri, auctores-accrescitori che mi insegnano tanto, e mi aiutano a non disimparare quanto già so, a non diventare ignorante e stupido come vorrebbe il Potere che da alcuni decenni cerca di annientare scuola e cultura. Tutti sommato non ricordo negativamente il mio primo preside Umberto Zanini: riconosco che non era uomo cattivo e che esigeva dai professori , pur nella sua scuola media di paese, l’insegnamento agli scolari per lo meno dell'analisi logica e dell'analisi del periodo. Ora credo che non succeda nemmeno in tanti dei cosiddetti, presunti licei.
Ottima poi era la vicepreside Antonia Sommacal che mi ha insegnato le basi del nostro mestiere. Ho imparato da lei e dai miei allievi a viverlo come una missione. Ho imparato anche a diventare un uomo da lei. Tutti gli anni porto un fiore sulla sua tomba nel cimitero di Carmignano di Brenta. Chi ha un buon carattere ricorda il bene che ha ricevuto nella vita. Il bene che gli uomini fanno vive dopo di loro.
giovanni ghiselli
p. s
Pasolini scrisse per il “Corriere della sera” del 14 novembre 1974, un anno prima che diversi sicari lo ammazzassero disfacendolo, un articolo poi confluito negli Scritti corsari (maggio 1975) con il titolo Il romanzo delle stragi. Ne riporto alcune parole : “Il potere e il mondo, che pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi-proprio per il modo in cui è fatto-dalla possibilità di avere prove e indizi” (p. 113).
Ora, rispetto agli ultimi anni di vita di questo intellettuale libero che hanno dovuto fare a pezzi perché tacesse, posso rivolgermi a chi vuole leggermi, scrivendo del tutto liberamente, di politica, di letteratura di cinema, di metodologia didattica, di quello che voglio e che può interessare i lettori. Non tutto il popolo italiano è stato reso completamente stupido, e non pochi sanno che tra noi ci sono altre menti assai diverse da quelle dei politici, burattini ignoranti in gran parte, e da quelle degli imbonitori televisivi, propalatori per lo più di menzogne, fesserie, volgarità.
giovanni ghiselli
Dei quali ho un buon ricordo e credo di averlo lasciato a loro, anzi ne sono certo. Ogni tanto si fanno vivi con me. Pochi giorni fa, una bambina intelligente di allora, ora sessantenne, mi ha scritto che l’ho aiutata a crescere. Ho risposto che lei, a sua volta, ha aiutato me. Da allora ho sempre imparato dai miei studenti. Mi hanno motivato a studiare e hanno contribuito a curarmi l’anima.
Nel 1969 si veniva assunti a tempo indeterminato subito dopo la laurea, sembra incredibile adesso, e non era facile mandare via un incaricato dal Provveditorato agli studi. Sicché non avevo motivo di temere le conseguenze della mia parresìa, che significa libertà nel parlare. Il precariato orribile che vige ora avrebbe consentito al preside manager di cacciarmi, se solo lo avesse voluto.
Mi sembrò strano e mi fece sospettare il fatto che poche ore dopo la strage, la sera stessa del 12 dicembre, avessero già individuato il colpevole. Dissero che si erano avvalsi della testimonianza di un tassista il quale aveva riconosciuto il ballerino Valpreda tra i suoi clienti di quel pomeriggio: si era fatto portare alla banca dopo un tragitto di poche centinaia di metri.
Ritenni poco credibile che un terrorista fosse andato in taxi, e facendosi notare dal tassista, a compiere un crimine del genere .
Più tardi si venne a sapere che quel “testimone” aveva ricevuto la promessa di una grossa ricompensa se avesse riconosciuto come terrorista quel ballerino spelacchiato indicatogli in una fotografia.
Si trattava di mettere il mostro in prima pagina, subito, senza esitare, senza indagare.
Sebbene giovane e inesperto quasi di tutto, compresi che si stava imbastendo una menzogna. Da altri particolari me ne convinsi. Alcuni giorni dopo, prima di Natale comunque, dissi nelle mie classi: "Valpreda è innocente". Il preside provò a intimidirmi minacciando sanzioni ma non poté impormi il silenzio, tanto meno l'abiura.
Gli dissi. “ Time shall unfold what plaited cunning hides ", Il tempo renderà manifesto ciò che l'intrigo dell'astuzia nasconde"(King Lear, I, 1). Ma a lui non lo tradussi, per intimidirlo a mia volta. Quel pover’uomo, e uso questa espressione non senza un poco di affetto, replicò mormorando “cossa vu to!”. Poi lasciò perdere ed io ebbi carta bianca.
Ora è un vecchio che scrive, lucidamente tuttavia, dopo avere visto tanti corpi di uomini, donne e bambini maciullati da mani furenti.
Ebbene, oggi 15 dicembre 2018, da vecchio studioso che non vuole scrivere stupida mente e prima di mettersi a comporre frasi, legge, pensa, ricorda e confronta, oggi, ripeto, cito una battuta di Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare: "“slaying is the word;- it is deed in fashion” (V, 5, 6-7), ammazzare è la parola, è un’azione che va di moda. Notate il nesso word-verbum. Notate sempre anche i nessi tra i fatti. Da portella della ginestra, alla banca di Milano, al caso Moro da collegare a quello di Matteotti, alla strage della stazione di Bologna, in avanti. Tutte stragi di Stato o di Stati secondo me.
Terrò la prossima conferenza nella biblioteca Ruffilli di Bologna il 9 gennaio su Plutarco in Shakespeare, due tra i maestri, auctores-accrescitori che mi insegnano tanto, e mi aiutano a non disimparare quanto già so, a non diventare ignorante e stupido come vorrebbe il Potere che da alcuni decenni cerca di annientare scuola e cultura. Tutti sommato non ricordo negativamente il mio primo preside Umberto Zanini: riconosco che non era uomo cattivo e che esigeva dai professori , pur nella sua scuola media di paese, l’insegnamento agli scolari per lo meno dell'analisi logica e dell'analisi del periodo. Ora credo che non succeda nemmeno in tanti dei cosiddetti, presunti licei.
Ottima poi era la vicepreside Antonia Sommacal che mi ha insegnato le basi del nostro mestiere. Ho imparato da lei e dai miei allievi a viverlo come una missione. Ho imparato anche a diventare un uomo da lei. Tutti gli anni porto un fiore sulla sua tomba nel cimitero di Carmignano di Brenta. Chi ha un buon carattere ricorda il bene che ha ricevuto nella vita. Il bene che gli uomini fanno vive dopo di loro.
giovanni ghiselli
p. s
Pasolini scrisse per il “Corriere della sera” del 14 novembre 1974, un anno prima che diversi sicari lo ammazzassero disfacendolo, un articolo poi confluito negli Scritti corsari (maggio 1975) con il titolo Il romanzo delle stragi. Ne riporto alcune parole : “Il potere e il mondo, che pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi-proprio per il modo in cui è fatto-dalla possibilità di avere prove e indizi” (p. 113).
Ora, rispetto agli ultimi anni di vita di questo intellettuale libero che hanno dovuto fare a pezzi perché tacesse, posso rivolgermi a chi vuole leggermi, scrivendo del tutto liberamente, di politica, di letteratura di cinema, di metodologia didattica, di quello che voglio e che può interessare i lettori. Non tutto il popolo italiano è stato reso completamente stupido, e non pochi sanno che tra noi ci sono altre menti assai diverse da quelle dei politici, burattini ignoranti in gran parte, e da quelle degli imbonitori televisivi, propalatori per lo più di menzogne, fesserie, volgarità.
giovanni ghiselli
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